Capitolo 3.

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La prendo per i capelli e la trascino per terra. Tutti i presenti vengono attirati da questa scena: intorno a me si forma una cerchia di gente che incomincia a sussurrarsi all'orecchio frasi cercando di non farsi sentire.
Le sferro dei calci nelle costole e le tiro uno schiaffo in piena faccia gridandole contro «Ora capisci cosa si prova ad essere picchiate,eh? Capisci come ci si sente? La paura che ti assale,tanto che non riesci a pensare ad altro che alla morte,vero? Ma come ti sei permessa? Cosa ti è saltato in mente?» e vengo fermata da una sola parola che esce strozzata dalla sua bocca:
«Scusa»
«Pensi che delle semplici scuse possano fermarmi? Pensi che io possa perdonarti una cosa del genere? Non ti perdonerò mai! Mi fai schifo!» e sbattendole la testa per terra mi alzo e mi faccio spazio tra la gente che si sposta subito per paura della reazione che potrei avere.
Sento un dolore immenso dentro di me: era l'unica amica che mi rimaneva e non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lei.
Esco correndo dal locale e scoppio in lacrime. Mi sento persa,completamente.
Alzo lo sguardo per vedere se qualcuno per caso mi sta guardando,ma per fortuna non c'è nessuno nei paraggi.
Incomincio a correre,vorrei fuggire da questa vita ed immedesimarmi in un'altra persona che vive una vita felice e che non ha mai avuto nessuno di tutti i problemi che sto avendo io. Non ho più emozioni,sento il cuore battere fosse preso a calci. Non è più qualcosa che mi rappresenta,ma semplicemente un organo che vorrei smettesse di funzionare.
Ho desiderato tante volte che qualcuno mi portasse via e che magari mi facesse vivere meglio,ma purtroppo sono sempre stata chiusa in casa e cresciuta da una madre con istinti omicidi.

Fuori dalla porta di casa sento le grida di mia mamma e il rumore dei piatti che cadono per terra frantumandosi.
Entro e faccio in tempo ad abbassarmi per non beccarmi un piatto addosso. Corro verso mia madre e la blocco contro il muro,ma non sono abbastanza forte: riesce a divincolarsi e a buttarmi per terra dove poi vengo riempita di botte.
Senza motivo,un'altra volta.
Sento il dolore che persiste tra le costole,nella mia testa e alle gambe. È violenta e non capisco il perché di questi suoi gesti. Provo a divincolarmi,ma non ho abbastanza forze. Papà prova a fermarla,ma lei ha un'ira infinita che le travolge gli occhi e che non le permette di fermarsi.
Incomincio a piangere,forte,ma non basta.
Finalmente dopo aver perso sangue dalla bocca e dal naso riesco a far finire quell'insopportabile dolore e soprattutto riesco a scappare da quella donna.
Faccio un po' fatica ad alzarmi e a trascinarmi fuori dalla cucina,ma appena riesco ad uscirne corro su nella mia stanza. Chiudo la porta a chiave e mi lascio cadere appoggiata alla porta scoppiando in lacrime.
Semplicemente mi odio. Piango per qualsiasi cosa e mi sono stufata.
Odio queste situazioni: tutti pensano che io pianga per fare scena,mentre se ci fossero loro al mio posto avrebbero provato a suicidarmi almeno il doppio delle volte che ci ho provato io.
Stringo le ginocchia al petto e mi graffio le gambe arrabbiata,ma nulla mi provoca più dolore di quanto ne persiste dentro di me.

Dopo essermi fatta una doccia mi infilo sotto le coperte e prendo il telefono. Trovo un messaggio di Kalyn:

"Scusami per prima. Non sono completamente lucida mentre ti scrivo questo messaggio perché mi sono scolata almeno cinque drink prima di prendere la decisione di scriverti. So che non mi perdonerai mai. Non crederai a nessuna di queste parole,ma sappi che comunque vada ti vorrò sempre bene e potrai sempre contare su di me. Mi dispiace. Se hai bisogno bussa alla finestra accanto.
Tua Kalyn,xx."

A quanto pare mi conosce abbastanza per capire che non la perdonerò mai e che non ho nessun bisogno di lei se poi questi sono i risultati.
Digito il numero di Keisha,che risponde dopo due squilli:
«Jany,dimmi...»
«Dimmi che hai qualcosa da portarmi...» sono disperata e già in astinenza dopo alcune ore.
Riattacca e cinque minuti dopo sento bussare alla finestra. Entrare dalla finestra è una cosa che usiamo fare molto nel vicinato tra adolescenti. Lo abbiamo fatto fin da piccoli: in piena notte quando avevamo paura di qualcosa non abbiamo mai chiesto aiuto ai genitori,ma abbiamo bussato alla finestra dell'amico che abitava a fianco a noi chiedendogli se potevamo dormire abbracciati.
Scendo dal letto per aprire la finestra e lei mi abbraccia,sperando forse che io scoppi a piangere tra le sue braccia sfogandomi,ma non ho più lacrime e non mi piacciono molto i gesti affettuosi,così mi stacco subito da lei. Se solo sapesse quel che sto passando rimarrebbe sconvolta e continuerebbe a stringermi anche contro la mia volontà,ma ovviamente lei questo non lo sa: non ho mai parlato con nessuno dei problemi presenti in casa mia (a parte con colei che consideravo la mia migliore amica) e non ho intenzione di farlo per il resto dei miei giorni.
Ci mettiamo sotto le coperte,ma cerco di mantenere la distanza dal suo corpo per non cadere in un suo abbraccio e lei incomincia a parlare con la sua voce squillante:
«Non me l'aspettavo da Kalyn...»
«Neanche io» è l'unica cosa che riesco a dire.
«Ci sono io qua con te,anche se fa strano dirlo! Ma fidati,puoi contare su di me.»
«Non mi fido più di nessuno,ma grazie lo stesso per il pensiero. Ora dammi qualcosa che mi tenga impegnata la mente».
Tira fuori dalla borsa una solita bustina,ma vedo che dentro contiene il doppio di ciò che ho aspirato circa cinque o sei ore prima. Sparge il tutto sul comodino e sento le mie vene gonfiarsi dall'adrenalina che provo.
Ho sempre odiato ogni tipo di droga,soprattutto quando ha incominciato a farne uso mia mamma dopo la morte della nonna: la rendeva vulnerabile e ha incominciato a perdere peso smisuratamente. In questo momento però è tutto ciò di cui ho bisogno per provare a vedere se riesce a farmi stare meglio. So che è un pensiero stupido,se lo sapesse papà piangerebbe tantissimo. Abbiamo passato tante notti abbracciati mentre la mamma era nel centro dei tossicodipendenti,lo sentivo piangere per paura che lei se ne andasse e inoltre quando ero più piccola ho sempre odiato e picchiato con le mie piccole mani chiunque avesse provato a dare della drogata a mia mamma. Non vorrei mai e poi mai che qualcuno desse della "drogata" a me perché so di essere una ragazza intelligente e sarebbe una sconfitta bruciare i neuroni che mi hanno sempre permesso di essere una delle più brave alunne della mia scuola. Credo comunque che non basterà di certo una volta per per farmi uscire fuori di testa e sicuramente non lo rifarò mai più dopo questa notte. Mi alzo e aspiro tutto ciò che ho davanti a me: due minuti dopo non c'è più traccia di cocaina sul comodino e nella mia testa cresce uno stato di euforia massimo.
Dopo un'ora mi sale la nausea e incomincia a girarmi la testa: non capisco come dall'adrenalina sono passata a ricominciare a pensare a tutti i problemi.
Chiedo a Keisha di andarsene,il divertimento è finito e ora voglio dormire. Mi sdraio sul letto e provo a farlo,ma ho le allucinazioni: mi sembra di vedere quella donna infuriata,che prima mi ha picchiata,sulla porta con un coltello in mano e per paura mi nascondo sotto le coperte dove incomincio a respirare faticosamente e i battiti del mio cuore accelerano.
Quattro ore dopo sono ancora sveglia,continuo a girarmi da una parte all'altra e per fortuna man mano che passa il tempo le allucinazioni diminuiscono,ma la nausea aumenta e mi stringe lo stomaco.
Non so a cosa sia dovuto,ma è una sensazione molto fastidiosa.

Alle 07:00 sono già pronta per la scuola e decido di incominciare a uscire,ma pur essendo partita in anticipo riesco ad entrare in classe quando ormai le lezioni sono iniziate; mi trovo un banco libero tra le ultime file e guardo il professore che spiega facendo finta di stare attenta. Poco più avanti c'è Kalyn seduta vicino al gemello Yac. Li vedo ridere di gusto e parlare per un'ora di fila e quasi non mi sembra vero: Yac non è mai così socievole,ama la solitudine e ogni volta che lo vedo è sempre da solo. Sua sorella non ha mai parlato bene di lui e ha sempre avuto paura che avesse dei brutti problemi o che magari ci fosse qualcuno che lo terrorizzasse,ma pur non andando d'accordo con lui sarebbe stata disposta ad ammazzare chiunque gli avesse fatto del male.
Se devo dire la verità ho sempre desiderato sapere cosa si celasse dentro di lui!
Ha gli occhi verdi e un sorriso delimitato da due fossette che mi hanno sempre fatto perdere la testa. I capelli sono neri e adoro quando sposta il ciuffo con le sue mani che sembrano grandi e protettive,ho sempre desiderato poterlo fare io. Ha le sembianze di un vampiro: le occhiaie sono sempre presenti sul suo viso e ha la pelle chiarissima.
Rispetto agli anni passati è cambiato molto fisicamente,ora è molto più alto di me e muscoloso. Indossa quasi sempre magliette nere o bianche da dove si riescono a intravedere i muscoli delle braccia e i pettorali. Non so molto sul suo carattere,ma vorrei capire se è come credo: magari ce l'ha con il mondo e non ama la gente che lo circonda,proprio come me,ma magari riuscirei a divertirlo e a vedere da più vicino il suo viso perfetto. Tante volte dicono che due casini insieme non risolveranno mai nulla,ma io sono dell'idea che ci si potrebbe salvare insieme.
Ho immaginato molte volte una relazione tra di noi,ma so che lui non ci proverebbe mai perché sono,o meglio ero,la migliore amica di sua sorella e per la differenza di età tra di noi,che pur poca,è evidente.
Sicuramente potrei infilarmi nel suo letto facilmente,qualunque ragazzo accetterebbe,ma non sono quel tipo di ragazza: ho preferito amare qualcun altro a mio rischio e pericolo piuttosto che aspettare il suo amore fino alla morte!
Smetto di osservarlo ma mi accorgo che anche lui lo sta facendo,mentre ride del fatto che continuo a mordermi il labbro. Divento completamente rossa come un peperone e distolgo lo sguardo.

Alla fine delle lezioni decido di tornare subito a casa,ma mi raggiunge Yac. Non voglio farmi vedere con lui da nessuno e sinceramente non so neanche perché mi sta rivolgendo la parola. Be,veramente non ha neanche iniziato a parlare,ma quel suo sorriso mi ha mandata fuori di testa e non voglio passare un altro minuto con lui perché so che non riuscirei a rispondere a nessuna sua frase: mi mette in imbarazzo come nessun altro riuscirebbe a fare e non sono in grado di parlare con nessun ragazzo. Accelero il passo ma vedo che mi segue,allora mi giro bruscamente:
«Mi puoi dire cosa vuoi?!»
«Scusa,non pensavo reagissi così dopo aver passato quasi tutta la giornata a fissarmi mordendoti il labbro» dice ridendo.
«Be.. Io.. Non guardavo te. E poi non sono affari tuoi!» ma sicuramente capisce che sto mentendo.
«Ti va di bere qualcosa insieme? Sono a casa da solo,potresti venire da me»
«Se intendi che potrei infilarmi tranquillamente nelle tue lenzuola,be,lo farei molto volentieri perché i tuoi occhi e il tuo sorriso mi fanno impazzire... Cioè,volevo dire..in ogni caso non ci vengo,ora levati».
Non so perché mi sono uscite tutte quelle parole dalla bocca,non sono mai così volgare e di certo non intendevo dire quel che ha capito (o forse sì...),ma in ogni caso non voglio avere mai più nulla a che fare con nessun ragazzo. Voglio rimanere sola. Nella mia solitudine sono sempre stata pronta a tutto e vorrei riuscire almeno questa volta ad evitare qualsiasi ragazzo che vuole più di ciò che voglio offrire io. So di sicuro che Yac non si accontenterebbe mai dell'amore che potrei provare un giorno per lui,non si accontenterebbe mai solo delle mie labbra e del mio saper leggere i suoi bellissimi occhi. Vorrebbe di più,qualcosa che io non voglio dare a nessuno,perciò meglio non entrare in un nuovo casino.

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Ecco anche questo nuovo capitolo!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questi capitoli scritti fin ora: se vi va lasciate qualche commento.
Inoltre volevo ringraziarvi per le 150+ visualizzazioni dopo due giorni!

I have lost myself again - Mi sono persa di nuovo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora