3. Benvenuti

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Lunedì 23 Novembre, ore 9:00.

Siamo tutti già in sala relax con la tuta di Amici. Siamo sui divanetti e sono appena entrati Stefano e Marcello: sono due professionisti, ma quest'anno saranno un po come Luca e Chicco delle prime edizioni.
"Quest'anno saremo il vostro punto di riferimento per tutto."
Sento Benedetta ridere come una gallina ad ogni respiro di Stefano.
"Qualunque problema, dubbio, anche se volete semplicemente chiacchierare un po', noi ci siamo."
"Innanzitutto benvenuti ufficialmente nella scuola di Amici." - su questa frase di Marcello parte l'applauso di tutti. Cavolo si sono ad Amici.
"Non perdiamoci in chiacchiere e passiamo subito alle assegnazioni!"

Danno canzoni e coreografie a tutti.
Alle 10 puntuali iniziano le lezioni, Braga, Zerbi, Maccarini e poi Perris, una giornata straziante, ma bella.

"Sto morendo di fame."
Siamo appena arrivati in hotel e divorerei qualunque cosa adesso. Lascio la mia borsa ad Andreas e gli chiedo se può portarmela sopra, corro in sala per mangiare. Non aspetto neanche Chiara, mi riempio il piatto e mi metto a sedere.
"Siamo affamate stasare!"
"Scusa?"
"No dico, ti sei seduta senza aspettare nessuno!" - Si siede sulla sedia libera del tavolo - "Gabriele mi ha chiesto di prendergli un posto."
Neanche lo ascolto, non mi interessa quello che ha da dirmi.
Oggi eravamo tutti a lezione con Maccarini che gli ha chiesto di non esagerare quando canta con tutti i suoi manierismi e lui se ne esce con un "io sono questo!", ma chi cavolo ti credi di essere? Mi urta il sistema nervoso.
Finalmente arriva Gabriele, lui lo adoro, è un cucciolo, potrebbe essere mio fratello minore, ho un senso di protezione verso di lui. Lo seguono Andreas e Chiara che si siede vicino a me.
"Ma voi due vi conoscevate da prima?" - Andreas è sempre stato un ficcanaso fin da bambino e adesso deve impicciarsi della vita di Lele e Gabriele.
"Siamo cugini." - risponde Lele ridendo.
"Pure voi? Un Amici in famiglia quest'anno! Anche la ragazza dai capelli fucsia è la mia cuginetta!"
"Amore vorrei ricordarti che sono io la grande."
"Smorfiosa come sempre!"
Gli faccio l'occhiolino e gli mando un bacio da lontano.

"Ho bisogno di aria pulita, vado a fumare." - si lo so di essere una cretina ogni tanto, ma mi diverto.
Esco e vedo la panchina libera. Mi piace questo posto, sembrava un parco, ma siamo in un hotel qualunque. La sigaretta di fine giornata è la cosa più bella.
"Dai mamma ci sentiamo domani, salutami il nanetto." - sento Lele in lontananza parlare al telefono.
<fa che non mi vede, fa che non mi vede.>
"Elo, che ci fai qui fuori?" - ecco appunto.
"Sto fumando!"
"Posso farti compagnia?"
"Se proprio ne senti la necessità."
Si siede vicino a me sulla panchina.
"Allora come ti sembra la scuola?"
"Bella."
"Ti trovi bene?"
"Si!" - forse sto esagerando, ma non voglio parlare con lui.
"Elodie ma hai qualche problema con me?" - cerca in tutti i modi un mio sguardo.
"Nessuno.."
"Mamma mia quanto sei acida, i capelli dovresti farlo gialli, come il limone!" - fa come se vuole andarsene.
"Io? Ma senti da che pulpito. Un bambinetto di 18 anni viene a dire a me che sono acida?"
"Vedi che hai qualche problema?"
"Si non ti sopporto, sei un bambino che si crede già di essere arrivato quando in realtà non sei nessuno."
"Io non mi credo di essere arrivato." - mentre lo dice continua a toccarsi quel suo maledetto ciuffo.
"Ma perché stiamo ancora parlando?"
Mi alzo di scatto e salgo in camera.

"Che succede?"
"Ho avuto una discussione con Lele sotto"
"Perché?"
"Chiara perché è un bambino viziato, non lo sopporto, più andiamo avanti e meno voglia ho di vederlo."
"Si ma non capisco così tanta agitazione, che fastidio ti dà?"
"Odio la sua sicurezza, una sicurezza che a 18 anni non puoi avere e di conseguenza è tutta una finzione, si è solo montato la testa perché forse è un bel ragazzo."
"La sua sicurezza Elodie? Davvero?"
"Si, è fastidioso!"

Chiudo il discorso e mi metto a dormire.

Odio la sua sicurezza è vero, odio le sue idee chiare sulla vita, non possono essere reali a 18 anni. Io a 18 anni ho smesso di cantare perché credevo non fosse la mia strada, lui invece sa già cosa vuole diventare, cosa vuole essere. Lo trovo finto, non lo concepisco, è irritante  e io sono una cretina che perdo tempo a parlare di lui.

Amare vuol dire costruire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora