4 - CALAMITE

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La luce dell'alba entra debole dalla finestra, baciandomi il viso.
Sento un forte mal di testa e gli occhi mi fanno male per la luce.
Controllo il telefono: 7 chiamate perse da Tate e 12 da Summer.
Cazzo.
Lascio ricadere la testa sul cuscino e una domanda mi viene spontanea:
Come sono arrivata a casa?
Dei flashback riaffiorano nella mia mente: il falò, la birra, io che rigetto tutto sugli scogli, e.. Arkel.
In quel momento giro la testa verso la scrivania, e lo vedo seduto sulla sedia girevole.
Ha la bocca socchiusa e una faccia angelica; sento i suoi respiri da qui.
Ma che cazzo ci fa lui qui?
Mi metto seduta e mi accorgo di avere addosso solo dei pantaloncini neri.
Oddio... non avevo questi alla festa. E se... fosse successo...
No Alex, non può essere successo. Mi ripeto cercando di ricollegare i flash.
Vado verso l'armadio in silenzio, prendo una felpa larga e me la infilo.
Quando torno a letto però, il pavimento cigola.
"Alex..." lo sento sussurrare con la voce assonnata.
"Sono le 7.30, torna a dormire" si lamenta.
"I-io, come-come ho fatto ad avere questi addosso?" chiedo, mentre non so nemmeno se veramente voglio sapere la risposta.
Gli compare un sorrisetto malefico in faccia.
Oddio no...
"Eri ubriaca e volevi farlo con me, così ti ho accontentata"
"C-cosa? Io e te.. ieri sera? Ma.."
Lo sento ghignare.
"Non abbiamo fatto sesso biondina, anche se in effetti, approfittarmi di te da ubriaca..." si avvicina fino a sfiorarmi il collo con le labbra.
"...Non sarebbe stato male"
Un brivido mi percorre tutta la spina dorsale.
Chiudo gli occhi e sospiro.
Quando li riapro, lui é davanti a me, lontano di un paio di passi, sta sorridendo.
Arrossisco.
Vorrei sotterrarmi.
Una lacrima mi scende lentamente mentre faccio un passo indietro.
Odio essere presa in giro in questo modo, sono terribilmente sensibile.
"No no no Alex, era solo una stupidaggine" si avvicina e cerca di accarezzarmi una guancia.
Gli spingo via la mano.
"Smettila di prendermi in giro cazzo, ti sembro un peluche con cui puoi dire e fare ciò che vuoi?! La dovete smettere tutti di trattarmi come non contassi nulla!" cado a terra in lacrime.
Si siede a terra accanto a me, mi prende il viso tra le mani e mi asciuga le lacrime.
"Shh va tutto bene, calmati" mi stringe forte e mi lascia un bacio sulla testa.
"Che é successo ieri sera?" chiedo tra i singhiozzi.
"Beh eri ubriaca e ti ho riportata qui. Quando ti sei sdraiata sei stata male di nuovo e ti sei sporcata la camicia da notte. Se quello di cui hai paura é che abbia visto qualcosa di troppo, stai tranquilla; sono rimasto con te in bagno finche ti sei fatta la doccia, ma mi hai minacciato di morte se mi fossi girato così ti ho dato ascolto" sorride.
Penso di avere una faccia abbastanza sconvolta, così me la copro con le mani per l'imbarazzo.
"Oddio scusami, chissà a che spettacolo orrendo hai assistito"
"Si in effetti non eri carina come al solito" sghignazza.
Non so se prenderlo come un complimento o un'offesa, ma opto per la prima, ha detto che sono carina.
Mi sento arrossire.
Quando si rende conto di aver appena ammesso che mi trova carina, il suo volto cambia completamente.
"Si beh.. adesso é meglio che vada... tua madre tornerà tra poco" forza un sorriso.
"Voglio che tu stia qui" merda, perché l'ho detto ad alta voce?
Mi guarda stupito.
Poi fa scattare la mascella e chiude gli occhi.
"Devo andare" afferma con tono deciso.
Mi sento una stupida.
Non faccio in tempo chiedere spiegazioni che lui si é già incamminato verso la porta.
Quando stringe la maniglia, mi alzo e lo chiamo.
"Arkel aspetta"
É ancora girato di spalle.
Appoggia la testa sulla porta e si volta appoggiandoci poi la schiena.
Mi guarda con aria interrogativa.
"Io.. beh, grazie.."
Mi scruta qualche secondo, poi scatta verso di me.
"Ah fanculo!"
Azzera le distanze e io mi sento andare a fuoco.
Scorre le sue mani calde fino dietro alle mie cosce, mi alza e io di riflesso gli avvolgo le gambe attorno ai fianchi.
Il mio corpo é percorso da scariche elettriche pazzesche.
Mi appoggia una mano sulla guancia delicatamente.
Rimango pietrificata.
Il mio cervello é andato in tilt.
Gli metto le braccia al collo e gli passo una mano tra i capelli stringendoli.
Gli sfugge un gemito sommesso.
"Alex..." sussurra mentre mi appoggia sul letto e si lascia ricadere sopra di me.
Mi mette una mano tra i capelli, come io ho fatto con lui, e sospiriamo insieme, mentre l'altra mano scivola sulla mia coscia e la stringe con forza.
Sento la sua erezione pulsarmi in mezzo alle gambe.
Ci sfioriamo dappertutto, i nostri respiri diventano uno solo, unico.
Ci vogliamo, ma abbiamo paura di prenderci.
Le nostre labbra sono talmente vicine, che basterebbe un soffio di vento per farle toccare.
"Arkel.."
La sua mano si infatua sotto la mia felpa, stringendomi il fianco.
Dio quanto lo voglio.
"Alex sei qui?" Sussurra mia madre bussando alla porta.
In meno di un secondo é entrata in camera.
Restiamo tutti immobili, e il suo sguardo da sorpreso diventa cattivo, arrabbiato.
Arkel scatta e si toglie da sopra di me mentre mia madre esce e chiude la porta, con la mano sulla bocca.
Sono fottuta.
Arkel assottiglia gli occhi e stringe forte i pugni.
"Mi dispiace, io non pensavo tornasse così presto" cerco di scusarmi.
Si dirige verso la portafinestra, la apre ed esce senza dire una parola.
Ma che gli prende ancora?
Perché ce l'hanno tutti con me qualsiasi cosa faccia?!
Mi siedo sul letto con la testa tra le mani, e ricaccio indietro le lacrime.
Esco dalla camera e vado in cucina, dove mia madre é in piedi appoggiata al bancone, con le braccia conserte e uno sguardo truce.
"Cosa pensavi di fare, eh? Pensi di poter venire a casa con un ragazzo qualsiasi e portartelo in camera?!" mi grida contro mia madre.
"Santo Dio mamma abbassa la voce! Non ci ho fatto niente! Mi ha dato un passaggio ed é rimasto qui, punto!"
"Ah non ci hai fatto niente?! Era in mezzo alle tue gambe Alexis! E hai il coraggio di dirmi che non ci hai fatto niente?! Credi che io sia stupida?"
"Non ti fidi mai di me. Mai!" mi volto e vado verso la mia camera con passi pesanti.
"Mi preoccupo per te Alex, tutto qui! Sia io che tuo padre siamo preoccupati!"
Questa affermazione mi fa andare su tutte le furie, mi volto lentamente verso di lei.
"Non vi siete mai preoccupati di un cazzo in tutta la vostra vita, tantomeno di me, e cominciate a farlo ora?!" urlo infuriata.
"Non avete mai detto niente dei tagli, del fatto che tornassi strafatta tutte le sere, non mi reggevo in piedi e non vi siete mai preoccupati di niente!
Non vi siete preoccupati dei lividi, di quanto stessi soffrendo in quei momenti finché non mi avete trovata praticamente dissanguata! Quindi non metterti in mezzo e non provare a dirmi che sei preoccupata per me, perché le persone egoiste si preoccupano solo di se stesse!" rimane muta, allibita, e io rimango immobile con lo sguardo fisso su di lei, finché un rumore metallico non mi scuote.
Gli anelli di Demetra si sono scontrati quando Bray le ha preso la mano per portarla via da quella brutta scena. La mia sorellina tira su col naso, lanciando un ultimo sguardo sofferente alle due imbecilli che urlano al piano di sotto alle 7 di mattina. Dio, perché devo sempre rovinare la giornata a tutti?

Corro in camera, prendo uno zaino e ci metto dentro le cose essenziali per andare da Summer.
Sta sera i miei litigheranno per questa storia, come quasi ogni giorno, e io non ho la forza di subirmi altre grida.
Oggi é Halloween, ma con i mostri ci convivo tutti i giorni, perciò é un Sabato come un altro.
Senza neanche accorgermene sto uscendo di casa con il telefono all'orecchio.
"Ehi" la voce assonnata di Sum non mi fa né caldo né freddo, sono più abituata a sentirla in queste condizioni che non normalmente.
"Sum posso venire da te? Ti prego" dico singhiozzando.
"Si certo che puoi venire da me. Che é successo?" sento il rumore del piumone che é stato mosso e uno sbadiglio.
"Ti racconto tutto tra 5 minuti" attacco e mi affretto a mettere il telefono in modalità aereo.

Metto le cuffie nelle orecchie, con Even my dad does sometimes di Ed Sheeran, e vado a passo svelto verso casa di Sum.
Chissà perché quando siamo tristi e ascoltiamo musica, automaticamente il nostro cervello sceglie le canzoni più malinconiche.
Forse cerchiamo qualcuno che ci dica che non siamo gli unici a soffrire.

Summer é fuori dal cancello, mi corre incontro e mi abbraccia.
"Che é successo?!" sbarra gli occhi.
Devo essere proprio orribile.
"É una storia lunga, possiamo fumare un po'? Devo rilassarmi"
Le compare un sorriso sul volto.
"Me lo chiedi anche? Aspetta qui"
Entra in casa in punta di piedi e lascia la porta socchiusa.

Mi scorta dietro casa sua come stessimo andando nel paese delle meraviglie, e arrivate alle scale mi passa una canna.
"Accendila tu, ne hai più bisogno di me" sorride.
La accendo, e quando aspiro sento già i muscoli e i nervi rilassarsi.
Il nodo in gola diventa più lieve e inizio a raccontarle tutto.
"Arkel mi ha accompagnata a casa, ero ubriaca marcia ed é restato mentre vomitavo. Sta mattina mi sono svegliata ed era lì... stava andando via quando mi ha presa e si é sdraiato sopra di me. Mia madre é entrata proprio in quel momento é si é infuriata"
"Quindi vi siete baciati?" chiede con occhi sognanti.
"No... non so perché, sembravamo due calamite, con due poli che si attraggono e gli altri due che si respingono. Quando mia madre se n'é andata Arkel non ha aperto bocca, sembrava incazzato nero ed é andato via. Non lo capisco proprio, secondo te perché si é comportato così?"
"Non lo so Alex... é un tipo strano" abbassa lo sguardo.
"Però credo che sia giusto vi parliate.."
"Lui non parla... Posso restare qui per oggi?"
"Pizza, film, gelato e tante canne?" sorride.
"Andata" le ricambio il sorriso.
"E Halloween sia" afferma facendomi pugnetto.

La casa di Sum é arredata con teschi, zucche e altre cose spaventose, mi piace.
"Buongiorno zuccherino" sua madre si ferma a metà scala quando si accorge della mia presenza. Indossa un adorabile pigiama bianco a cuori verdi e delle pantofole in tinta con la vestaglia. Ha i capelli spettinati, le occhiaie, ma il suo sorriso la rende comunque bella, é uno dei suoi pregi.
"Alexis, che sorpresa! Che ci fai qui?"
"Ciao Hannah! Sono venuta.. ehm, per il.."
"Dobbiamo finire il progetto di storia per avere il tempo di goderci Halloween, mamma" Summer sa sempre quando é il momento di intervenire.
La ringrazio mimando con le labbra.
"Oh, okey... ehm, divertitevi" liquida il tutto con un gesto della mano e si dirige in cucina, con fare da zombie.
Do una spallata amichevole a Sum quando si avvicina alle scale per ringraziarla, non serve parlare in questi casi, ci capiamo benissimo anche solo guardandoci.

The Angel with Green EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora