7. Papà.

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Mi ero svegliata e Lele non c'era, non me ne sono accorta quando è andato via.
"Gab ma Lele dov'è?"
"In camera, doveva farsi la doccia e correre a lezione."
Devo andare in palestra e non ho neanche il tempo di tornare sopra, lo saluterò dopo.

"Ma scusatemi, Lele?"
"A lezione con Moro."
Ancora? Strano che fa così tante lezioni oggi.
"Che è successo Elo?"
"Niente Andrè perché?"
"Boh ho incrociato Lele era strano."
"Beato te che lo hai incrociato."

"Che hai?"
"Forse ho fatto una cazzata."
Nessuno dei due parla, fissava il pavimento e giocava con l'anello.
"L'ho baciata."
"E la cazzata quale sarebbe?"
"L'età? La vita diversa? Le esigenze diverse?"
"Ti sei pentito?"
"No, assolutamente no, lo rifarei mille volte."
"E allora?"
"Merita di essere felice e io non posso darle la felicità che merita."
"Ne hai parlato con lei?"
"Oggi l'ho evitata."
"Sei un coglione allora. Parlale e dille ciò che provi adesso."
"Non voglio deluderla."

"Dove vai Elo?"
"Esco con papà stasera, è un po che non lo vedo." - Anche perché ho bisogno di vederlo, mi manca.
È sempre stato molto presente nella mia vita, da quanto ero bambina c'era sempre: mi portava in piscina, a quelle poche lezioni di musica che ho seguito... Il gelato del sabato pomeriggio e la camminata al parco.
Le giostre, quanto mi piacevano le giostre, mi ci portava quando ero triste. Mi portava a vedere le partite di calcio che io amavo, mi divertivo da morire. Ha avuto una vita difficile con me, davo abbastanza pensieri, ero ribelle, ma mai a grandi livelli, non ho mai fatto niente di grave.
"A adesso siamo passate al rosa?"
"Dovevo cambiare. " - È inevitabile che io gli salti al collo, ne ho la necessità, mi alza da terra e fa un giro su se stesso.
"Papà quando inizierai a vestirti come uno della tua età?" - a 50 anni porta ancora la giacca di pelle, dei jeans che non mi entrerebbero neanche, quell'orrendo cappello che pota ogni giorno e poi gran finale, le chiavi appese ai passanti dei pantaloni.
"Sto male?"
"No sei bellissimo come sempre, però capisci che stai invecchiando?"
"Hai paura di sfigurare vicino ad uno come me?" - mi abbraccia e andiamo al giapponese, ho fame, come sempre.
Sono alcune settimane che non ci vediamo e iniziamo a parlare di tutto. Questo è il rapporto con mio padre, ci raccontiamo tutto, sempre. Con mamma no, abbiamo un carattere molto simile ed è difficile parlarsi liberamente. Papà mi tranquillizza, la sua voce ha davvero l'effetto di una medicina per me.
"Ti vedo felice.."
"Lo sono." - ed è vero, non devo neanche sforzarmi di mentirli, anche perché se ne accorgerebbe.
Una volta avevo perso il telefono, non gli avevo detto nulla per paura di una sua reazione esagerata. Abbiamo pranzato, guardato un po di TV e dal nulla mi chiede cosa avevo combinato, ho sempre pensato che in realtà lui aveva delle spie, agenti segreti che mi pedinavano e gli raccontavano tutti. Oppure una volta sapeva che non ero andata a scuola per uscire con il mio ragazzo e siamo andati al parco, non ho mai capito come ha fatto a scoprirlo e non ha mai voluto dirmelo.
Mi racconta quello che ha fatto in questi giorni, che la gente lo ferma per strada per dirgli di avermi visto in TV e che sono bravissima. Lo dice e vedo i suoi occhi riempirsi di orgoglio, per la prima volta posso dire di aver reso orgoglioso mio padre, è una sensazione bellissima, ma dopo 25 anni finalmente ce l'ho fatta.
"Mi sei mancato papà.."
"Pensare che siamo a 10 minuti di distanza, basta che mi fai uno squillo e corro da te." - lo stringo forte in un abbraccio che vorrei non finisse mai.
"Ti voglio bene."
"Te ne voglio anche io principessa."
Mi faccio accompagnare da papà in hotel, è davvero tardi, spero che nessuno mi abbia visto.
"Ti stavo chiamando per sapere che fine avessi fatto."
"Scusa Chia, solo stata con mio padre."

È incredibile tutto quello che è successo oggi, non ho visto neanche Lele. Ci siamo baciati, però poi non ne abbiamo più parlato, forse per lui non è significato nulla?
È stato solo un momento? Si forse si, è stato solo un momento e io devo farmi meno film mentali. Lui non è il tipo che sta con una donna, ha l'aria da grande latin lover, uno che si vive la vita e che ha il pieno controllo di tutto.

"Buongiorno." - mi poggia una mano sulla spalla e se ne va.
Adesso gli meno, si adesso lo butto a terra, qui davanti a tutti e lo riempio di pugni. Nella mia mente ho impressa più o meno una scena di wrestling con tanto di ovazione del pubblico finale.
Si è seduto al tavolo con Benedetta che non perde mai occasione per fare la bambina con le sue risatine isteriche, credo che ci abbia già provato con tutti qua dentro.
Decido di scrivergli un messaggio, anche perché non mi va di avvicinarmi.
<Dobbiamo parlare..>
Lo fisso dal tavolo aspettando che prenda il telefono.
<Stasera...>

Vivo la giornata aspettando stasera, cerco di prepararmi anche eventuali risposte ad effetto a sue possibili affermazioni o frasi di canzoni e romanzi che potrebbe utilizzare.
"Elodie per favore puoi concentrarti?"
"Si mi scusi, ho la testa tra le nuvole."
"Che succede?"
"No no nulla, ho alcuni pensieri."
"Vai a prenderti dell'acqua, ti aspetto."

Ci sono giorni in cui il destino decide di prendersi gioco di te.
Esco dalla sala e lo incrocio nei corridoi, ha un'aria così tranquilla, i suoi 18 anni si sentono tutti.
Mi fa l'occhiolino, l'occhiolino.
È tornato a smuovermi il sistema nervoso, è un bambino, non mi sbagliavo. Non so bene neanche io perché sono così nervosa, ma spaccherei tutto, prima di tutto la sua faccia.

"Mantieni la calma."
"È morta la calma."

Amare vuol dire costruire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora