capitolo 12

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Quando ebbe finito, si irrigidì. Poi lo sentii uscire dal mio corpo, dei singhiozzi riempivano l'aria. Che stesse piangendo?
Sentii che il mio corpo veniva sollevato e portato da qualche parte, poi dell'acqua scorrere su di esso. Delle mani passavano sul mio viso, mi toglievano i capelli davanti agli occhi, cercavano di avere una reazione alla mia indifferenza assoluta. Io mi sentivo, non lo so, vuota, completamente vuota. Come se non fossi io in quella vasca, ma solo una spettatrice.

Poi il mio viso venne preso con una delicatezza disperata, e lui poggiò la sua fronte contro la mia. Continuava a ripetere delle frasi, delirando. Poi mi prese con un grande asciugamano e mi portò su una sedia, cercando di asciugarmi meglio che poteva. Prese il phon, lo attaccò alla spina e lo passò sui miei capelli, pettinandoli nel frattempo con una spazzola.
Quando furono asciutti, andò in camera mia, probabilmente a cercare un pigiama. Lo sentii imprecare e vari rumori, come di oggetti buttati a terra. Tornò, mi fece alzare le braccia e mi infilò un indumento.

Quella notte restò con me, sentivo il suo sguardo. Che mi stesse proteggendo o controllando, non aveva molta differenza ormai. Rimasi tutto il tempo a fissare un punto indefinito della stanza, finché non sentii la porta di casa aprirsi e dei passi strascicati sul pavimento, fino alla camera di mio padre.

Ad un certo punto vidi la stanza colorarsi di giallo. Mi alzai e andai verso la finestra, l'alba era splendida. Non era la prima volta che la vedevo, ma mi sembrava così. Non mi accorsi di star piangendo finché non sentii le gocce cadere dalle mie guance. Allora passai una mano sul viso e sorrisi piano.

" Perché? " disse una voce da un punto imprecisato alle mie spalle.

"Perché...cosa?" risposi io piano.

"Perché stai sorridendo, dopo...dopo quello che è successo.."

Scoppiai in una risata infantile e mi girai.

"L'alba! L'alba è così bella...Non la trovi bella anche tu?"

Una figura uscì dall'ombra in un angolo della stanza. Si avvicinò alla finestra, e diede una occhiata fuori. Vidi nei suoi occhi il riflesso del sole che sorgeva.
Ma era triste. O arrabbiato, non lo capivo. Forse si sentiva in colpa...beh, perché non farci leva?

"Ti senti in colpa per quello che è successo, vero?"

Lui sussultò, abbassò la testa e stringendo i pugni, rispose:

"Perché mai, io sono un criminale, questo è quello che faccio. E poi, te lo meritavi...tu...tu sei scappata da me. Non dovevi! Non lo hai ancora capito?!"

Rimasi impassibile, poi mi avvicinai e mi sfiorai un pugno chiuso con la punta delle dita. Lui rimase per alcuni secondi e poi tirò indietro la mano.
Io sospirai e mi girai a guardare di nuovo il paesaggio, con il sole ormai già alto.

Sentii qualcosa di freddo toccarmi la mano, lentamente prenderla e intrecciare le dita tra le mie.
Sorrisi cercando di non farlo notare e mi morsi le labbra.

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