Capitolo 10

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Indossai il mio completo di Lebron James dei Miami Heat e le scarpe di Jordan rosso e nere. Sono ossessionata da questi colori e non solo perché sono quelli del mio amato Milan, ma perché li trovo perfetti per essere abbinati con qualunque cosa. Uscii dallo spogliatoio non prima di aver sistemato i calzettoni, anche quelli di quei due colori, e essermi fatta una coda alta <<ti sta davvero bene la divisa>> affermò Manuel quando uscii dallo spogliatoio <<pensavo avessi raggiunto gli altri ragazzi>> risposi <<comunque grazie mille... è un regalo di mio papà>> aggiunsi con un po' di nostalgia nel solo pronunciare quell'appellativo <<io non so niente di tuo padre mentre tu sai più cose di me sul mio>> sbuffò leggermente scherzando <<dimmi qualcosa sul papà di tale meraviglia>> continuò facendomi un occhiolino e squadrandomi da capo a piedi <<beh in realtà non c'è molto da dire... ama il basket e il calcio quanto me ed è stato lui a passarmi la passione e la fede rossonera... o meglio, amava>> abbassai radicalmente il tono della voce e una lacrima cominciò a rigarmi il viso <<mi dispiace Ilaria, non m'è passato per la testa che potesse non esserci più... credimi, avrei evitato la domanda>> si scusò sinceramente <<com'è successo? Se posso sapere, non sentirti in dovere>> precisò dopo aver posto la domanda <<son passati già due anni... è stata, in parte, colpa mia... o meglio, se non fosse stato per me sicuramente sarebbe ancora qua...>> cominciai il discorso ma venni interrotta da Marco che, intanto, s'era avvicinato allo spogliatoio <<wow, bella scelta quella di James. Comunque se sei pronta possiamo fare una partitella: io e te contro Ale e Manu>> annuii per accettare questa proposta <<io con lui non ci gioco>> urlò Alessio dalla palestra <<ti attacchi al cazzo, ormai le squadre son fatte>> rispose scherzando (ma pur sempre a tono) Marco.
Era la prima volta che stavo per dire a qualcuno cos'era successo ed ora che il discorso è a metà mi sento terribilmente a disagio. Ci avvicinammo al campo e lo sguardo di Manuel continuava ad esser puntato su di me <<non ne parliamo più e io non lo dirò a nessuno, tranquilla>> mi sussurrò all'orecchio facendomi, in parte, tranquillizzare. Lo ringraziai con un timido sorriso mentre le lacrime minacciavano di scendere ancora <<non piangere, hai degli occhi troppo belli per esser sprecati così>> mi disse ancora. Quelle parole uscirono dalla sua bocca con aria sincera e una voce molto profonda, motivo per cui mi venne leggermente la pella d'oca <<Ila io prendo Alessio che fa da play e spesso marco chi gioca in quel ruolo: almeno mi alleno seriamente>> annuii e mi avvicinai al mio avversario, pronta per marcarlo essendo in difesa. Dopo svariati tiri errati da parte di tutti, rimbalzi sempre a nostro sfavore vista la nostra statura e innumerevoli risate mi trovai fra le braccia di Manuel dopo essergli franata addosso <<oddio scusami>> dissi in fretta e nel panico <<fa niente, tranquilla>> mi sorrise per rassicurarmi <<sei molto sudata, son talmente bravo che ti faccio far fatica?>> si pavoneggiò <<ehy, io prendo seriamente la difesa>> risposi sempre con tono scherzoso <<mai detto il contrario>> mi fece l'occhiolino. Restammo in silenzio diversi secondi ma divenni subito rossa per l'imbarazzo quando pensai di non esser sola con lui. Mi staccai dall'abbraccio in fretta e mi girai verso gli altri due <<stavamo scommettendo su chi avrebbe baciato per prima chi. Ci siamo rimasti male, nessuno vincerà un milk shake>> affermò con finta aria afflitta Marco. Non sapendo cosa dire rimasi in silenzio e in mio soccorso venne il ricciolo <<bene, allora l'abbiamo vinto io e lei. Io son stanco, ci cambiamo e andiamo in piazza per prenderci qualcosa?>> chiese a tutti noi. Io fui la prima ad accettare e me ne pentii subito quando uno sguardo malizioso di Alessio mi venne rivolto <<ci sta. Ci vediamo fuori, fate veloci>> si raccomandò quest'ultimo.

Ask.fm || Davide CalabriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora