Storia 112

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Giulia sapeva di essere intelligente. Era una di quelle bambine sveglie che capiscono presto che i genitori non sono onnipotenti ed onniscienti.

Lo capì una notte. Aveva sentito un rumore nella sua stanza, veniva da sotto il letto o dall'armadio, e si era spaventata.

Giulia corse piangendo dai suoi genitori gridando: "Mamma! Papà!"

"Cosa c'è, tesoro?", risposero.

"H-ho s-sentito un m-mostro", balbettò.

Si aspettò che la consolassero, o che alzassero gli occhi al cielo, o che si infastidissero. Invece, si alzarono immediatamente e corsero nella sua stanza, dove ispezionarono sotto il letto e nell'armadio e controllarono che la finestra fosse chiusa bene. Tastarono ed esaminarono ogni centimetro.

Giulia colse subito al volo. Sapeva cosa stavano facendo. Prendendo sul serio le sue paure, avevano mostrato alla loro bambina che lei era al sicuro ed amata. Probabilmente lo avevano letto in qualche libro.

Ma la lezione che Giulia imparò era che li poteva controllare. In seguito, svegliare i suoi genitori di notte divenne un evento abituale. Giulia avrebbe urlato e pianto, loro sarebbero corsi nella sua stanza e Giulia avrebbe nascosto il suo sogghigno dietro le lacrime. Ma loro non si lamentarono nemmeno una volta.

Una notte lei non riuscì più a sopportarlo, e scoppiò a ridere quando suo padre cadde esaminando il lampadario, come se un mostro sarebbe potuto stare là sopra.

"Che c'è di così divertente?" chiese, strofinandosi il fondoschiena.

"Voi," Giulia sorrise. "Voi mi credete sempre."

Papà non era arrabbiato. Si girò solo a guardare la mamma.

"Una volta," disse a bassa voce, "solo una volta, non abbiamo creduto a tuo fratello."

E Giulia, che era figlia unica, non dormì bene quella notte.

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