9 - RATCHEL

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"Cam siamo solo andati in spiaggia!"
"Non me ne frega un cazzo Alex tu non dovevi nemmeno avvicinarti a lui, o a chiunque altro!" urla prendendomi per il collo.
"Cam non respiro" dico con un filo di voce.
La vista mi si sta offuscando, e i tentativi di liberarmi sono ormai vani.
Mi lascia e io faccio un lungo respiro.
Mi butta sul letto tenendomi ferma con il suo corpo sopra il mio, e comincia a spogliarmi.
"Cameron ti prego non é successo niente! Non lo farò più!" penso di non aver mai pianto così intensamente.
"Sei una puttana e come una puttana vai trattata" sorride e mi da un bacio.
Si toglie i vestiti e con una spinta entra in me. Un dolore indescrivibile si espande in tutto il mio ventre.
"Cam ti prego!" grido disperata.
Mi mette una mano sulla bocca.
Le lacrime mi scivolano sulle tempie.
Sento un bruciore lancinante tra le cosce. I miei singhiozzi si sentono appena sono la mano grande di Cam.
Non respiro quasi più.

Apro gli occhi e scatto seduta sul letto, mi asciugo le lacrime con la manica del pigiama.
Mi prendo la testa tra le mani e respiro profondamente. Non sopporto più questi incubi.
Guardo la sveglia, sono le 3.09 del mattino, capisco che non riuscirò più ad addormentarmi, così vado alla scrivania e apro il primo cassetto.
Prendo l'erba e inizio a farla a pezzettini.
Ho iniziato a fumare dopo la rottura con Cameron, 7 mesi fa.
Ogni sera facevo incubi, così Summer mi ha proposto di fare un tentativo con l'erba, ha aiutato anche lei con l'ansia.
Non mi considero una drogata o una tossica, o qualsiasi altra cosa, fumo quando sono triste o quando ho bisogno di calmarmi. 

Prendo una felpa ed esco dalla porta-finestra sperando che nessuno mi senta.
Mi siedo sul divano bianco che abbiamo sotto il gazebo e fumo tranquillamente con Deathbeds in sottofondo.
"Altri incubi?" Dem é appoggiata al muro con le braccia incrociate al petto.
"Mi farai fare un infarto!" sussurro.
Sorride e si siede accanto a me.
"Che succede Alex? Ti vedo assente in questi giorni" prende la canna dalla mia mano e se la porta alla bocca.
Sta guardando il vuoto come al solito.
"Non lo so nemmeno io Dem. Da quando ho conosciuto Arkel ho ricominciato a fare quegli incubi"
"Non é colpa tua e non é colpa sua, credo sia normale. La prima cosa che ho notato di lui sono i suoi occhi, sono tremendamente uguali a quelli di quello stronzo"
Abbasso la testa.
"Questo non vuol dire che sia come lui Alex"
Una lacrima mi scende lenta sulla guancia.
"Ho solo paura di rivivere tutto quello schifo, ho ripromesso a me stessa di non farlo mai più"
"Fai un tentativo. Sarai abbastanza forte per tirartene fuori se non sarà come pensavi" accenna un sorriso e mi abbraccia.
Restiamo fuori e guardiamo sorgere il sole, fino a quando suona la sveglia.

Alle 7.30 sono davanti all'albero mentre aspetto Sum.
"Okey fattelo dire, hai un aspetto orribile sta mattina!" Sum mi squadra dalla testa ai piedi.
"Sei sempre molto gentile" alzo gli occhi al cielo.
So di avere un aspetto orribile, non ho praticamente dormito e ho infilato le prime cose che ho trovato, ma non credo ci sia bisogno di farmelo notare più del dovuto, anche se, da Sum, dovevo aspettarmelo.
Ridiamo insieme e ci mettiamo sugli skate.

Arrivate dentro scuola sentiamo una voce odiosa chiamarci.
"Winter, Alex, vi cercavo!"
Sum alza gli occhi al cielo.
"Mi chiamo Summer" chiarisce.
Ratchel ci viene incontro con un sorriso diabolico. É la tipica ragazza viziata senza ritegno.
"É uguale, sono comunque due stagioni orrende"
"Cosa vuoi Ratchel? Altra plastica da metterti nelle tette?!" sputo fuori.
Sono una ragazza tranquilla in genere, ma non sopporto queste persone, mi fanno venire i nervi a fior di pelle.
Spalanca la bocca mentre le persone intorno a noi ghignano.
"No, finta bionda, volevo solo chiedervi se sapevate dove si trova quel ragazzo.. Dai come si chiama.. Ah si, Arkel!"
Tra meno di un secondo le faccio scoppiare le tette con una penna.
Ha un sorriso del cazzo in faccia.
"Allora? Ho saputo che lo conoscete, anche se non so come fa a parlare con due come voi. Devo andare a conoscerlo assolutamente, potrebbe essere la mia prossima preda!" mi fa l'occhiolino e io non ci vedo più dalla rabbia.
La prendo e la butto contro gli armadietti, ma come si permette?
"Vedi di stare ben lontana da lui, o finirai male" dico a denti stretti a un centimetro dal suo naso rifatto. 
Ha uno sguardo ancora più malizioso, adesso.
Summer mi prende per un braccio e mi porta via.
"Lasciala stare, farti incazzare é proprio quello che vuole"
Sospiro e mi dirigo in classe.
Con mia sorpresa Arkel é appoggiato alla porta con le gambe e le braccia incrociate.
Ha maglietta e jeans neri, Nike nere e una felpa ancora più nera con le maniche tirate su fino ai gomiti, da dove escono i tatuaggi fino alle punte delle dita.
Un berretto di lana rosso scuro spezza il tutto. Da questo escono i capelli castani, un po' tirati di lato e un altro po' allo sbaraglio.
É bellissimo.
"Buongiorno" mi sorride e mi abbraccia.
I nervi si rilassano immediatamente.
"Magari" mi lamento a voce bassa.
"Che succede?" mi guarda negli occhi, ma io riesco a fissare solo quel dannato piercing al labbro che su di lui é così sexy.
Penso se ne sia accorto, perché gli é comparso il sorriso.
Arrossisco e mi schiarisco la voce.
"Beh.. Non ho dormito dalle 3 in poi e mi girano già le scatole di prima mattina" 
"Ho capito, vieni con me"
Mi prende per mano e ci dirigiamo verso il corridoio Est.
"Dove stiamo andando?"
"In aula professori" dice come fosse una cosa da tutti i giorni.
"E per quale motivo?"
Ride e si ferma.
"Fai troppe domande, aspettami qui" mi bacia la fronte ed entra di soppiatto in aula, controllando che nessuno lo veda.
Esce con una tazza in mano e me la porge.
"Quegli stronzi hanno il caffè buono, non quello schifo delle macchinette"
Sono sorpresa. Ha rischiato di andare in presidenza solo per prendermi del caffè buono? E io come faccio a non innamorarmi di lui, adesso?
"Io non so.. Cosa dire. Grazie Arkel" sorrido e lo abbraccio, dandogli un lungo bacio.
"Non é niente piccola"

Le ore passano abbastanza in fretta, soprattutto perché mi perdo nei miei pensieri, fissando le nuvole grigie fuori dalle finestre.
Le giornate diventano sempre più pesanti, non vedo l'ora arrivino le vacanze per riposarmi un po'.
Alla pausa pranzo mi siedo con Tate, Sum, Brayden e Polly, l'amica di mio fratello.
"E così ti piace il nuovo arrivato" mi sorride lei.
Rido nervosamente, non so proprio cosa dire.
"Il nuovo arrivato? Ah l'emo stronzo" ghigna Den.
"Non é un emo stronzo" sottolineo con voce poco divertita.
"Uuh allora la cosa é seria" Tate mi da una leggera gomitata.
"Dio" alzo gli occhi al cielo e vado a riportare il vassoio.
"Eddai permalosa!"

Giro l'angolo e trovo Arkel appoggiato al muro, con Ratchel a due centimentri, che mette in bella mostra la sua scollatura mentre gli parla, e lui che non distoglie nemmeno per un secondo lo sguardo da essa.
Mi cade il vassoio dalla rabbia e tutta la mensa si gira a guardarmi, compresi quei due.
Raccolgo le cose e vedo una mano aiutarmi. Quando alzo lo sguardo Hermann mi sorride.
"Grazie" ricambio il sorriso e mi alzo.
"Di nulla"
Sta per dire qualcosa, ma non fa in tempo. Arkel lo scaraventa sui tavoli.
"Ti avevo detto di stare lontano da lei!"
Alza il gomito e gli tira un pugno ben assestato sulla mascella.
Non ci vedo più dalla rabbia.
Prendo Arkel e lo strattono via da lui.
"Lui non può aiutarmi a raccogliere delle cose cadute a terra ma tu puoi stare un'ora a fissare le tette a quella puttana?" sto gridando un po' troppo.
L'intera mensa ci guarda.
"Dopo ti chiamo" dico a Her, poi mi volto e me ne vado.
"Alex!" riconosco subito chi é dalla scarica elettrica che mi attraversa grazie al suo tocco.
"Non toccarmi!" sbotto.
"Alex aspetta!"
"Alex aspetta un cazzo! Stai lontano da me!"
"Vaffanculo!"
Mi blocco immediatamente e torno verso di lui.
Gli si gira la faccia per il mio schiaffo.
"Non permetterti mai più di dirmi di andare a fanculo" dico a denti stretti.
Ha una mano sulla guancia rossa, so di avergli fatto male, e mi dispiace in parte, ma se lo meritava.
Se ne va senza dire una parola.
La tristezza mi si propaga dal cuore allo stomaco, per poi arrivare agli occhi, uscendo.
Vorrei solo addormentarmi per non sentire più niente.

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