Camera 47.

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Capii che era il momento di correre.
Non sapevo cosa fosse successo, ma dalla voce di Rossana sembrava molto preoccupante. Ero molto preoccupata, significava che a Lorenzo ci tenevo, ma come amico, però era strano... Non volevo stare con lui, forse mi sembrava solo strana l'idea.
Arrivata all'ospedale chiesi alla reception dove fosse, al terzo piano camera 47, ringraziai la signora e andai verso l'ascensore ma era occupata e stava al quinto piano, quindi presi le scale. Arrivai nella camera 47 con il fiatone causato dalla dalla corsa,«COSA SUCCEDE A LORENZO?» dopo aver urlato aprii gli occhi e scoprii di aver sbagliato camera era la 46, però dopo un paio di secondi mi ritrovai Rossana dietro che mi disse di seguirla e andare nella camera affianco. Lorenzo stava su un lettino, c'era odore di disinfettante, mi ricordava tanto quando la madre di Rossana stava in ospedale, sicuramente ricordava quello anche a Rossana, per lei non era facile essere lì, stesso posto, stesso odore. A volte è sorprendente come un ricordo, o un suono, insomma qualcosa di non visibile, possa ricordarti momenti della tua vita. Lorenzo stava su un lettino, dormiva, o magari era svenuto, non capivo sinceramente. «Cosa gli è successo?»chiesi a Rossana
«Nella strada vicino a casa nostra, è stato investito, io l'ho visto perché stavo tornando a casa, stava piangendo credo, forse è per questo che non ha visto la macchina, o magari era solo di fretta»
In quel momento sentii qualcosa come un colpo al cuore, era colpa mia, in entrambi i casi, non dovevo lasciarlo andare via.
«Puoi lasciarmi da sola con lui'?»
Rossana annuii e uscì dalla stanza.
Da lì mi girai verso Lorenzo e iniziai a sussurrargli accarezzandogli i capelli
«hey, non so se di preciso sei in coma o semplicemente svenuto, ma non lo voglio sapere, ho paura della risposta, sapendo che potrebbe essere qualcosa la quale mi può causare tristezza, beh, chi non avrebbe paura?
Forse sei arrabbiato con me e mi odi, o forse potresti pensare che sono qui per dirti ti amo, ma no, non sono qui per questo e sono quasi convinta che tu non mi odi, io a te ci tengo, ma più come amico, in questo periodo non mi sento pronta a niente, sono molto insicura, stanno succedendo troppe cose. Però prima ti amavo, non si trattava di "falso amore", anzi, per me l'amore è una cosa che c'è o non c'è, come l'amicizia, solo che dopo, se non curata può scomparire.
Sinceramente sto ripensando a tutto, e mi sembra una follia, anche quella con Alberico, dovrei lasciar stare tutto.
Sinceramente un ragazzo non mi serve, forse fino ad ora ho pensato fosse indispensabile solo perché vedevo la gente insieme felice, ma, se ci pensi è ovvio che sono tutti felici, si mostrano sempre le parti migliori.»
«No, non ti odio hai ragione» si girò e sorrise
«per fortuna stavi solo dormendo, cristo. Non puoi capire la paura.»
«Se la pensi così puoi stare tranquilla, potevi anche dirmelo con calma.»
«Scusa.»
A quel punto gli diedi un bacio, ma non in bocca, almeno non completamente, diciamo metà labbra e metà guancia, però non era uno di quei baci di "Oddio per favore rimaniamo insieme per sempre", più che altro era un semplice "prova a ritentare, ma comunque sia ti voglio bene e anche troppo" tutto qui.
Rimasi in ospedale per tutta la giornata a parlare con lui e poi me ne andai, aveva avuto una frattura alla gamba.
Era tutto molto complicato, forse troppo. Avevo troppe cose a cui pensare, e mancavano solo alcune settimane all'inizio della scuola e mi mancava tutto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 29, 2016 ⏰

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•Amnesia• - Alberico De GiglioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora