Tre settimane dopo
È passato un bel pò di tempo da quando ho baciato Hannah -beh, saranno pur poche settimane ma a me sembra di essermi lasciata dietro anni- e da quando, di fatto, ho mentito a Diamond. Cerco di mandare avanti la nostra come una normale amicizia, ma entrambe sappiamo che quella sera qualcosa è cambiato. Ogni volta che ci guardiamo negli occhi è come se cercassimo di carpire i segreti nell'animo dell'altra; personalmente, credo che lei cerchi di capire se le ho mentito. Spero non accada. Ma ultimamente i miei dubbi sulle parole sentite mentre ero mezza addormentata si stanno ripresentando: ogni volta che mi lancia uno sguardo, quando crede che non me ne accorga, penso che, forse, lei le ha pronunciate veramente. In quei momenti sono quasi tentata di rivelare tutto: ma una forza oscura chiamata paura mi blocca. Si, perché ormai sono convinta che l'eroica intenzione di salvare il nostro rapporto non c'entri un bel nulla. Il problema sono io. Io e il mio timore di non essere accettata, di essere rifiutata. E finché sono io a pensare che lei non mi ami...beh. Si può sopportare. Ma se dovessi sentirlo proprio da Diamond credo che non reggerei. Se lei dovesse dirmelo in faccia. No, preferisco un'illusione, seppur triste.
Sbatto le palpebre più volte per tornare nel mondo reale, e mi ritrovo distesa sul letto con tre valige adagiate sul pavimento, e l'armadio spalancato...e semivuoto. "Sei pronta?" grida Diamond dal corridoio, e a quel richiamo mi alzo. Potremmo perdere l'aereo, se non mi muovo. Avremmo voluto andare in Ohio in auto, ma poi abbiamo capito che non siamo...supereroine. O Sam e Dean. Ogni volta che il fratello viene al locale, mi racconta sempre dei loro lunghissimi viaggi in auto attraverso gli USA. New York è solo una tappa più lunga per loro, ma egoisticamente spero che rimarranno. Non voglio perdere un amico come Sammy. "Juliette! " mi richiama la mia coinquilina, spazientita. Sbuffando mi trascino dietro le valige e la raggiungo all'ingresso. Lei mi sorride incoraggiante da dietro i suoi occhiali di Gucci, prima di chiudere la porta dietro di noi. "Si parte!" esulta, premendo il suo dito smaltato di verde sul pulsante dell'ascensore. Siamo pronte. Sono pronta. È arrivata l'estate, e ho tutta l'intenzione di divertirmi. A settembre inizierò i corsi di arte, e spero che la mia vita prenderà una piega ...almeno decente. Sorrido pensando che, si, nonostante tutto, nonstante la ragazza che ora mi sta davanti e fissa il vuoto, ce la farò. Ce l'ho sempre fatta, e sarà così anche stavolta."Su..su..." mi scuote Diamond, e io mi rizzo a sedere sulla sedia di plastica dell'aeroporto. "È il nostro volo" mi informa, e mi affretto ad afferrare tutti i bagagli che ci hanno lasciato dopo il check - in e seguirla. Intanto una voce elettronica annuncia che sono le 4:50, e che quindi è ora di imbarcarsi. "D...." sussurro, a corto di fiato "aspetta". Lei si volta per lanciarmi uno sguardo di fuoco e rispondere "col cazzo. Sei tu che devi sbrigarti. Non perderò il volo per colpa tua". Alzo gli occhi al cielo e cerco di affrettare il passo per starle dietro. In queste situazioni lei diventa automaticamente ansiosa, e tocca a me ristabilire l'ordine. "Dai...." mi richiama lei per l'ennesima volta, mentre mostriamo i nostri documenti al gate e ci affrettiamo a dirigerci verso l'aereo, un gigante bianco che vedo parcheggiato in lontananza. "Eccoci. Sarà una vacanza fantastica" esclama lei, scostandosi dal volto qualche ciocca blu mossa dal vento. Scuoto la testa divertita ed inizio a salire le scale, al termine delle quali una hostess bionda e affabile ci dà il benvenuto. "Quali sono i vostri posti?" chiede, con un tono dolce, molto probabilmente abituata a rivolgere questa domanda a un centinaio di persone al giorno. Trafficando con la cerniera della borsa tiro fuori i biglietti e glieli mostro; Diamond, che intanto è arrivata accanto a me, inizia a guardare in cagnesco la ragazza, per non si sa quale contorto motivo. A volte penso che vivere con la sua testa dev'essere estenuante. Per forza è sempre così...isterica. Intanto veniamo portate ai nostri posti, ma non facciamo in tempo a sistemarci che subito un belloccio abbronzato si offre di sollevare le nostre valigie, con un sorrisone da gancio destro. Gancio destro diretto sui denti. Ho sempre odiato gli esibizionisti, ma la cosa triste è che la quasi totalità del genere femminile è ai loro piedi. Qualcosa di questo Harry che non ha esitato a presentarsi mi ricorda Harrison. Forse più di qualcosa. Ma non è lui; mi avrebbe riconosciuta sicuramente. Non sono cambiata poi tanto dai tempi del liceo. Sbuffando, mi butto sul sedile accanto a Diamond che, portati gli occhiali da sole sulla testa, osserva interessata fuori dal finestrino. Spero che durante il volo riesca a vedere qualcosa anche io. "Dove siete dirette tu e la tua amica, bellezza?" chiede Harry, ammiccando. "Mi pare che quest' aereo atterri in un solo posto" ribatto, acida. Se pensa di conquistarmi si sbaglia di grosso. Ma in un certo senso voglio vedere dove può arrivare. Alla mia risposta mette su un'espressione corrucciata, prima di proseguire:" io invece da Mansfield prenderò un bus e andrò a trovare la mia ragazza". Grandioso. Pure cornuta, la poverella. Ma gli uomini son tutti così. Ho fatto bene a diventare lesbica. Non riesco a trattenere un sorriso sornione per ciò che mi appena passato per la mente, che però non sfugge al nostro autoproclamato accompagnatore. "Pensi al tuo ragazzo, che sorridi così? Oppure...non ce l'hai?" indaga, con un tono alquanto malizioso. "Oh...ne avevo uno come te" lo informo, stendendo le gambe per quanto possibile. "E..." "E l'ho mollato" concludo, laconica. Accanto a me Diamond cerca di trattenere le risa, fallendo miseramente. Harry piega la bocca in una smorfia, contrariato da una simile risposta. Poi però sembra pensare che ciò che ho appena detto non abbia nulla a che fare con lui, e torna a parlarmi della sua vita...grandiosa.
Dopo un'ora e mezza di volo, mentre la ragazza accanto a me dorme, ho capito che neanche le cuffiette possono eludere una conversazione con il macho, che continua a chiedermi che musica stia ascoltando. Guardo lo schermo del mio cellulare su cui campeggia la scritta "David Bowie- Starman" e realizzo che forse è meglio tacere. Ha decisamente la faccia di chi non lo conosce, e io non voglio sentirmi chiedere "Chi?!". Mi metterei ad urlare frustrata in un aereo, e non mi pare proprio il caso. "Magari possiamo fare un pezzo di strada insieme! Che dici?" tenta. Oh dio, ma quando la pianta! E mancano ancora due ore! Alzo gli occhi al cielo spazientita. "Ci divert..." "Senti" lo fermo, togliendomi gli auricolari con un colpo secco. "Non so cosa mai ti passi per la testa. Io non sono interessata a te. Non mi importa dei bellocci californiani tutti muscoli e niente cervello. Non mi piacciono neanche i muscoli. Anche perché Angus Young, a suo tempo, di fatto non aveva la tartaruga ma era sexy lo ste..." mi fermo, dato che sto sfociando in un altro campo. Prima che capissi...ehm..i miei gusti, lo consideravo stupendo. Adesso sbavo per i suoi assoli. Ma comunque ne riconosco l'ormai ex potere attrattivo. "Chi?" chiede lui. Ecco, appunto. "Comunque.."prosegue. Evidentemente non conosce il significato del verbo 'desistere' "i muscoli sono un problema risolvibile!" esclama. "Senti" sibilo, la pazienza ridotta al limite "sono lesbica. Quindi vedi di evaporare". Mentre sono occupata a rimirare la sua espressione stupita, non mi accorgo dell'occhio semi-aperto di Diamond, e del sorriso beffardo che le compare sul viso.
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DIAMOND
Storie d'amoreJuliette Owen sente di avere una vita perfetta: segue il suo sogno, quello di studiare legge all'università di New York, è fidanzata con Jack Wilson, quello che potrebbe essere definito il ragazzo perfetto, e ha già tutto il suo futuro pianificato...