Mi trovo a casa da sola e noto ancor di più il silenzio presente; per fortuna mi hanno lasciata almeno andare a casa per i funerali. Ho pianto per tre giorni senza mai smettere,ma sento ancora un vuoto troppo profondo dentro di me.
Allo specchio noto una ragazza troppo magra per la sua altezza: il viso è pallido e leggermente scavato,braccia e gambe sono simili a stecchini; non mi riconosco più,io che avevo un fisico che attirava lo sguardo di tutti ora tendo a scomparire tra le persone.
L'armadio improvvisamente mi sembra colmo di vestiti che non metto da mesi,ma scelgo il vestito che piaceva di più alla mamma,nonostante non sia nero.
A differenza dell'ultima volta in cui l'ho messo,ora è molto più largo sul mio corpo; l'azzurro che lo ricopre si abbina agli occhi e i brillantini lo rendono elegante. Lo faccio scivolare sulle gambe e tocca velocemente il pavimento.
Raccolgo i capelli leggermente boccolosi in uno chignon lasciando fuori solo due ciocche lunghe e facendole ricadere sulle spalle scoperte. Le scarpe blu mi rendono ancora più alta di quel che già sono e accompagnate dal resto mi danno l'aria da adulta.
Mi guardo l'ultima volta allo specchio e cerco di trattenere le lacrime per non rovinare il make-up che ha realizzato Keisha. Non mi interessa se tutti penseranno che sembro vestita per un matrimonio e non per un funerale,perché so che la mamma apprezzerebbe tantissimo la mia eleganza e soprattutto il gesto che ho fatto di indossare il suo vestito preferito.
Sento bussare alla porta di casa e capisco che Kalyn e Keisha sono arrivate. In quest'ultimo periodo mi sono state molto vicine e non smetterò mai di ringraziarle. Sono venute quasi ogni giorno in clinica e hanno cercato di consolarmi (anche se non ci sono mai riuscite).
Mi tolgo le scarpe per evitare di inciampare sulle scale e corro giù ad aprire. Riesco a sorridere quando vedo le loro facce sbalordite mentre mi scrutano affascinate dalla testa ai piedi. Ci stringiamo tutte e tre,le faccio accomodare dentro e recupero al piano di sopra giacca e scarpe per uscire.Davanti alla chiesa ci sono poche persone: giusto i parenti più stretti,qualche sua amica e qualche famiglia che abita nel vicinato.
Tutti salutano me e papà facendoci le condoglianze e pregandoci di chiamare se avessimo avuto bisogno di qualcosa.
Vedo Yacob arrivare con sua mamma e spontaneamente corro verso di lui abbracciandolo forte e scoppiando in lacrime. Sento le sue braccia stringermi forte,finché mi prende il viso e asciugandomi le lacrime con i pollici contemporaneamente mi bacia. Davanti a tutti. Mi stacco velocemente dalle sue labbra,ma vedo Kalyn che ci guarda con aria un po' troppo interrogativa... Ora sì che sono nella merda!
Papà viene a chiamarmi e mi avvisa che stanno iniziando. Incomincio a sentirmi debole e per non cadere mi reggo al braccio di Yac che mi stringe senza vergogna.
Il freddo percorre tutto il mio corpo,dentro e fuori. Le mie labbra e le gambe tremano tremendamente e sento Yacob sussurrarmi all'orecchio:
«Tutto bene? Se vuoi uscire dillo.»
«Sto bene» mento.
Vorrei poter uscire di qua,ma tengo duro solo per la mamma.
Siamo seduti in prima fila e ho una mano stretta con quella di papà e l'altra con quella di Yac.
Il prete incomincia a fare un discorso,parlando della brutta malattia che aveva invaso il corpo di mamma e che pian piano l'ha uccisa.
Le lacrime scendono velocemente sul mio viso,ma ritengo giusto dire due parole davanti a tutti; il don rivolge una domanda:
«Qualcuno vuole dire qualcosa?»
«Io» dico,cercando di alzare la voce per farmi sentire.
«Prego.»
Yacob si alza e rimane da sostegno per me durante la camminata verso l'altare,che mi pare lontano almeno un chilometro. Lo ringrazio e gli lascio la mano,appoggiandomi al bancone di legno e avvicinandomi al microfono.
Estraggo una lettera che ho scritto la scorsa notte (non riuscendo a dormire) e con l'intenzione di leggerla qui. Faccio un lungo respiro e incomincio:«So che forse non avrei mai dovuto scrivere queste parole a lei,ma in queste ultime settimane sono riuscita ad aprire il mio cuore.
Ricordo quando ero piccola e la mia mamma era orgogliosa di me e non permetteva mai a nessuno di avvicinarsi troppo perché era estremamente gelosa e aveva paura che qualcuno potesse dividermi da lei. Ricordo che quando papà faceva le notti al lavoro per poterci mantenere lei mi accudiva a casa da sola e con alcune difficoltà. A volte l'ho vista piangere dallo stress che le provocavo,ma l'ho sempre fatta sorridere facendo qualche smorfia o mostrandole il mio sorriso senza dentini.
Odiava vedermi piangere e mi ha sempre cresciuta insegnandomi che bisogna affrontare questa vita a testa alta. Purtroppo non ho appreso questo insegnamento,perché durante l'adolescenza ho incominciato ad avere problemi che pian piano mi hanno buttata sempre più giù. Nonostante tutto sono riuscita a superare questi brutti periodi senza fare cavolate gravi,a differenza di mamma che è finita male. Sono sicura che se fossi stata più grande sarei riuscita a salvarla; avrei preferito io tutto il suo male su di me che su di lei. Era una donna bellissima e non si meritava di rovinarsi così.
So che il vicinato ormai la conosce come un'alcolizzata o come una drogata. So che qualcuno di voi ha pensato più di una volta di chiamare gli assistenti sociali per informarli della situazione... Ma quel che voi non sapete è cosa si celava dietro all'alcolismo e alla droga. Credo comunque che come mamma,anche lei avrebbe reagito allo stesso modo alla vista di una donna che andava in giro come una scappata di casa,ma so che lei avrebbe provato a parlare e a cercare di aiutarla: su questo punto di vista ci siamo sempre assomigliate molto,siamo sempre state incuriosite dalle altre persone nello scoprire cosa racchiudessero dentro di loro.
Non auguro a nessuno ciò che ho passato io,quel che ha passato la mamma e quel che ha passato papà standoci dietro e non abbandonandoci mai.
Ringrazio con tutto il cuore chi oggi è presente qua e soprattutto ringrazio il mio papà.
Ti amo,mamma!» e mandando un bacio in cielo abbandono l'altare. Il mio viso è completamente bagnato dalle lacrime e sono sicura che il trucco ormai è rovinato,ma me l'aspettavo.Gli scatoloni nella stanza di papà e mamma sono pieni e sinceramente non sappiamo da dove incominciare a svuotare gli armadi contenenti tutti i ricordi.
Dispongo i vestiti in grosse borse da donare alle persone bisognose,tenendo da parte ciò che piace a me; butto ogni paio di scarpe,elimino profumi e trucchi (conservando solo il suo profumo che tanto amo).
Al fondo dell'armadio ormai vuoto trovo una scatola non molto grande ma neanche troppo piccola. Aprendola vedo foto,lettere e gioielli.
Butto ogni bracciale,indossando solo il suo sul polso. Conservo ogni lettera non permettendomi però di aprirla e guardo una ad una le foto sorridendo divertita.
Alla fine sembra tutto molto più ordinato e vuoto,sono soddisfatta,ma so che papà non sarà contento di avere la camera tutta vuota solo per lui.
Non riesco ancora a credere che una donna di appena 39 anni possa essere già lassù in cielo,non è possibile che il cancro sia riuscito a divorare ogni pezzo del suo corpo...
Nonostante la sua richiesta di essere forte non ce la faccio: le lacrime ormai vivono sul mio viso e mi sto abituando.
Ogni dieci o venti minuti squilla il cellulare e continuo a ricevere condoglianze da persone che per anni non si sono mai fatte sentire e che ora spuntano come funghi. Questa situazione mi crea nervosismo e ad ogni nuovo squillo vorrei lanciare via il telefono.
Un silenzio un po' più lungo dei precedenti viene interrotto ben presto dal campanello della porta. Non so chi possa essere dato che papà e al lavoro così mi affretto ad andare ad aprire,ma prima guardo dall'occhiolino chi è.
Vedo vicino alla porta due grandi occhi verdi e delle occhiaie circondarli... Ancora non capisco come gli facciano a stare così bene! Apro la porta,ma non faccio in tempo a salutarlo che le sue braccia mi stringono forte sollevandomi leggermente dal pavimento: mi viene spontaneo incrociare le gambe dietro la sua schiena e solo quando l'abbraccio si interrompe e vedo i suoi occhi fissare i miei ricordo la posizione in cui siamo finiti. Capisce subito il mio imbarazzo,ma per non permettermi di cambiare quella posizione mi tiene da sotto ed entra in casa chiudendo la porta con un piede. Sale le scale ancora con me in braccio e appena entrato in camera mia mi appoggia delicatamente sul letto.
Le sue labbra baciano ogni angolo del mio collo e la lingua tocca delicatamente la pelle; sento i brividi percorrermi la schiena quando i suoi denti mi mordono delicatamente incominciando a succhiare la pelle. Questo suo gesto mi provoca una scarica di adrenalina che mi porta a non riflettere del tutto sui gesti che compio: spingo leggermente i fianchi contro il suo corpo,sentendo una netta vicinanza tra di noi. Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio,prima delicatamente e poi con passione. Lo spingo sul materasso e mi metto a cavalcioni su di lui,baciandogli il collo come ha fatto con me.
«Dio,Janelle,cosa mi fai! Ti...» ma lo zittisco baciandolo. So cosa stava per dire e non voglio sentire uscire quelle parole dalle sue labbra.
Improvvisamente tra un bacio e l'altro mi sorge un pensiero...Le sue labbra toccano le mie,provocandomi delle scariche nel cuore. I battiti aumentano,insieme alle emozioni. Le sue braccia mi stringono e capisco che quello che sta facendo è tutto vero: i suoi baci sono veri e gli abbracci ancor di più. Mai nessuno mi ha mai toccata come lo sta facendo lui,mai nessuno ha avuto quegli occhi castani che mi hanno guardata come mi guarda lui.
«Ti amo» mima con le labbra.
Il mio cuore si riempie improvvisamente di gioia. Mai nessuno ha detto di amarmi,nessuno me l'ha mai detto guardandomi negli occhi.
Lo amo più di ogni altra cosa che mi circondi ed è l'unica persona che vorrò sempre al mio fianco.
Ricambio,sussurrandogli all'orecchio di amarlo. Le sue labbra toccano le mie nuovamente,interrompendo le mie parole. Nessun bacio era mai durato così tanto e non mi era mai capitato di non volermi staccare più dalle labbra di un ragazzo. So che questa sera mi mancheranno già e sarò impaziente di poterle toccare nuovamente. I suoi denti mi mordono le labbra con forza facendomi provare un leggero dolore,ma alterna ogni morso con dei piccoli baci che risucchiano il labbro. Lo amo e lo amerò sempre.Quello che sto baciando in questo momento non è Len. I ricordi mi hanno invaso la mente,ma purtroppo non è il ragazzo che ho sempre amato quello sotto di me.
Cazzo... Non è lui! Mi tolgo improvvisamente dalle sue gambe e mi rialzo dal letto. Incomincio a camminare avanti e indietro nella stanza freneticamente,senza ascoltare Yacob.
«Janelle,fermati un attimo. Che succede? Cos'ho fatto di sbagliato?» ma stufa delle sue domande gli rispondo «Vattene,cazzo.»
Vedo la tristezza attraversare i suoi occhi,ma spaventato dalla mia reazione esce dalla stanza e pochi secondi dopo sento sbattere la porta di casa.
Ho fatto scappare anche lui.
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I have lost myself again - Mi sono persa di nuovo.
RomanceAndava tutto estremamente male. Ormai ero rimasta sola, non avevo neanche più una famiglia. Avevo solo più la droga, la clinica e le cicatrici. Sarebbe mai potuta arrivare la salvezza?