Il duello

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Michael si era appena sistemato nella sua stanza nella casa del campo dedicata ai figli di Ade e ad altri dei minori. Ovviamente lui era l'unico figlio di Ade in quella dimora, e perciò venne subito messo da parte e guardato con sospetto. Sospirò. E pensare che non gli piaceva neanche quella casa, con un teschio disegnato sulla porta e le lenzuola dei letti rosso sangue. Se avesse potuto scegliere sarebbe volentieri andato nella casa dedicata ad Iride, la dea dell'arcobaleno. E invece era confinato controvoglia in una camerata tetra e orrida.

Il corno di Chirone risuonò per l'adunata, rimbalzando anche tra quelle pareti massicce di ossidiana. Tutti i ragazzi corsero all'esterno, nel cortile, e Michael li seguì incerto.

Chirone era al centro del grosso spiazzale d'erba e attese l'arrivo di tutti i semidei prima di cominciare a parlare.

«Vi starete sicuramente chiedendo perché vi ho richiamati adesso, facendovi interrompere le vostre attività. Ebbene, l'ho fatto per presentarvi un nuovo arrivato molto importante.»

Chirone si rivolse a Michael e gli fece cenno di avvicinarsi. Tutti i presenti si voltarono verso di lui e il ragazzo arrossì violentemente per l'imbarazzo. A testa bassa si avvicinò al centauro, mentre un vociferare si spargeva tra i semidei.

«Lui è Michael, figlio di Ade.»

Il vocio si alzò e Michael captò anche qualche frase di sdegno per il fatto che lui fosse figlio di uno dei Pezzi Grossi, motivo per cui il patto tra Zeus, Ade e Poseidone era stato infranto.

«Fate silenzio, per favore» tuonò Chirone. «Michael resterà qui con noi e comincerà il suo addestramento, proprio come ciascuno di voi ha fatto.»

Lo sguardo di Michael si posò su Federico, in prima fila, e vide di nuovo quel suo sorriso di scherno che sembrava denigrarlo costantemente. Deglutì.

«Ora tornate pure al vostro addestramento e alle varie attività.» Si rivolse poi a Michael abbassando leggermente la voce «tu vieni con me, ho da farti vedere alcune cose.»

Michael annuì mentre il gruppo di ragazzi si disperdeva, qualcuno che ancora gli lanciava delle occhiate. Il riccio seguì Chirone verso la struttura centrale del Campo, una deliziosa casetta di legno davanti cui sventolavano varie bandiere rosse. Entrarono nell'abitazione e il centauro guidò il ragazzo verso una stanza più piccola posta sulla sinistra. Michael si fermò quando vide Chirone avvicinarsi ad un baule e aprirlo, facendo svolazzare una grossa quantità di polvere. All'interno del baule vi erano vari oggetti tra cui il centauro rovistò, prima di trovare quello giusto.

Lo rigirò varie volte tra le mani, poi lo porse al riccio: era un grosso bracciale di metallo con varie incisioni in greco e un pesante teschio al centro. Michael si accinse a leggere le scritte e la sua mente provvide a tradurle: erano antichi versi di mitologia che descrivevano il mondo degli Inferi in maniera molto poetica e tetra allo stesso tempo.

Il ragazzo scostò lo sguardo dal bracciale e fissò interrogativo Chirone.

«Non farò molti giri di parole, Michael» cominciò il centauro. «Ade ha deciso di tirarsi fuori da questa storia e di non intervenire contro Zeus per salvare te o gli altri tuoi fratellastri. Però ha donato a ciascuno di voi un oggetto per aiutarvi a scoprire e incrementare le vostre abilità. Questo bracciale è tuo, puoi indossarlo.»

Michael guardò ancora l'oggetto, poi storse il naso.

«È in questo modo che lui pensa di rimediare? Con un bracciale crede di poter essere considerato un padre?»

Il riccio assottigliò gli occhi e porse di nuovo il bracciale metallico a Chirone.

«Puoi tenerlo, io non lo voglio. È anche tamarro

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