Capitolo 10.

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Improvvisamente le lacrime si fanno spazio sul mio viso,come fino a mezz'ora prima. Non so cosa mi sta succedendo in questo periodo,ma sono davvero stanca di questa situazione e so che non resisterò ancora molto. Per fortuna le psicologhe della clinica hanno ritenuto che la mia depressione va meglio e mi hanno lasciata andare a casa,ma io so che in fondo non va meglio niente: va solo peggio... Mi sono semplicemente impegnata per andare via e per poter fare quel che voglio.
Sono tremendamente agitata e respiro faticosamente senza riuscire a calmarmi. Cerco dentro il cassetto ciò che mi serve e ci metto un po' a trovarlo,dato il tremolio che invade le mie mani.
Il sangue esce velocemente dai tagli appena cicatrizzati e improvvisamente incomincio a calmarmi. Non so come questo masochismo riesca a provocarmi queste sensazioni,ma quasi gliene sono grata. Mi fermo in tempo,non voglio che nessuno mi trovi senza vita sul pavimento: in quest'ultimo periodo ci sono già stati troppi funerali e so che nessuno potrebbe sopportarne ancora.
Non riesco a coprire in tempo le braccia,che vedo Kalyn sulla porta della mia stanza gridare:
«Janelle! Fermati!» e si fionda su di me,levandomi la lametta dalle mani.
«Kalyn va tutto bene. Te non hai visto niente,okey?» ma le mie parole non riescono a calmarla,ormai è più agitata di me e respira a tentoni.
«Non ce la faccio più!» e improvvisamente si unisce al mio pianto tra le mie braccia «tra te e Yac non so chi è messo peggio! Mi ha detto che non stai passando un bel periodo e che parecchie volte sei lunatica,ma non pensavo che facessi queste cose. Non dirmi che ti ha spinta lui a farlo,perché giuro che lo ammazzo. Non dirmi che ingoi quelle pasticche che anche lui prende...»
«Kalyn,che cazzo stai dicendo? Di quale pasticche parli?»
«Yac è sottoposto a cure di antidepressivi e gli assistenti sociali piombano di notte in casa nostra per vedere se va tutto bene e puntualmente gli controllano i graffi sulle braccia: pensano sia nostro padre,ma quei graffi se li provoca da solo...dice che è un modo per sfogarsi...»
Dopo aver sentito queste cose mi sento peggio di prima: il mio cuore si rompe in mille pezzi,come ormai è abituato a fare. Nascondo il viso nel cuscino e grido piangendo:
«È tutta colpa mia! Lui mi ama e io non posso farlo! Voglio morire!»
«Non dire così... Di certo con tutte le cose che stanno succedendo anche in casa mia la colpa non è tua. Conosco i sentimenti che prova per te,perché le notti che non dorme con te le passa fuori casa ad ubriacarsi e a farsi le canne e puntualmente arriva a casa che non si regge in piedi e mentre lo accompagno in camera mi ripete quanto ti ama,piangendo. Ringrazio solo che al mattino non si ricorda mai nulla...e non credete che se perché faccio finta di fare la parte della stupida non so quel che c'è tra di voi!»
«Io non voglio ferirlo e non voglio affezionarmi a nessuno!»
«Devi dirle a lui queste cose. Ora ti lascio,ma ti prego,non fare cavolate. Io credo in te e so che supererai questo periodo. Ricordati che,nonostante tutto,sono sempre e comunque la sorella che hai sempre sognato.»
Non riesco a resistere: la stringo forte e le do un bacio sulla guancia.

Mi arriva un messaggio da papà dove mi propone una serata al cinema,solo io e lui. Nonostante il fatto che io sia tremendamente stanca,priva di forze e di voglia di uscire lo accontento e mi faccio bella per vedere il sorriso sul suo viso.
Incomincio a prepararmi un'ora prima dell'appuntamento per poter fare le cose con calma e per poter dedicare un po' di tempo ad ogni angolo del mio corpo: mi faccio un lungo bagno caldo che mi rilassa i muscoli,stiro i capelli,mi trucco leggermente e indosso qualcosa di più carino del solito.
Il tempo passa veloce e quando papà mi fa uno squillo per avvisare che è arrivato scendo di corsa e lo raggiungo in macchina:
«Ciao papi!» dico,schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Ciao principessa,come siamo belle stasera!» sono contenta di averlo reso felice e ringrazio per il complimento con un sorriso.
Mi propone di vedere un horror,uno dei nostri generi preferiti e di evitare qualche classica commedia romantica strappalacrime. Concordo con lui,anche perché di lacrime in questo periodo ce ne sono già troppe. Compriamo i biglietti e ridiamo insieme durante tutte le scene più terrificanti del film.
Sono contenta di aver passato una bella serata con lui senza pensare troppo a tutto quel che sta succedendo in questo periodo e tornando a casa mi abbandono ai pensieri,proponendogli di organizzare più spesso serate del genere.

Mi giro nel letto cercando di spegnere la sveglia,ma capisco dopo alcuni minuti che non è il suo classico suono: guardo l'ora e infatti sono solo le 04:36 di notte. Cerco il cellulare sul comodino e rispondo subito preoccupata alla chiamata:
«Yac? Che succede?»
«Vieni da me,ti prego.» dice piangendo.
«Dimmi che cazzo succede!» incomincio a preoccuparmi seriamente,mi alzo dal letto velocemente ed esco dalla finestra senza mettermi le pantofole o un paio di scarpe. Decido di attaccare un attimo il telefono per evitare di perdere l'equilibrio e dopo pochi secondi busso alla finestra di Kalyn,tanto ormai sa tutto di noi. Viene subito ad aprirmi e sento il suo respiro agitato.
Sul suo letto c'è sdraiato Yacob con gli occhi semichiusi,trema ed è più pallido del solito. Ci metto poco a capire che si è drogato perché basta vedere una siringa vicino a lui. Cerco di trattenere le lacrime,anche se mi è impossibile e mi avvicino a lui. Prendo il suo viso tra le mani e incomincio ad accarezzarglielo come non ho mai fatto prima. Non so cosa fare per aiutarlo,ma dopo alcuni minuti sento delle sirene nella nostra via di casa: sicuramente Kalyn avrà chiamato i soccorsi,presa dal panico. Il citofono suona più di una volta e lei corre subito giù ad aprire la porta,risalendo poco dopo seguita da loro e da una barella. Lo caricano subito e lo portano via,ma vogliono impedirmi di entrare con loro in ambulanza,perché minorenne e non parente.
«Io salgo,ad ogni costo!»
«Signorina,non ci faccia perdere tempo.»
«Fatemi salire su quella cazzo di ambulanza!» grido.
Si arrendono poco dopo e finalmente partiamo,diretti verso l'ospedale più vicino. Pian piano Yacob si riprende,ma si vede che è scosso e non riesce a capire cosa sta succedendo. Lo rassicuro sussurrandogli parole dolci all'orecchio e gli prometto che andrà tutto bene.
Se già prima non sapevo come dirgli di starmi lontano,ora mi è impossibile farlo.
Scaccio subito questo pensiero dalla testa e gli stringo la mano accarezzandogliela delicatamente.

Le ore passano,ma i medici non ci fanno sapere nulla.
Intanto ci hanno anche raggiunti i genitori di Yac e Kalyn e mio padre. Siamo tutti scossi e non abbiamo detto una parola.
Finalmente esce un medico dalla stanza e tutti contemporaneamente ci alziamo dalle sedie e gli andiamo in contro.
«Posso dirvi che il ragazzo è sopravvissuto per miracolo e si sta riprendendo bene,ma ha rischiato davvero grosso. Sicuramente non è stata la prima volta che ha assunto droghe,ma questa volta ha davvero esagerato. Vi consiglio di andare a riposarvi,domani si sveglierà e siamo fiduciosi sul fatto che sarà in grado di comunicare; dormite tranquilli!»
So che è un medico ed è abituato a vederne di tutti i colori ogni giorno,ma penso che sappia che nessuno di noi riuscirà a dormire tranquillo stanotte.
Tutti ringraziano meno che me,che mi allontano e mi rimetto al posto di prima.
Hanno intenzione di andare davvero a casa,ma io dico loro che starò qui tutta la notte perché tanto stare a casa non cambierebbe la situazione. Provano a convincermi,ma restano delusi e decidono di andare via.
Poco dopo Kalyn torna indietro e si siede vicino a me prendendomi la mano e stringendola nella sua: restiamo in questa posizione tutta la notte,dormendo sulle sedie.

Finalmente verso le otto c'è movimento nei corridoi: le infermiere passano nelle stanze a controllare i pazienti.
Io e Kalyn chiediamo cortesemente ad un'infermiera di farci entrare nella stanza di Yac,ottenendo il consenso solo dopo cinque minuti di suppliche.
È seduto sul letto con la schiena appoggiata al cuscino e appena ci vede sorride. Non riesco a trattenere la rabbia e subito lo rimprovero:
«Che cazzo hai fatto? Avevi intenzione di ammazzarti per caso?»
Il suo sguardo si sposta verso la finestra e incomincia ad osservare il movimento mattutino delle macchine che percorrono la strada.
Decido di evitare altri rimproveri per ora e mi siedo accanto a lui nel letto. Gli bacio le labbra e subito dopo mi chiedo come mai ho fatto proprio io il primo passo,non è mai capitato!
Il medico entra poco dopo nella stanza,così mi sposto dal letto e ascolto ciò che gli dice:
«Io ti lascio andare a casa,ma sappi che non finisce qua: ti porteranno in una clinica e ti disintossicheranno,hai rischiato grosso.»
Lui annuisce abbassando lo sguardo e non dice una parola.
Lo aiutiamo a scendere dal letto e andiamo a firmare i moduli di dimissione,dopodiché usciamo tutti e tre insieme dall'ospedale e ci dirigiamo verso un bar per fare colazione.
Yacob è silenzioso,ma posso capire che è preoccupato da quel che è successo e deve riprendersi. Mentre camminiamo gli prendo la mano e gliela stringo per fargli capire che sono lì con lui e che non me ne vado.

I have lost myself again - Mi sono persa di nuovo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora