Farfalle

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Per il secondo giorno consecutivo Michael si svegliò dolorante. Stavolta non solo aveva male alla caviglia, ma la sua testa pulsava e sembrava sul punto di scoppiare da un momento all'altro.

Il riccio aprì gli occhi e a fatica si tirò a sedere. Si stropicciò le palpebre e lasciò scivolare la mano sul volto. Tentò di ricapitolare a piccoli passi tutto ciò che aveva fatto la sera precedente, perché credeva proprio di aver bevuto abbastanza. Ricordò Andy che veniva a prenderlo alla camerata e lo accompagnava alla festa, poi ricordò di aver bevuto qualche bicchiere di vino rosso e di aver visto Andy fuori uso riverso in un angolo. Rammentò anche il giramento di testa che lo avrebbe fatto cadere a terra se non ci fossero state le braccia di Federico a sorreggerlo. Da quel momento in poi i ricordi erano un po' più vaghi, ma Michael era sicuro di riuscire a recuperare tutto. Si concentrò meglio e ricordò il giovane figlio di Ares che lo accompagnava nella sua stanza e poi...

«Oh mio dio, no, non può essere successo davvero» sussurrò con gli occhi sgranati e la vergogna che gli rendeva il viso completamente rosso.

Si coprì il volto con entrambe le mani e si diede dello stupido infinite volte: come avrebbe potuto, adesso, affrontare Federico?

Il tatuato sostava con Phil e Cory nell'ampio spiazzale d'erba gremito di semidei quando qualcuno andò a sbattergli contro. Si voltò, pronto a ringhiare contro chiunque gli fosse finito addosso, ma vide una massa di folti ricci castani rialzarsi dall'erba a fatica maneggiando goffamente delle stampelle.

«Scusa, mi hanno spinto» pigolò prima di alzare lo sguardo e puntarlo in quello di Federico.

Quando lo fece il suo viso divenne bordeaux e si pietrificò. Un ghigno si dipinse sul volto del tatuato, che incrociò le braccia al petto e lo guardò saccente.

«Oh, buongiorno!»

Il riccio si morse il labbro inferiore e Federico si avvicinò per sussurrare al suo orecchio.

«Sei stato bravo la notte scorsa. Sai... quando sono tornato nella mia stanza mi sono masturbato pensando a te.»

Michael arrossì ulteriormente, pieno di vergogna per le sue parole e per come si fosse lasciato andare la sera prima. Non pensava potesse provare vergogna peggiore in vita sua.

Federico rise e con lui anche i due gorilla al suo fianco, pur non capendone il motivo perché non avevano sentito le parole del tatuato. Il riccio guardò a terra e si sentì sprofondare.

«L-Lasciami in pace» biascicò prima di allontanarsi velocemente da lui, per quanto le stampelle glielo permettessero.

Da lontano Andy lo vide zoppicare per un lungo tragitto, quindi gli andò incontro e lo fermò per un braccio.

«Michael, mi dispiace per ieri sera. Non avrei dovuto lasciarti solo, sono stato meschino.»

Michael lo guardò e, per quanto ce l'avesse con lui, non riuscì a tenere ulteriormente il broncio alla sua espressione preoccupata e dispiaciuta.

«Non fa niente. Non preoccuparti, io lo capisco» gli sorrise.

Fece per allontanarsi da lui, ma fu nuovamente bloccato da una mano del biondo.

«Voglio farmi perdonare.»

«Non ce n'è bisogno, davvero.»

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