1. Un compleanno sraordianario

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Il sole stava già scaldando i giardinetti londinesi di Portland Road da quasi due ore quando, al numero 289 al secondo piano in una piccola camera, trillò una sveglia rossa che segnava le 7.00; al penetrante suono una persona di piccola taglia si rigirò nelle coperte e, con la gamba, si fece un po' di spazio tra queste finchè non le buttò a terra. Sul letto dormiva beatamente un ragazzino con dei capelli castani come la noce e disordinati. Dopo qualche secondo il bip-bip si fermò e il bambino venne svegliato da delle urla al piano di sotto di una donna: "Jack! Jack, muoviti è pronta la colazione!"
"Un secondo!" Ribattè con malavoglia il ragazzino ancora mezzo addormentato.
Jack aprì gli occhi: erano blu, ma non un blu come quello del cielo in una bella giornata di maggio, bensì blu come l'oceano.
Qualche minuto dopo il bambino che era stato svegliato poco prima dalle urla di sua madre entrò in cucina e si diresse verso il tavolo; dove c'erano una tazza di latte fumante, delle fette di torta alla carota e un piatto con bacon e uova strapazzate. Jack si diresse verso la sedia, ma il suo percorso fu bloccato dalla madre che lo salutò abbracciandolo e dicendogli: "Buon compleanno, tesoro".
Jack mormorò un "Grazie" e si sedette.
Dopo aver fatto colazione Jack si vestì e si pettinò con un po' di gel, modellando i capelli in un ciuffetto e tornò in camera sua per prendere lo zaino: doveva andare a scuola. Sarebbero passati ancora due giorni e poi le vacanze estive sarebbero iniziate, e lui non vedeva l'ora di smettere di alzarsi cosí presto. Jack prese lo zaino e si avviò verso la porta della stanza ed era quasi uscito quando si fermò come se fosse paralizzato. Gli sembrava aver sentito un frusciare di ali. Aspettò qualche secondo e fece per ripartire verso le scale, ma il fruscio riprese. Guardò la finestra e notò che era aperta anche se lui non si ricordava di averla spalancata quella mattina, ma non ci fece molto caso, era troppo occupato a fissare sbalordito un gufo con il piumaggio marrone e nero che era appollaiato sul telaio della finestra e che ora lo stava fissando anche lui con i suoi occhi gialli. Era già strano che un gufo fosse sveglio alle sette e mezzo di mattina, ma, come notò Jack, era ben più strano quello che teneva il volatile nel becco, non un topo o un altro animaletto, ma una busta giallastra.
Il ragazzo non fece in tempo a chiudere la bocca tanto era strabiliato che il gufo era già volato via lasciando cadere la lettera sulla moquette bedge; dopo qualche manciata di secondi Jack raccolse la busta con incertezza: in inchiostro smeraldo era stato scritto il destinatario: Signor J. Fry, Primo piano, 289 Portland Road, Londra. Il ragazzo non aveva mai ricevuto una lettera, solo qualche rara email, si decise di tirare fuori la lettera e lesse:

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS
Preside: Minerva McGonalgall

Caro signor Fry,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
L'anno scolastico avrà inizio il 1^ settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Distinti saluti,
Minerva McGonalgall
Preside

In allegato trovò un foglio scritto in inchiostro verde. Non capì il significato della lettera anche se l'aveva riletta molte volte: cos'era Hogwarts?, perchè aveva ricevuto una lettera?, perchè mai avrebbe dovuto avere un gufo?, perché lo consideravano mago? Rilesse la lettera un'altra volta e sua madre entrò nella camera dicendogli: "Allora! Ti sto aspettando! Vien-" si bloccò alla vista della lettera "Cos'è?Dove l'hai presa?" Continuò con un tono sospetto e dubbioso. Jack fece spallucce e le porse la busta, lei l'afferrò desiderosa di sapere cosa ci fosse scritto; la lesse. "Cos'è uno scerzo di qualche tuo compagno?" Disse alzando lo sguardo.
"No no! Non credo"si giustificò il ragazzino. "L'ha portata un gufo. Sai, quelli che volano."
"So cos'è un gufo. In tutti i casi non fa ridere. E non raccontarmi più balle così ridicole. Vieni in macchina, siamo già in ritardo". E, detto ciò, appoggiò la lettera sulla scrivania e si avviò verso le scale. Per tutto il viaggio da casa a scuola Jack provò a spiegare a sua madre cos'era realmente successo, ma lei non ci credeva, diceva che non esistevano maghi, streghe e robe simili. Ma si sbagliava.

Saranno state circa le sei quando Jack stava per uscire dalla sua camera per andare allo skatepark con i suoi amici che lo aspettavano a casa di Shiv Light ma Mafalda, la mamma di Jack, entrava nella camera del suo unico figlio con una busta identica a quella che era arrivata la mattina stessa e che ora era sulla scrivania. Quando Jack si accorse della lettera che teneva in mano sua madre aprì la bocca per chedere dove l'avesse presa ma prima che potesse parlare sua Mafalda gli disse in tono impaziente: "Questa...questa l'ha portata un gufo. Devi spiegarmi cos'è questa storia", ma il ragazzo non ebbe il tempo di rispondere che il campanello suonò. "Stai qui immobile. Non abbiamo ancora finito, anzi non abbiamo nemmeno iniziato" gli disse con un tono rigido. Jack si chiese perchè fosse arrivata ancora una lettera portata da un gufo, e il suo morale si abbassò quando ebbe realizzato che molto probabilmente non sarebbe uscito quel pomeriggio. Sentì delle voci provenire dal piano di sotto. Si sdraiò sul letto e provò a immaginare chi fosse: forse la signora Green che aveva bisogno di qualche ingrediente per una delle sue strambe torte; forse il postino; forse qualche amico di sua mamma che la salutava prima di partire per le vacanze; forse Shiv che lo veniva a chiamare per andare allo skatepark.
Dopo qualche minuto sentì dei passi sulle scale e saltò a sedere. Per sua sfortuna non era Shiv ma sua mamma: "Jack vieni c'è un signore che vuole parlarti". Lui seguì la madre giù per le scale chidendosi chi lo voleva: non rompeva con la palla i fiori del vicino da settimane, allora chi poteva essere? Arrivò nel salotto e notò che seduto al tavolo si trovava un uomo. "Piacere, sono Kingsley Shacklebolt. Ministro della Magia" si presentò lui. Jack, senza rendersi conto di cosa stava succedendo gli strinse la mano. Quello che si era definito "Primo Ministro" era vestito con una tunica viola con ghirigori oro, vestito molto strano secondo Jack; ma, dopo tutto, lui che ne sapeva di moda?
"Ho già spiegato a tua madre delle lettere. Ora però voglio dirlo direttamente a te: tu sei un mago, Jack, come lo era tuo padre". Il ragazzo aprì la bocca anche se non sapeva cosa dire, ma il Ministro lo fermò con un cenno della mano, al quale il ragazzo chiuse la bocca. Poi proseguì: "Avrai un istruzione magica, non babbana. Sai chi sono i babbani?" Gli chiese e per tutta risposta Jack scosse leggermente il capo. "I babbani sono quelli senza poteri magici, come tua madre e i tuoi amici. Fin qui mi segui?" Jack rispose facendo di sì con la testa "Il mondo dei maghi esiste da secoli ed è nascosto dentro il mondo babbano: infatti esistono scuole per i maghi, come Hogwarts, ed esistono leggi per i maghi fatte dal Ministero della Magia, per il quale io lavoro." Era la seconda volta che il ragazzo sentiva la parola Hogwarts. Quindi forse esisteva. "Ora, Jack, andiamo subito al punto. A te piacerebbe saper fare questo?" Ed estrasse una bacchetta di legno da una tasca. Poi la puntò verso la finestra e disse: "Reducto". La finestra esplose in milioni di schegge di vetro, che furono accompagnate da un urlo di Mafalda. "E questo?" Disse agitando la bacchetta in direzione delle schegge, che si sollevarono a mezz'aria e si riunirono riformando la finestra come se fosse nuova. Poi Sacklebolt proseguì: "Dimmi, figliolo, ti piacerebbe farlo?" Jack rispose facendo di sì col capo ancora una volta. "Fantastico! Allora Hogwarts fa al caso tuo. Signora, le assicuro che quando Jack tornerà a casa a Natale e poi per le vacanze estive non potrà usare la magia; questo però fino ai diciassette anni, quando raggiungerà l'età adulta. Ah, un ultima cosa: andate al Paiolo Magico e poi chiedete indicazioni per Diagon Alley. Le lascio il mio gufo, se ha idea di mandare suo figlio ad Hogwarts deve solo scrivere una lettera alla preside e darla al gufo. Le assicuro di nuovo che avrà un'istruzione come si deve." Detto questo agitò la bachetta in direzione della finestra, che poco prima era stata infranta; magicamente si aprì ed entrò una civetta bianca come la neve. Poi si congedò: "Vi auguro una buona serata." Poi, seguito da uno schiocco, Kingsley Shacklebolt sparì.

Figlio di Un MangiamorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora