Eppure..

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Camminava a passo spedito. Non aveva nulla d'urgente da fare, ma aveva un modo di camminare che di certo rappresentava il suo essere: andava troppo veloce nelle cose, nell'affrontare il percorso della sua vita.

Era una bella giornata di sole, di quelle tipicamente estive, e Arya si chiese se mai avesse visto davvero una giornata così. Per lei il sole non aveva senso. Era solo l'illusione di un freddo destinato ad arrivare. Inesorabilmente. In preda ai troppi pensieri, arrivò al supermercato che le aveva raccomandato la nonna. Entrò e uscì di fretta e tornò a casa.

La nonna cucinava, come al solito. Un essere minuto, accogliente, che quando l'abbracciavi sembrava di avvolgere un peluche caldo e spigoloso. Ma Arya non lo sapeva. Non l'aveva fatto mai.

"Ecco la farina, lo zucchero, le uova, il sal.. ma le avevi gia?! Mi hai spedito al supermercato per comprare cose che già avevi?" chiese sbigottita, vedendo sua nonna prendere farina e zucchero dalla credenza.

"Si, almeno esci un po' da casa! Stai sempre chiusa in camera tua! Non lo capisci che più ti chiudi più perdi il mondo intorno a te?"

"Il mondo può andare avanti anche senza di me, ed io senza di lui" e se ne andò.

Tornò in camera sua, si sedette sul letto senza aprire le finestre, e rimase al buio.

Un po' come gli occhi si abituano all'oscurità dopo un po' di tempo, anche la sua anima si era abituata a questa condizione solitaria. Stava bene così, con i suoi pensieri, le sue cose, il suo passato da ricordare.

Dopo pochi minuti si addormentò.

Credeva di non sognare più da tanto tempo ormai, eppure da qualche parte aveva letto che era impossibile.
Lo diceva Freud forse? Chissà. Ciò nonostante, lei non ricordava nulla.
Ricordare. Un verbo che la mandava fuori di testa. Che non le apparteneva più ormai..

Si svegliò due ore dopo, stanca come se avesse dormito per due secoli.
Andò in cucina ma stavolta la nonna non c'era.
"Sono andata a trovare tua madre. Mi piacerebbe sentire il campanello suonare e vederti sulla porta.
So che non lo farai però non riesco a smettere di sperarci ancora."

Ah la nonna, che tipo.
Giocava le sue carte usando la solita pressione psicologica.
Prese il biglietto e lo buttò senza pensarci.
Da sua madre? Figuriamoci, avrebbe preferito buttarsi nel Tevere piuttosto che andare da lei.
Non la vedeva da 9 anni, non aveva nemmeno idea di dove abitasse.

E le andava bene così.

Se le capitava di vederla da lontano per strada, faceva di tutto per non incrociarla.
Sentiva dentro di lei il bisogno di ignorarla, di dimenticarla, di evitarla.
Il punto è che non sapeva perchè.
C'era un vuoto nella sua memoria, come un buco nero che non le permetteva di ricordare.
Forse un trauma, un incidente?
Forse aveva visto qualcosa che la sua mente voleva dimenticare?
Non ne aveva idea.

E questo vuoto riguardava un intero anno: il 2007.
Aveva 14 anni, i capelli più corti, l'apparecchio ai denti e l'amore per la vita.
"Avevi una luce negli occhi, che accecava chiunque ti guardasse.
Era la tua voglia di vivere" diceva la nonna.

Però poi tutto fu stravolto da qualcosa. Ma cosa?
Nemmeno sua nonna, la custode dei suoi ricordi, la aiutava a ricordare.
"E' meglio così" ribatteva lei.
E fu così che per Arya era come se il 2007 non fosse mai esistito.
Nella sua vita come nella sua mente.

Più ci pensava, più non ricordava.
Più non ricordava, più si innervosiva e finiva per odiare quella mente bacata che aveva.
Che ricordava solo ciò che le pareva.

D'un tratto suonò il cellulare. Era un numero sconosciuto.
Di solito non rispondeva mai, ma stavolta decise di farlo.

"Si?"
"Arya?"
"Si, sono io. Chi è?"
"Tu non sai chi sono. Ma devo parlarti. E' urgente.
Al campo sportivo tra un'ora."
"Aspetti! Ma chi è?"

Riattaccò.

Come poteva uno sconosciuto avere il suo numero di cellulare, e per di più conoscere il suo nome?
Li per lì pensò si trattasse di uno scherzo, ma il serioso tono di voce di quel tizio le fece provare un misto di curiosità e paura.
D'istinto pensò di non andare, d'altronde poteva essere chiunque.
Ma una vocina dentro di lei la spinse a fare il contrario.

Stavolta lasciò lei un biglietto a sua nonna ed uscì.
Sarebbe andata in fondo a questa storia.
Peccato che dimenticò il cellulare a casa e..

Dammi i tuoi ricordiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora