Ritrovarsi

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Ciò che nessuno sapeva era che Federico si era subito ritirato nella sua stanza, con il cuore stretto in una morsa gelida. Si era seduto sul suo letto e aveva portato le mani al volto per impedirsi di piangere. I suoi occhi già lucidi, però, non potevano mentire, e lui sapeva di non potersi ingannare ancora a lungo. Si sentiva uno stupido e un codardo, soprattutto la seconda: ancora una volta non era riuscito a dire ciò che veramente era per paura dei suoi amici; ma la cosa che lo faceva stare anche peggio era pensare a come in quel momento stavano trattando Michael per colpa sua. Il suo Michael, il suo ragazzo, quello che aveva giurato di proteggere dopo averlo visto morire tra le sue braccia.

Il giovane figlio di Ade era seduto al centro del letto a gambe incrociate e con lo sguardo perso nel vuoto, mentre con una mano tastava lentamente il labbro gonfio e con un taglio violaceo verticale ricoperto da una leggera crosta.

Tutto sommato gli era andata abbastanza bene con Phil e Cory, prima: aveva cercato di non lamentarsi troppo e i due si erano stancati quasi subito, data anche la mancanza del loro capo Federico.

Qualcuno bussò alla porta della sua stanza e Michael non rispose perché non voleva realmente essere disturbato. Ma la persona che aveva bussato non aveva intenzione di arrendersi così presto, quindi entrò lo stesso e si sedette sul bordo del letto non troppo vicino a Michael.

«Io non so davvero da dove cominciare, cioè... Ancora una volta ho fatto lo stronzo e ancora una volta te ne chiedo perdono.»

Michael sentì la voce dispiaciuta di Federico ma non si mosse ugualmente, restando fermo come un sasso.

«Ti prego, dì qualcosa...»

Solo allora il riccio lo guardò con occhi furenti.

«Dire qualcosa? Io non sono come te, non parlo a vanvera! Io non dico di amare una persona per poi smentire tutto il giorno dopo!»

«Michael, ti prego, ti sto chiedendo scusa...»

Il riccio scattò in piedi e allargò le braccia.

«Non chiedermi scusa, perché non serve a niente! Se vuoi farti perdonare, va' adesso da quei due e digli che mi ami! Sempre se mi ami veramente» concluse ferito.

Il tono di voce che Federico sentì bastò a stringergli completamente il cuore, ma anche a far riaccendere in lui una luce particolare. Il tatuato infatti afferrò per una mano Michael e cominciò a trascinarlo con sè fuori della camerata e in direzione di un altro dormitorio di semidei, in particolare quello dei figli di Efesto. Michael ne rimase sconcertato, ma in preda alle sue riflessioni si lasciò guidare dall'altro. Capì solo quando Federico spalancò la porta e vi trovò un gruppetto di semidei riuniti a far baldoria e bere alcolici, tra cui spiccavano per la stazza Phil e Cory. Il riccio si sentì abbastanza nervoso nell'intuire ciò che Federico aveva in mente, ma questo fu talmente veloce da non permettergli di rendersene neanche conto.

«Io sono gay e Michael è il mio ragazzo. E se provate ancora solo a sfiorarlo dovrete vedervela con me, stupidi idioti

I presenti restarono così sconvolti da immobilizzarsi all'istante; per ribadire il concetto Federico afferrò il volto di Michael tra le mani e gli lasciò un grosso bacio a stampo sulle labbra.

«Andiamo» disse subito dopo e trascinò di nuovo con sé Michael verso la sua stanza, lasciando di srucco i semidei nella casa di Efesto.

Nel mezzo del tragitto finalmente il riccio riacquistò le sue facoltà mentali e si fermò puntando i piedi a terra e lasciando la mano che Federico gli teneva in una presa salda.

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