11 - PANICO

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Siamo in vasca da ormai un'ora; l'acqua é diventata tiepida, quasi fresca, ma non la sento nemmeno appoggiata al petto di Arkel.
Tutto il mondo mi sembra sparire quando ascolto i battiti di questo sbandato pieno di tatuaggi.
I miei genitori fanno fatica ad accettare questo genere di persone, sono un po' chiusi, un po' all'antica diciamo.
Mio padre é sempre al lavoro, qualche settimana lavora anche la Domenica, e quando é a casa sta nel suo studio.
É come un'ombra costante, sempre dietro di me, c'é ma non c'é.

"A che pensi?" la mano di Arkel mi accarezza i capelli bagnati.
"Io non lo so.. Ho mille pensieri in testa e non riesco a fare ordine" non é che non lo so, é che non saprei come spiegarli.
"Ti posso dare una mano io, se me lo permetti" mi sorride.
In mezzo a tutto quel nero dei tatuaggi, i piercing e i capelli, il bianco splendente dei suoi denti risalta ancora di più.
Mi incanto a fissare le sue labbra.
É dal primo giorno che l'ho visto, che voglio fargli almeno un centinaio di domande, ma una in particolare mi assilla.
"Cosa vuoi Arkel?"
Ha una faccia stupita, spaesata.
"In che senso?"
"Nell'unico senso che ha la domanda; cosa vuoi?"
"Io non.. Non voglio niente. Sto bene da solo, come sono sempre stato"
Quest'affermazione mi ferisce molto, anche se in parte me l'aspettavo.
Sento gli occhi inumidirsi.
Perché mi viene sempre da piangere stando con lui?
E perché ho lasciato correre la storia di oggi con Ratchel?
Perché gli permetto di fare ciò che vuole?
Prendo un asciugamano ed esco dalla vasca legandomelo addosso.
"Che hai adesso?" ha la faccia da cagnolino bastonato.
"Ho solo bisogno di un po' d'aria"
Prendo le mie cose e chiedo dove posso uscire.
Raggiungo la stanza che mi ha indicato attraverso il corridoio quadrato che circonda l'enorme buco da cui si vede il piano di sotto.
Un letto matrimoniale con un piumone bianco al centro della stanza mi acceca.
Ha la testiera in un qualche materiale grigio scuro e opaco, è molto elegante.
Mi sono resa conto solo ora che é una casa molto molto costosa.
Apro la porta di vetro che da sul balcone e mi stendo sul letto.

ARKEL'S POV
Merda. Merda merda merda.
Perché sono così stronzo?
Volevo dirglielo, urlarle in faccia che ciò che voglio é lei e solo lei.
Perché non riesco a dirle ciò che provo?
O forse é solo una delle tante. Forse mi sto montando la testa.
Si, é sicuramente così, Arkel Bray non si innamora mai. E con mai intendo proprio mai.
O almeno così pensavo..
Cammino nel corridoio con solo un asciugamano in vita.
Il bianco risalta sulla mia pelle nera piena di inchiostro.
Entro nella stanza e la trovo stesa sul letto, con i capelli bagnati come la sua pelle, stesi come raggi di sole sul piumone.
Ha gli occhi chiusi, e le labbra carnose socchiuse, penso che il mio cazzo scoppierà da un momento all'altro.
Dio quanto è sexy, le aprirei le cosce adesso, e la prenderei con tutta la forza che ho, con tutta la rabbia che mi scorre nelle vene.
Bacerei il suo viso angelico, basterebbe un suo sorriso per farmi venire.
Guardo in basso, l'asciugamano sta quasi per cadere per l'erezione.
"Merda..." sussurro.

"Arkel..."
Ha la voce assonnata, merda quanto è bella.
Si gira verso di me, i suoi occhi scorrono su tutto il mio corpo.
Arrossisce violentemente, e mi guarda come una bambina impaurita.
É così innocente, così confusa. Una bambina e una donna insieme.
Abbassa lo sguardo. Quei grandi occhi azzurri mi mandano nel panico più totale, sono uguali a quelli di mia madre.
"Vado a mettermi qualcosa e ti prendo i vestiti" sorrido forzatamente.
Corro in camera, il mio cuore sta per scoppiare.
Mi prendo la testa tra le mani, la stanza sembra priva di ossigeno.
"Respira" dico a me stesso.
I polmoni mi si chiudono sempre di più. Mi si blocca il respiro.
Cado a terra in ginocchio. Gli occhi mi bruciano, il cuore mi martella nel petto.

"Arkel!"
Mi corre incontro e mi abbraccia. Si siede appoggiata all'armadio e mi mette tra le sue gambe.
Ho la testa appoggiata sul suo petto, mi accarezza i capelli come si fa con un bambino che piange perché é appena caduto dalla bici, come faceva mia madre con me...
Non sopporto di piangere, né da solo né con chiunque altro, ma ho il corpo staccato dal cervello, sono in trans.
"Calmati piccolo" mi lascia un bacio sulla fronte.
Il mio respiro si fa regolare, mi sciolgo tra le braccia di questa donna meravigliosa.
"Vieni" si alza e mi porge la mano.
Attraversa la stanza e si stende sul letto tirandomi a sé.
I battiti del suo cuore mi rilassano.
Non sono mai stato così con un altra donna, se non mia mamma... É così strano.
Da quando é morta non sono più riuscito ad affezionarmi a nessuna.
All'improvviso si mette a ridere.
"Che hai?" chiedo timidamente con la voce strozzata.
"Niente, solo che me l'aspettavo proprio così camera tua"
Fissa i muri neri tappezzati di poster di gruppi Metal.
"Sei prevedibile, Arkel Bray"
In effetti non ha tutti i torti...
Volevo semplicemente che la mia camera rispecchiasse la mia anima stronza e solitaria, cupa.
Sospiro, il mio pensiero va altrove appena mi ritrovo a fissare le sue labbra.
Cazzo, é nuda sotto questo asciugamano.
Sento l'erezione pulsarmi di nuovo tra le cosce. L'effetto che mi fa Alex é indescrivibile.
Mi spingo più su per farle sentire quanto sono duro.
Ha una faccia stupita, e imbarazzata.
"Guarda cosa mi fai ogni volta che ti penso"
Sorride con le guance bordeaux.
Mi coglie alla sprovvista gettandomi le braccia al collo e baciandomi con intensità.
Le stringo una coscia con una mano, e con l'altra i capelli gocciolanti.
La sua pelle é così liscia...
Mi muovo sul suo corpo fragile.
Mugola il mio nome. É tremendamente sexy detto da quelle labbra rosate.
Le passo la mano sul ginocchio, sulla coscia, sempre più in basso, sento che trema.
Le bacio la fronte per tranquillizzarla.
Mi sta per esplodere il cazzo. Voglio entrare in lei, farla mia.
Voglio sentire il suo sapore.
Metto le mani sul bordo dell'asciugamano, cerco il suo sguardo per il consenso. Mi guarda, come per supplicarmi.
"Voglio assaggiarti piccola, voglio sentirti gridare" le sussurro sul collo.
La sento respirare velocemente.
Le tolgo l'asciugamano, rimanendo imbambolato per penso un minuto, facendo scorrere gli occhi su tutto il suo corpo, la sto mangiando.
L'ho vista senza vestiti, ma non così.
Non a gambe aperte pronta per farsi scopare sul mio letto.
Stringe le gambe, so che si vergogna. Ma come fa a vergognarsi?! É un fottuto angelo sceso in terra per strapparmi l'anima.
Le bacio il ginocchio, e ricomincio a spostarmi sempre più giù.
Ansima, sto per venire solo sentendo i suoi gemiti.
"Posso?" so che non é una cosa facile per lei, l'intimità.
Annuisce, ma non la vedo convinta.
Le lecco l'interno coscia, vicino al suo punto più sensibile, non voglio arrivare subito lì.
Suona il campanello.
"Ma porca puttana! Chi cazzo é adesso?!"
Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza incazzato nero, per aver interrotto il momento più eccitante della mia vita.

The Angel with Green EyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora