Scoperte

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Federico aveva la testa poggiata sul petto immobile di Michael da almeno dieci minuti e si ostinava a parlare con lui mentre gli accarezzava i ricci bagnati.

Il cielo aveva smesso di piangere, ma Federico non ancora.

«Sai... io mi sono comportato da vero stronzo, lo so. Lo facevo perché speravo di proteggermi, avevo paura di cosa potessero pensare i miei amici se avessi rivelato loro che sono gay. Perciò ti prendevo in giro, mi divertivo a stuzzicarti. In realtà volevo solo avere una scusa per starti vicino il più possibile.»

Il tatuato strinse gli occhi e tanti singhiozzi scossero il suo corpo.

«Io ti amo» ripeté per l'ennesima volta lasciando un bacio sulle labbra fredde e violacee del riccio.

Persefone era seduta scompostamente sul suo trono di ottone e oro e mangiava una mela rossa mentre fissava stizzita suo marito.

«Lo so a che cosa stai pensando» gli disse smettendo per un attimo di addentare il frutto. «E secondo me è ingiusto. Non credi?»

Ade - al centro della stanza - fissava pensieroso lo squarcio che aveva aperto sul mondo terreno, e vedeva quel ragazzino dai capelli a spazzola piangere sul corpo senza vita di suo figlio.

«Sono carini, niente da ridire» continuò Persefone. «Ma quando Zeus ha imprigionato e ucciso i tuoi altri figli tu non hai fatto nulla. Perché dovresti farlo adesso?»

Ade portò una mano a grattarsi la nuca, pensieroso.

«Perché... Non lo so, Michael era un bravo ragazzo. Lui non era malvagio come gli altri miei figli, lo sai.»

Persefone gettò sul pavimento il torsolo della mela e staccò un chicco d'uva dal cestino della frutta.

«Appunto non capisco. Invece di salvare un erede per il regno dell'Oltretomba salvi il figlio tutto arcobaleni e fiorellini? Devi aver perso il senno» sbuffò.

Ade si voltò verso di lei e allargò le braccia in un gesto plateale.

«Per favore! Io sto cercando di concentrarmi, qui, e se tu continui a suggerirmi la cosa giusta, io non riesco a fare la scelta sbagliata che vorrei tanto fare. È ok?!»

Persefone alzò le spalle con noncuranza e suo marito tornò a guardare attraverso lo squarcio.

«Se vuoi davvero allora sbrigati. Sai che non può trascorrere troppo tempo.»

Federico stava giusto arrotolando un boccolo bagnato di Michael quando sentì qualcuno pichiettargli su una spalla. Si voltò e vide un uomo non troppo alto con capelli lunghi e l'aria da rocker.

«Forza, su, spostati» gli disse Ade.

Federico lo guardò confuso ma non si mosse. Ade fece roteare gli occhi al cielo e sbuffò.

«Sì, ok, ho capito che lo ami e blablabla, ma se lo rivuoi indietro devi alzarti sal suo corpo.»

Federico osservò meglio l'aspetto del dio e quando capì sgranò gli occhi e si rialzò.

«Tu sei suoi padre, è così? Tu sei Ade!»

«Modestamente sì, lo sono» replicò l'altro con tono per niente modesto. «Ora lasciami fare e in cinque minuti riavrai il tuo ragazzo, ok?»

«Ma lui non è il mio ragazzo!» Rispose scandalizzato Federico.

«Oh, certo, guarda che ti ho sentito, idiota» lo rimproverò. «"Oh mio dio, ti amo, eri tutta la mia vita! Oh, amore mio non puoi essere morto!"» lo prese in giro sforzando un falsetto e portandosi una mano al petto.

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