"Juli....sveglia..." sussurra mia madre, scuotendomi delicatamente per le spalle. Questo gesto mi riporta indietro di almeno quattro anni, quando lei veniva a svegliarmi di mattina perché potessi andare a scuola. Non appena apro gli occhi, il mio sguardo cade su un pezzo di carta quadrato abbandonato sul pavimento, e capisco che si tratta della fotografia. Con uno scatto felino mi chino a raccoglierla, facendo sussultare la donna accanto a me, che poi esce dalla stanza esclamando: " ti fossi svegliata così quando dovevi andare a scuola...". Mi guardo freneticamente intorno, cercando il viso di Diamond, ma a quanto pare deve essersene andata. E se fosse partita senza di me? Se mi avesse lasciata qui? Gli occhi mi si riempiono di lacrime ad un tale pensiero, ma decido di non lasciarmi andare all'immaginazione ed alzarmi. Pochi minuti dopo sto scendendo le scale, ancora in pigiama, gustando l'odore di torta alle mele che aleggia nell'aria. Ricordo che di domenica la mamma si svegliava sempre prima per prepararmela. A quanto pare ha deciso di far finta che io non me ne sia mai andata. "Papà!" esclamo, non appena lo vedo seduto al tavolo della cucina, gustando il caffè è leggendo il giornale. Lui alza lo sguardo e mi sorride, come a darmi un tacito buongiorno, prima di dire:" la tua amica...Diamond...è uscita a fare una passeggiata. Dice che camminare di prima mattina la rilassa...bah. Personalmente non so con che coraggio si sia alzata alle sei di domenica". Inevitabilmente mi ritrovo a rilasciare il fiato che stavo trattenendo, per poi constatatare che manca da due ore, e la preoccupazione torna a farsi sentire.
Una decina di minuti dopo, mentre noi tre stiamo consumando la colazione storica della domenica, sento la porta d'ingresso aprirsi e poi chiudersi, facendomi spuntare un sorriso sul volto. Una Diamond alquanto sudata, ma sorridente, con indosso un paio di legghins e una canottiera che lascia alquanto poco all'immaginazione (per mia gioia, suppongo) e i suoi immancabili occhiali da sole, entra in cucina e si getta su una sedia accanto a mio padre. "Scusate..." sussurra, col fiato corto "se mi siedo senza farmi una doccia. Ma sto davvero morendo di fame" conclude, prima di afferrare un bignè e addentarlo voracemente. I miei ridono, mentre io mi limito ad osservarla impassibile. Lei sposta lo sguardo su di me, e torna improvvisamente seria. Ho la netta sensazione che dopo, quando saremo in stanza, faremo una bella chiacchierata. So benissimo che la ragione per cui si è svegliata ad un orario improbabile ed è uscita è perché non voleva incontrarmi. O almeno non subito. Aveva prima bisogno di schiarirsi le idee. Comprensibile. Ma io mi sono presa un infarto, e suppongo che se vuoi davvero bene a qualcuno non dovresti aver bisogno di schiarire alcunché."Sei uscita perché ti faccio schifo, giusto?" esclamo, non lasciandole neanche il tempo di chiudere la porta della mia stanza. Poi il suo sguardo interrogativo si posa su di me, mentre lei si siede sul letto con un sospiro rassegnato. "Non mi fai schifo, Juli. Avevo solo bisogno di pensare" "A COSA!" ribatto, allargando le braccia e fissandola insistentemente. "A quello che è successo ieri. Sai, non sei tu l'unica che ha problemi. Scoprire che la tua migliore amica ha praticamente avuto una storia con una ragazza, quando poche settimane prima ti ha confermato di non essere lesbica..." apro la bocca per dire qualcosa, ma lei mi ferma con un gesto della mano "...mi correggo. Ci sta, nell'adolescenza, essere insicuri della propria identità e questo è uno dei modi per cercare di scoprirlo. Ma avresti potuto dirmelo. Tirare fuori quella foto, che dalla posizione in cui era sembra sarebbe dovuta restare nascosta, e vedere te che baci Emily per me è stato un bel colpo" conclude, mentre mi siedo accanto a lei facendo rimbalzare il materasso. "Non ti odio. Nè mi fai schifo. Solo...non ce la facevo ad incontrare subito il tuo sguardo. Dovevo prima...mettere ordine" . Mi ritrovo a prenderle la mano e a sorridere, grata della sua esistenza. "Se non ci fossi tu..." "moriresti" conclude lapidaria lei, facendomi scoppiare a ridere. "Và a farti la doccia, puzzi. Dopo andremo a fare un giro" la informo, spingendola poco delicatamente giù dal letto e ricevendo in cambio uno schiaffo sul braccio. "Te la senti?" chiede poi, guardandomi mentre mi stringo nelle spalle e fisso la mia attenzione su un poster di Steven Tyler e Joe Perry regalatomi da Amy Withney, al compleanno dei quattordici anni."Ehy..." mi richiama Diamond, e mi ritrovo a scuotere la testa e rispondere "bah. Non credo di incontrarla. Ma anche se accadesse...stamattina ho voglia di prendere a pugni qualcuno". Lei ridacchia, e poco dopo sento la porta del bagno chiudersi e la chiave muoversi nella serratura. Si, forse ha paura che la stupri mentre fa la doccia.
Mi volto poi verso la valigia, e inizio a disfarla, gettando sul letto ciò che più si adatta al 'fare da guida turistica nella tua città alla ragazza di cui sei segretamente innamorata', che poi si rivela essere un top giallo canarino e un paio di shorts MOLTO stretti e MOLTO corti.
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DIAMOND
RomanceJuliette Owen sente di avere una vita perfetta: segue il suo sogno, quello di studiare legge all'università di New York, è fidanzata con Jack Wilson, quello che potrebbe essere definito il ragazzo perfetto, e ha già tutto il suo futuro pianificato...