Storia 96

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"Ciao, tesoro," saluto mentre Tom cammina attraverso il giardino verso dove sto lavorando. Lui sorride; riesco sempre a farlo sorridere.

"Un'altra aiuola?" dice con un'ironica contrazione del suo sopracciglio. Annuisco, guardando il mio lavoro con orgoglio.

"Presto finirai il giardino!" scherza. Rido, ma è un pensiero che è venuto in testa anche a me. Continuo a piantare bulbi e cerco di non mostrare la mia preoccupazione.

Poso il mio sguardo su di lui e lo vedo digitare sul suo cellulare. Digrigno i denti.

"Tutto bene?" chiedo con nonchalance. Lui non ricambia il mio sguardo.

"Julia, dal mio ufficio, non si è fermata qui prima?" mi chiede. "Dobbiamo incontrarci per discutere del progetto a cui stiamo lavorando, ma non riesco a contattarla."

"Mi dispiace tesoro," rispondo "Non l'ho vista." Non per un paio d'ore, comunque. Tiene il suo cellulare vicino all'orecchio e spero di aver sepolto quello di lei abbastanza profondamente.

Si acciglia quando sente la sua segreteria ed il sollievo mi inonda.

"Di sicuro sarà impegnata," gli garantisco. Impegnata a fare la puttana all'inferno.

"Già," dice, scettico.

Odio vederlo preoccupato in questo modo, ma non ho avuto altra scelta; non potevo lasciarle rubare il mio Tom. Lei non lo avrebbe mai amato come me; nessuna di loro avrebbe potuto farlo.

Lui sospira, osservando le mie bellissime aiuole, ed io lo guardo- il mio mondo; il mio tutto.

"Ti voglio bene, Tom," dico, e lui sorride. Riesco sempre a farlo sorridere.

"Ti voglio bene anch'io, mamma."


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