Capitolo 10

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Ah no, aspetta, sembra che non abbia ancora capito. I suoi occhi cominciano a cambiare colore, il verde si tinge di rosso, immediatamente la sua mano va a stringere una ferrea sul mio polso, sgrano gli occhi quando mi tira a sé, la sua mano lascia il mio polso per stringermi in un forte abbraccio.

''Non dirlo nemmeno, ti ho aspettato per tremila anni, ora che ti ho trovato, nemmeno la morte potrà separarci, forse prima non sono stato chiaro, tu sei mia, ucciderò chiunque si frapponga tra me e te, non mi importa se tu non vuoi, Madre Luna ci ha messo insieme, che tu lo voglia o no, dovessi legarti anche al letto, starai con me, per sempre.''

Era parecchio arrabbiato, e pronuncio quelle parole con odio e rabbia.

''Carino da parte sua rovinarci la vita, cioè ci ha praticamente detto che ci rinchiuderà in una stanza se non accettiamo di stare con lui.''

Aw, accuccia cane, sei troppo possessivo per i miei gusti. Cerco di frapporre le mei mani al suo petto, ma con scarsi risultati, la sua presa era troppo forte.

''Staccati, forza levati, forse non hai capito, ti devi staccare!''

Lui ringhia, soltanto per me è imbarazzante avere tutto il suo corpo nudo, attaccato al mio? No, per favore qualcuno mi spieghi perché non si stacca?

''Io sto accanto a ciò che è mio, non ho nessuna intenzione di lasciarti andare, mai. Puoi anche evitare di chiedermelo, non accadrà mai. Ed ora finiamo di lavarci e andiamo a mangiare.''

Si stacca da me, finalmente aggiungerei, e prende lo shampoo incominciandosi ad insaponare i capelli, guardo le goccioline di acqua scendere lungo i suoi magnifici pettorali, impedendo alla vista di andare oltre. I suoi occhi seguono ogni movimento dei miei ammetto di essere attratta dai suoi magnifici occhi verdi, ma di certo questo non gli da il potere di comandarmi e di pretendere il completo possesso su di me, come ho già detto, io non sono un oggetto.

''Principessa perché non vieni qui, cosi posso lavarti.''

Mi sorride maliziosamente, arrossisco fino alla punta dei piedi, non può, andiamo non può fare sul serio.

''Mi so lavare da sola, grazie per la tua preoccupazione , inopportuna aggiungerei.''

Ci laviamo in un silenzioso imbarazzo, da parte mia, lui invece, sembra essere a suo agio. Mi avvolgo in un accappatoio e scappo nella nostra cella, è strano dire nostra.

Alle mie spalle sento la sua risata, ma cosa ci ride? Io sto morendo di imbarazzo!

''Non è divertente!''

Lui ride, ha una risata così bella e contagios- no, la sua risata è orribile, non posso ricaderci.

Con la convinzione di essere forte e di non poter ricadere in quella trappola, mi vesto ed esco camminando a passo spedito verso la mensa.

Arrivata davanti alle porte della mensa, uno strano odore di pesca arriva alle mie narici, è un odore così famigliare, da dietro le porte si sentono delle chiassose risate e dei lamenti di dolore, spedita apro la porta e mi ci fiondo all'interno. Al centro della stanza vedo un ragazzo, sui venti anni, inginocchiato e col volto chino verso il pavimento, ha un aria sofferente e dolorante, ha dei capelli marroni ed è senza magliett- aspetta cosa? Perché è senza maglietta?

Nella stanza risuonano delle risate divertite ed uno odore dolciastro di sangue si espande per tutta la stanza, ci sono dei ragazzi, senza dubbio dei licantropi, che tengono in mano un coltello, sembrano divertirsi molto.

Guardo quel ragazzo, ha numerose ferite da taglio sul corpo e qualche livido qua e là. Non riesco a capire a che specie appartiene, ha l'aspetto di un ammaliatore, sono delle creature nate da una fata e una strega facilmente riconoscibili dal tatuaggio sulla clavicola destra rappresentato da un triangolo avente sull'estremità appuntita due divaricazioni.

Okay, ammetto che Kaitlyn usa enormi paroloni per spiegare un coccetto così semplice, guardo quel ragazzo che mi sembra così tanto famigliare, quasi lo conoscessi da sempre. Come avesse percepito il mio sguardo, alza la testa e i suoi occhi blu incontrano i miei, succede così in fretta, in un attimo si libere dalle corde che lo tenevano stretto, le sue ferite guariscono ad una velocità impressionante, e sotto lo sguardo scioccato di tutti, comincia a camminare verso di me.

Nella stanza cade un silenzio di tomba, lui è sempre più vicino, ma se normalmente mi sarei metta a correre pur di impedire ad un soggetto qualunque di toccarmi, ora vorrei soltanto abbracciare quel ragazzo, quell'uomo a me sconosciuto, sembra quasi che il mio corpo lo riconosca prima della mia mente, come se qualcosa bloccasse alla mia mente di ricordare.

Si ferma a pochi centimetri da me, alza la mano e la porta alla mia guancia sinistra, le sue dica cominciano ad accarezzarmi con dolcezza e poi parla. Le parole che dice mi mandano in confusione, ma in un attimo ricordo, tutto.

''Finalmente ti ho trovata, sorellina.''


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