Capitolo 15

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Arrivai a scuola in ritardo e, avendo la giustifica firmata ma senza orario, decisi di prendermela comoda e fermarmi al bar vicino scuola.
Erano le 8:20, la marea di turisti che voleva girare la città fortunamente doveva ancora arrivare e la possibilità di sedersi ad un tavolino diventava sempre più probabile man mano che mi avvicinavo al luogo scelto per una colazione. Notai subito un posto vuoto così mi affrettai ad avvicinarmi alla cassa per ordinare: presi una brioche con la nutella, un succo d'arancia e mi avviai sovrapensiero verso il piccolo tavolo.
Mi resi conto solo quando alzai lo sguardo che una delle due sedie era già occupata <<buongiorno, desidera qualcosa?>> chiese tutto sorridente il calciatore del Milan <<si, il posto>> risposi poggiando il mio vassoio e spostando leggermente verso l'esterno il suo <<questa sedia è libera: tutta tua. Me lo dai un bacio però?>> chiese facendo un labbruccio davvero carino. Gli saltai letteralmente addosso <<come mai qua?>> domandai <<mi mancavi... la scuola senza di te è triste>> disse Manuel lasciandomi baci un po' ovunque <<poi ieri ho pensato che io non ti ho mai chiesto se volessi esser ufficialmente la mia ragazza quindi, sperando in un si, ti ho portato una cosa>> lo guardai accigliata a questa sua affermazione ma lui mi sorrise per rassicurarmi. Tirò fuori dallo zaino una busta e da lì, invece, una maglietta del Milan con su scritto "Loca's girlfriend 22" <<oggi è il 22>> notai <<da oggi ho una ragazza?>> si morse il labbro mentre restavo in silenzio a girare e rigirare la maglietta <<dio Manu, si>> risposi puntando lo sguardo verso i suoi occhi <<dopo voglio vedere come ti sta>> mi sussurrò all'orecchio, anche con un pizzico di malizia. Risi leggermente ma mi fermai non appena dalla porta vidi entrare Davide accompagnato da, solamente, tre ragazze e un ragazzo. Trattenni il respiro quando lo raggiunse pure Marco che, non notando me e Manu, cominciò a parlare tranquillamente col numero 96. Il mio ragazzo (cazzo, che bene che suona) si accorse del punto fermo in cui stavo guardando e scosse la testa con disappunto <<da quando sono amici?>> commentai sperando di ricevere definitivamente una risposta <<non lo sono, in teoria>>
Manuel si alzò e si avviò verso il tavolo del suo, purtroppo, compagno di squadra <<Davide, tipo, ragazze... MARCO>> affermò con un pizzico di acidità nel pronunciare l'ultimo nome <<ragazzi io vado, ci sentiamo>> disse proprio questo prima di alzarsi e farsi spazio verso l'uscita <<Loca, frequenti ancora certa gente? Sei simpatico agli allenamenti, ti manca solo un po' di fiducia in te stesso. Puoi puntare più in alto amico. Te lo dico perché Francesca>> indicò con il capo la ragazza alla sua destra <<probabilmente un pompino te lo farebbe volentieri e diciamocelo, è meglio della tua ragazza>> finì la frase e mentre la troia appena nominata si avvicinava al mio Manuel, un nodo alla gola mi si formò <<sto bene così, grazie lo stesso>> rispose facendo un occhiolino a Calabria.
Finii la colazione insieme al mio ragazzo che poco dopo scappò per gli allenamenti ed io, nonostante m'ero ripromessa di andare a scuola almeno per la seconda ora, decisi di saltare le lezioni e di andare al campo per fare due tiri. Era vuoto e me lo sarei dovuta aspettare essendo in piena mattinata, ma ormai non sono fermamente convinta su niente.
Soprattutto sulle persone.
Soprattutto su Marco e Davide.
Senza rendermene conto stavo cominciando a piangere ripensando alle parole del 96 che aveva avuto il coraggio di dire in mia presenza. Odiavo essere il soggetto di discorsi fra persone che detestavo e finalmente cominciavo a capire il perché, prima di trasferirci, passavo le giornate da sola in camera mia: non ascoltavo nessuno se non parole dette da dei cantanti che nemmeno avevo mai visto.
Ricordavo esattamente il momento in cui m'ero accorta che tutte le persone che mi circondavano erano finte e uguali, senza un briciolo di personalità, monotone.
Mi ripresi solo quando il cellulare vibrò e sul display apparve una nuova notifica di ask e due messaggi non letti arrivati una dozzina di minuti prima da mia mamma.
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Anonimo: Non piangere.
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Chi sei?
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Anonimo: Nessuno di importante, per te almeno.
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Non sto piangendo :)
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Anonimo: Sì certo, ora vuoi venirmi a dire che non sei seduta con un pallone in mezzo alla gambe, il telefono fra le mani e la testa bassa?
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Esatto ahah
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Anonimo: Puoi anche non mentirmi, ti ho visto.
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Io e il mio stalker ahah
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Anonimo: Perché ridi se in realtà sei spaventata da ciò che ti sto dicendo?
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Io non ho paura...
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Anonimo: Non si direbbe nel vederti.
Vorresti dirmi che stai tremando perché fa freddo nonostante ci siano 25 gradi?
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Non risposi perché effettivamente aveva ragione. Sapere che qualcuno mi stava fissando ma non vedere nessuno nei dintorni era inquietante. Presi la palla e cominciai a giocare di nuovo, sperando di non aver fatto male a lasciar perdere questa persona.

Ask.fm || Davide CalabriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora