9. La luce accesa.

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"Sei pronta?"
"Assolutamente no!"
La vedo seduta sul letto che fissa il vuoto. Ha un piccolo trolley vicino a lei, si è infilata le scarpe, ma non le ha allacciate. Mi chino di fronte a lei per finire il lavoro, prendo i lacci e le canticchio la canzoncina del coniglietto, quella che cantavo a mio fratello per insegnargli ad allacciare le scarpe quando era più piccolo. Alzo lo sguardo e un piccolo sorriso è comparso sul suo volto.
"Dai andiamo." - mi alzo, con una mano afferro la valigia e l'altra gliela porgo.
"Basta andiamo si."
Il giorno è arrivato, passiamo le vacanze di Natale a casa mia, o meglio, scendiamo giù, poi a Natale lei torna a Lecce e mi raggiunge a Pomigliano per Capodanno.

"Mà stiamo partendo."
"Va bene, fate piano."
"Si adesso vado a dirlo al conducente del treno di non correre molto"
"Non fare il cretino, viene papà a prendervi."
"Va bene, a dopo."

La prendo per mano, la vedo, è nervosa, vorrei farle capire quanto io sia felice di quello che sta facendo per me, di quante cose sta mettendo in gioco per me, vorrei farle davvero toccare il mio cuore e tranquillizzarla.
Le do un piccolo bacio sulla tempia e ci incamminiamo fuori dalla stazione.
Vedo mio padre che agita le braccia al cielo, come se mi fossi dimenticato il suo volto.
"Ciao boss."
"Campione, ben tornato." - lo bacio senza lasciare la mano di Elodie.
"Pà, lei è Elodie."
"Salve, piacere." - gli porge timidamente la mano, ma lui la abbraccia.
"Finalmente, nelle ultime settimane parlava solo di te, adesso hai un volto e una voce."
Grazie Papà, lo adoro, riesce ad alleggerire la tensione ogni volta.

"Raffaeleeeeeeeee"
Sento Elodie trattenere una risata, sa che non mi piace quando mi chiamano con il mio nome, ma mamma è così, <Ti ho chiamato Raffaele, e Raffaele ti chiamerò.> questo dice sempre.
Le corro incontro e mi salta al collo, come una bambina. Mi è mancata. Mi è mancato il suo profumo, le sue mani, i suoi sorrisi e i suoi occhi che mi calmano anche nei momenti più bui. Faccio scendere mamma e lo vedo, li sulla porta che mi guarda, fermo immobile.
"Non mi saluti?"
"Vieni qua"
Mi avvicino lentamente, non lo vedo da due mesi quasi, è cresciuto, ma è sempre lo stesso, ha sempre gli stessi occhi.
"La luce di casa è accesa guarda." - si sposta per farmi vedere dentro, aveva acceso tutte le luci.
Lo abbraccio. Lo abbraccio forte e non posso trattenere le lacrime.
"Sei cresciuto campione."
"Perché piangi?"
"Mi sei mancato."
"Anche tu, ma guarda siamo qui, insieme no?"
È diventato un uomo ormai, non lo riconosco quasi, ma sono così felice.
"Sono orgoglioso di te Lele!"
"Davvero?"
"Si. Non potevo desiderare fratello migliore."
Questa è la mia unica vittoria: LUI.
Ho lasciato Elodie con papà, mi giro e la vedo già ridere con mia madre, bene.
"Ok vi siete già presentate. Elodie lui è Mattia."
"Ciao, ho sentito parlare tanto di te."
"Immagino che noia, mio fratello sa essere noioso quando parla."
"Oh, ma ti sembra modo?"
Tutti ridono e non posso fare a meno di fare lo stesso.




Pensavo andasse peggio, mi aspettavo un terzo grado, mille domande, invece no, sono tutti gentili e carini.
"Grazie."
Vedo la mamma di Lele alle mie spalle.
"Qualunque cosa fai non smettere mai di farla, non l'ho mai visto così e so che gran parte del merito è tuo."
"È impossibile non amarlo."
"Non si fa amare da nessuno, oltre noi, e adesso da te. È complicato, gli ho sempre permesso di fare le sue esperienze sperando che magari un giorno sarebbe riuscito ad aprirsi con le persone, ma stava sempre per i fatti suoi, con la sua chitarra, ero preoccupata."
"È diverso dagli altri e lo amo proprio per questo."
"Mamma mi hai fatto i funghi vero?" - vediamo comparire Lele in salotto già in ciabatte.
"Si te li ho fatti." - si avvicina e mi bacia. Adesso mi sento un po'  in imbarazzo, non mi piacciono queste scene davanti ai genitori.



"Come è andata?"
"Pensavo peggio."
"Ti ho vista più rilassata infatti."
"Tua mamma è un tesoro."
"Già ti vuole più bene di me infatti."
"Ho capito tante cose oggi."
"Tipo?"
"Ho capito perché sei così, perché sei quello che sei. Loro dicono molto di te."
"Mi vogliono bene anche se non lo dicono, lo so, lo sento."
"Tuo fratello ti guarda come se stesse guardando il suo super eroe preferito."
"Batman."
"Si, sei il suo Batman. Sa che correrai da lui sempre, basta una piccola luce che tu corri."
"Lo amo."
"Lo vedo."


"Allora come va?"
"Bene."
"Bene bene? O solo bene?"
"Bene bene bene."
"Sei proprio felice allora."
"Felicissimo."
"Bello vero?"
"Si. Provaci anche tu."
"Si me lo hanno detto che è bello essere felici."
"Vorrei farti conoscere la mia felicità, ma sai sono geloso."

Amare vuol dire costruire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora