15 - LASCIATI ANDARE

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Il trillo del telefono mi sveglia di colpo, riportandomi alla realtà.
Rispondo velocemente a Summer dopo essermi stiracchiata.
"Pronto?" mi guardo intorno per un secondo spaesata, non vedendo la mia camera ma una stanza interamente nera, sembra l'inferno.
"Alex ma dove sei? Sono appena passata a casa tua e non ci sei"
"Scusa, sono da Arkel, ci siamo addormentati, che ore sono?"
"Sono le 20.30! Addormentati? Non avrete mica...?"
"Sum! No. E comunque adesso ci prepariamo velocemente e arriviamo"
"Okey, ci vediamo direttamente lì, a dopo. E devi raccontarmi un po' di cose!"
"Va bene, va bene! A dopo" riattacco ridendo.

"Dov'è che dobbiamo andare?" chiede con voce assonnata il mio angelo, alzando per un secondo la testa dalla mia pancia.
Merda, non l'avevo avvisato.
E merda, siamo ancora svestiti!
"Ehm... C'é una festa a casa di Tate sta sera, ti va di andarci?"
"Non sono tipo da feste, troppa gente ubriaca che vomita in giro e rompe le palle"
"Dai.. Non staremo là molto, domani c'é scuola"
Alza ancora la testa e mi guarda negli occhi per qualche secondo, con il volto inespressivo. Abbassa gli occhi sul mio seno scoperto e fa quel suo solito sorriso malizioso. Gli tiro una pacca in fronte e mi copro.
Sbuffa e ripiomba sul mio stomaco facendomi male.
"E va bene, ma solo fino alle undici e mezzo!"
"Perfetto!" batto le mani felice.
"E solo se mi fai toccare le tue tette" dice tutto contento.
"Andiamo emo stronzo, dobbiamo prepararci!" lo scosto da me con fatica e alzandomi dal letto gli prendo un braccio trascinandolo per terra.
"Eddai!" tirare un uomo di un'ottantina di chili a peso morto non é così facile come credevo.
Emette dei suoni incomprensibili e si attacca alla mia caviglia facendomi cadere.
"Ahia! Coglione!"
Si arrampica strisciando sul mio esile corpicino con i suoi 80 chili di muscoli, facendomi ancora più male.
Mi prende un seno con una mano, mentre l'altra striscia sul mio ventre.
Chiudo gli occhi percossa dai brividi.
L'enorme peso si toglie da me.
"Andiamo emo stronza, siamo in ritardo!" infierisce lui tutto contento ridendo.
"Vaffanculo!" gli urlo alle spalle mentre esce dalla stanza.

Prendo lo zaino e chiudo a chiave la porta, così che non entri.
Rimetto le mutandine e il reggiseno e tiro fuori il mio tubino di pizzo nero con le maniche a 3/4.
Arkel cerca di aprire la porta e impreca quando vede che é chiusa a chiave.
Mi scappa una risata quando inizia ad alzare la voce.
"Alex apri la porta cazzo! Aprila subito!" grida mentre tira pugni alla povera porta, a momenti si spaccherà...
Mi infilo di corsa il vestito e vado ad aprire.
La sua espressione cambia da incazzata a stupita quando mi squadra tutto il corpo. Arrossisco subito e gli do la schiena per nasconderlo.
"Me lo chiudi?" prendo i capelli con una mano e li sposto davanti.
Deglutisce così forte che lo sento di spalle.
La sua mano fresca si appoggia alla pelle facendomi correre i brividi su tutta la spina dorsale.
Mi sfiora tutta la schiena da sotto fino al collo, lasciandomi proprio sotto l'orecchio un bacio che mi fa trasalire.
"Arkel, siamo in ritardo..." ho la voce bloccata in gola.
Mi prende i fianchi e mi appoggia a lui, ancora in boxer.
Forse é perché prima ci siamo addormentati e non avevamo finito...
Prende la mia mano e se l'appoggia proprio lì, facendomi sentire che é eccitato.
Tolgo la mano e mi allontano di qualche passo, tornando a guardarlo negli occhi.
"Siamo in ritardo.. Dai.."
Si avvicina ancora e risponde da menefreghista.
"Gli altri possono aspettare"
"No Arkel, gli altri non possono aspettare"
Mi guarda con faccia perplessa e prende i suoi vestiti per uscire dalla stanza.
Mi siedo sul letto e inizio a mettermi i tacchi.
Perché deve fare così?!
Solo perché non gli ho messo una mano nelle mutande?! Roba da matti.
Mi sistemo i capelli e il trucco ed esco dalla stanza per andare al piano di sotto.
Arkel mi aspetta sulla porta, con due caschi in mano.
Stranamente questa sera ha addosso un indumento non nero, ma solo uno, per non esagerare...
I jeans chiari gli stanno benissimo, abbinati alla giacca di pelle nera.
Mi passa un casco e senza dire niente apre la porta d'ingresso e si dirige in garage.
La sua moto é bellissima, nera opaca, fa molto Ghost Rider.
"Non sali?"
"Oh.. Si scusa"
"Dove devo andare?"
"St Main Street"
Imposta il navigatore e parte ai 100 km/h facendomi fare un infarto.
Chiudo gli occhi e gli stringo le braccia intorno al corpo.
Una sua mano si appoggia sulla mia e mi accarezza con il pollice per rassicurarmi. Mi rilasso istantaneamente a quel tocco.

Arriviamo alla festa in meno di 10 minuti. La casa di Tate é gremita di studenti che ballano con la musica altissima.
"Ben arrivata signorina!" Tate viene ad abbracciarmi e sento lo sguardo contrariato di Arkel addosso.
"Ehi ciao!" il mio migliore amico porge la mano ad Arkel, ma la ritrae dopo pochi secondi vedendo che non ricambiava. Gli do una gomitata e lui fa solo cenno con la testa.
Sbuffo e decido di andare a cercare Sum e dell'alcol.
Arrivo in cucina e rimango allibita per quanti bicchieri di non so quali drink siano sparsi sul tavolo. Ne prendo uno di colore verde che immagino sia vodka alla menta ed esco in giardino.
Sum sta parlando con un ragazzo della nostra scuola a bordo piscina.
É troppo invitante vederla a bordo piscina distratta, devo assolutamente buttarla in acqua. Appoggio lo zaino sul prato e senza farmi vedere mi sposto alle sua spalle.
"Scusa Sum"
Si gira con la faccia perplessa e io non esito un secondo a buttarla in acqua.
"Brutta stronza!"
All'improvviso qualcuno da dietro mi prende in braccio e tenendomi si butta in acqua. Non ho avuto nemmeno mezzo secondo per realizzare cosa fosse successo.
Riemergo dall'acqua e mi guardo intorno, trovando i miei due migliori amici a ridere come due coglioni.
"Tate sei un imbecille, lei era in costume io non ho un cambio!"
Smette di ridere per un secondo e poi ricomincia più forte di prima, facendo ridere anche me.
Ci schizziamo per un po' e poi torniamo dentro dove Tate ci da degli asciugamani. Non c'é freddo fuori, anzi, c'é molto più caldo del solito.
Questa casa é bellissima, in legno e marmo bianco, 4 piani impeccabili, che domani gli toccherà ripulire da in cima in fondo.
Arriviamo al 4' piano, che é interamente del mio migliore amico, dove mi da i vestiti che ogni volta dimentico lì, penso abbia più vestiti miei in casa sua che io in casa mia...
"Alex... Posso farti una domanda?" si sfrega l'asciugamano sui capelli decolorati e fissa il muro.
"Dimmi"
"Perché Arkel mi odia? Insomma, non che mi interessi, ma in genere sono una persona che piace a tutti"
"A tutti é una parolona" scherza Sum facendomi sorridere.
"Non é che ti odia, solo che é fatto così, non socializza molto..."
"Sarà.."
So che Tate fa di tutto per piacere alle persone, ma con Arkel non é così facile e penso si debba rassegnare subito.

"A proposito! Che avete fatto oggi?" Sum mi fa l'occhiolino.
"Niente" alzo gli occhi al cielo esasperata.
"Eddai! Siamo i tuoi migliori amici e non ci dici mai niente di te e quel ragazzo pieno di ferraglia in faccia!"
"Beh non c'é bisogno che vi dica tutto.." é abbastanza imbarazzante parlare della mia "vita sessuale", se si può chiamare così.
Spalancano entrambi la bocca offesi.
In effetti ci siamo sempre detti tutto...
"Okay okay!" alzo le mani in segno di resa e sospiro. In questi momenti odio i miei amici, soprattutto quando, come ora, mi fissano a braccia incrociate aspettandosi chissà cosa.
"Beh é molto bipolare, diciamo... Il secondo prima é dolce e quello dopo non mi parla. Oggi era felice e rilassato, poi si é incazzato perché non gli ho messo una mano nei pantaloni..."
"Oddio quindi tu gli hai..?"
"No Sum!"
"La signorina é schizzinosa" Tate mi prende per il culo e io lo trucido con lo sguardo zittendolo.
"Mi ha.. Insomma.." indicavo in mezzo alle mie gambe perché mi imbarazzava dirlo.
"Quando?!?" la mia migliore amica si esalta facilmente per queste cose.
"Oggi..."
"Devi smetterla di farti queste paranoie. Dovresti vivere la vita e basta, se ti piace diglielo, se hai voglia di fare l'amore con lui fallo, se hai voglia di fargli un pompino fallo!"
"Tate!" urliamo in coro.
"Scusate! Intendevo dire leccare il suo organo genitale, per voi ragazze"
Restiamo sbigottite dalle sue parole e iniziamo a ridere finché non ci fanno male gli addominali.
"Comunque resto del parere che sia come dico io" esordisce.
"Tate non é così fottutamente facile come credi tu"
"Si che lo è! Sei tu che non vuoi che lo sia. Se tu vuoi che sia facile lo renderai facile. Non puoi impedirti di fare esperienza per paura di soffrire, é normale stare male. Devi imparare a lasciarti andare, e a lasciar andare la tua vita, deve scorrere con te, non puoi fermarti e cercare di tenerla ferma"

Forse ha ragione, forse dovrei davvero semplicemente fare ciò che mi sento di fare, e lasciarmi andare.

The Angel with Green EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora