2. La Gringott

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La visita di Kingsley Shacklebolt lasciò una montagna di domande alla famiglia Fry ma quella che più assillava Jack era una domanda su suo padre: voleva, anzi pretendeva, sapere cos'era successo a suo padre. Mafalda gli aveva sempre detto che Alexander, il papà di Jack, di punto in bianco li aveva abbandonati, e nessuno sapeva dove fosse andato. Dopo la partenza del Primo Ministro il ragazzino si era ritirato in camera sua e lo stesso fece sua madre. Jack rimase sdraiato sul letto a rimuginare ciò che aveva saputo quel pomeriggio. Alle otto e mezza Jack scese in cucina e lì trovò la civetta appollaiata sullo schienale della sedia; in quel momento entrò sua madre. "Ti ho sentito scendere." Gli disse in tono pacato. "Vuoi andarci in quella scuola? La scelta è tua. Prima che tu scendessi mi ha detto che non ti vedrò per tutto l'anno scolastico. Quella scuola è come un collegio." Passò qualche minuto prima che Jack parlasse. "Sì. Voglio sapere cos'è Hogwarts. Se addirittura il Primo Ministro della Magia mi è venuto a dire di andare credo che sia la cosa migliore da fare..." Forse era davvero la cosa migliore da fare. Jack sapeva che non sarebbe riuscito a vivere in pace sapendo quello che gli aveva raccontato quel pomeriggio il visitatore.
"Ok. So che mi renderai fiera di te qualunque cosa studierai." Gli disse. E detto ciò abbozzò un sorriso. "Vammi a prendere carta e penna" proseguì Mafalda. Jack sapeva già cosa avrebbe scritto sua madre, quindi si precipitò in camera sua, aprì il cassetto della scricania e ne estrasse una busta; poi prese una penna e tornò in cucina, dove vennero consegnate a sua madre. Lei chiese come si chiamasse il preside: prontamente e con un pizzico di enfasi Jack rispose: "Minerva McGonalgall"; lo sapeva perché quella mattina aveva letto la lettera circa dieci volte. Poi Mafalda cominciò a scrivere:

Gentile prof.ssa McGonalgall
Le scrivo per comunicarLe che ho intenzione di iscrivere mio figlio alla Sua scuola.
Con la speranza che stia bene
Matilda Fry

Poi scrisse "Hogwarts" sulla busta. "Gliela do?" Gli disse con un cenno del capo in direzione del volatile. Il ragazzo pensava che la lontananza da sua madre per così tanto tempo gli avrebbe fatto male, ma realizzò che alla scuola ci sarebbero stati altri ragazzi come lui che avrebbero lasciato la propria famiglia. Prese coraggio: "Vai" rispose alla madre. Lei chiuse la busta e la porse alla civetta che uscì dalla finestra con un fruscio d'ali. Jack fece un respiro profondo: la lettera era andata; da quel momento era iscritto alla scuola di Hogwarts. Non vedeva l'ora di andarci e di imparare a far fluttuare le cose e farle esplodere come aveva fatto il Primo Ministro della magia. Andò a dormire qualche ora dopo, ma non prese sonno per parecchio: provava ad immaginare come sarebbe stata la scuola: avrebbe avuto uno stile moderno o medievale? Esistevano delle materie che gli avrebbero permesso di imparare degli incantesimi? Nel cortile ci sarebbero stati degli unicorni o dei draghi, sempre se esistevano? Anche lì si studia matematica?
Dopo essersi posto altre domande come queste cadde addormentato.

La mattina venne svegliato dalla solita sveglia, fece colazione, si pettinò, andò a scuola in macchina e poi tornò a piedi a casa, dove trovò sua madre vestita per uscire.
"Vai da qualche parte?" Gli chiese.
"Sì, andiamo al Paiolo Magico e poi a Diagon Alley, così prendi le cose che ci sono scritte qui." Disse sventolando un foglio giallastro con le scritte in verde. Jack tutto entusiasta del pensiero di avere il primo vero contatto con il mondo dei maghi,  buttò a terra lo zaino ed usci di casa accompagnato dalla madre. Poi salirono in macchina e si avviarono verso il centro di Londra guidati dal navigatore. Parcheggiarono la macchina davanti al Paiolo Magico e ci entrarono. Era un luogo buio e malandato. Alcune vecchie erano sedute in un angolo, bevevano sherry. Parlavano sottovoce. Al loro ingresso smisero di parlare ed una di loro urlò: "Mark, ci sono dei babbani" rivolgendosi al barista, alla parola babbani Jack s'illuminò: erano probabilmente nel posto giusto. L'uomo dietro al banco si avvicinò a loro: "Posso esservi d'aiuto?", chiese ai due estranei. Mafalda rispose chiedendo dove potevano trovare l'ingresso di Diagon Alley e il barman li condusse sul retro, toccò con la bacchetta alcuni mattoni del muro: al centro comparve un piccolo buco... si fece sempre più grande... e ad un tratto si trovarono di fronte un arco abbastanza largo da farli passare. L'arco dava su una strada selciata tutta curve, di cui non si vedeva la fine. Jack e Mafalda erano rimasti di sasso.
"Meglio cambiare i vostri soldi nei nostri. Andate alla Gringott, l'edificio in fondo alla strada. " disse a mo' di congedo il barman, che tornò a servire i clienti del Paiolo.
"Tu non sai cos'è la Gringott, vero?" Chiese il ragazzino alla mamma, che per tutta risposta scosse il capo come per dire: "no, non ne ho la minima idea".
I due si avviarono per la strada. Era percorsa da moltissime persone vestite cob mantelli colorati che parlavano allegramente e da bambini che si rincorrevano. La via era disseminata di negozi che vendevano scope, vestiti stravaganti come quelli di Kingsley, dolci di cui il nome era sconosciuto ad entrambi i Fry, bacchette magiche, e chi più ne ha più ne metta. In fondo alla strada si innalzava un edificio bianco come la neve che svettava sopra le piccole botteghe. L'entrata era sbarrata da un essere piccolo e dall'aria sospettosa vestito con un'uniforme oro e rossa, aveva una barba a punta, dita molto lunghe. Quando i due si avvicinarono a lui, quello si inchinò e disse: "Buon giorno. Questa è la Gringott la banca dei maghi." Poi proseguì dopo averli squadrati "Da come vedo siete babbani... io sono un goblin, probabilmenye sono il primo che vedete. Entrate pure." Disse come se i due davanti a lui gli dessero fastidio; quindi il goblin si scansò lasciando libero il passaggio. Jack e Mafalda si diedero un'occhiata intorno ed entrarono. Si trovarono davanti una seconda porta d'argento con una scritta:

Entra, straniero, ma ti ricordo
cosa aspetta a chi è ingordo.
Chi prende senza meritare
molto cara la dovrà pagare.
Quindi se cerchi nei sotterranei qui da noi
tesori che non furono mai tuoi,
sta' attento, ladro, sei avvisato:
ben altro che un tesoro ti è riservato.

Una volta entrati un altro goblin gli sabrrò il passaggio. "Di che cosa avete bisogno?" Gracchiò. "Vorremmo cambiare i nostri soldi" diede come risposta lei. "Seguitemi prego" e detto ciò si avviò verso una sala. Un centinaio di altri goblin seduti su alti scranni dietro un lungo bancone scribacchiavano su grandi libri mastri, pesavano le monete su bilance di ottone, ed esaminavano pietre preziose con la lente. Il goblin li condusse da un altro dipendente (anch'esso era un goblin) e chiese quanti soldi volessero cambiare. Mafalda porse all'essere delle banconote che tutte insieme avrebbero formato sì e no 300£, le fu dato um sacchetto con delle monete. "Sono in tutto 60 galeoni. Prego può andare." Il goblin li scacciò bruscamente.
"Perchè hai dato a quello così tanti soldi?!" Chiese Jack alla madre una volta fuori dalla banca.
"Se leggi la lista capisci..." gli rispose dandogli la lettera; alla cui vista il ragazzo sgranò gli occhi.

Figlio di Un MangiamorteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora