Giorni Amabili

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(1)

‹‹Come farò quando andrai via?››.

‹‹Come farò quando andrò via?››.

Si domandavano Erica e Cristiano.

Era un tempo in cui tutto quello che si trovava fuori dal loro mondo non contava niente.

Arresi al loro amore.

Si nascondevano come se si volessero difende da qualcosa. Persi per giorni nei loro abbracci e carezze. Si erano fermati nel canale più amabile della vita. Passavano ogni attimo libero della giornata insieme, non si staccavano un attimo. Persino Carlo, Alessandro e Gianna non li sopportavano più. Avevano eretto un muro. Si volevano avidamente e poi c'era la scusa che Cristiano, a breve, sarebbe dovuto partire per la vacanza con la sorella e il padre e si sarebbero rivisti a settembre, poco prima della scuola.

‹‹Come forò quando andrò via?››, diceva lui guardandola diritta negli occhi.

‹‹Come farò quando andrai via?››, rispondeva lei guardandolo con la stessa intensità.

‹‹Erica, promettimi che non mi tradirai!!››.

‹‹Prometto! Prometti anche tu!››.

‹‹Prometto!››.

‹‹.....››, bacio.

‹‹Baciami ancora!››, lei.

‹‹.....››, ancora bacio.

‹‹Ancora!››, insisteva Lei.

‹‹.....››, bacio intenso.

‹‹Ancora?››, domandò Lui.

‹‹Si!››.

‹‹.....››, bacio con amore.

Il tempo, per una ferita, è il balsamo migliore, ma può diventare una piaga se il cuore è immerso nella gioia e vive con il desiderio di fermarlo.

‹‹Chiamami tutti i giorni!››, insisteva lui.

‹‹Tutti tutti!››.

‹‹Quando parti?›› .

‹‹Dopo domani.››.

‹‹Torni?››.

‹‹Quando torni tu!››.

‹‹Promesso?››.

‹‹Promesso! ››.

Si osservavano silenziosamente cercando d'intravedere negli occhi dell'altro la sincerità. Pura sincerità.

Il giorno della partenza arrivò.

Il pullman correva rapido sull'asfalto cocente, diretto verso la grande città, dove Cristiano avrebbe preso il traghetto per andare sull'isola, in un esilio dorato lontano da lei.

Erica guardava fuori dal finestrino con aria triste, poi guardava Cristiano, lo stringeva forte, odorava i suoi capelli intensamente. Osservava tutto con particolare acutezza e incanalava ogni cosa e poi tornava a guardare fuori dal finestrino il camminare frenetico del pullman, a quel punto il suo sguardo tornava a essere nostalgico. Ma poi guardava di nuovo Cristiano e sorrideva. Aveva un sorriso bellissimo Erica, era veramente bella.

‹‹SIAMO ARRIVATI!››, disse il controllare con aria allegra di fine turno.

‹‹Dai andiamo, siamo già in ritardo!››, disse Erica scendendo dal pullman e sperando che il traghetto fosse già andato via, ma non era così, anche se stava quasi per salpare, ‹‹muoviti che sta per partire, muoviti!››.

Vorrei che mi ascoltassiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora