Lettera

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                                                                                                     (1)

Non so perché di questa lettera, non lo so, forse perché non ho nessuno con cui parlare, forse perché il modo più semplice per esprimermi è tramite la scrittura...bho.

Sono giorni che non sorrido, forse non ho mai sorriso. È buffo come le mie frasi sono piene di forse, ma d'altronde è così, vivo in una sorta di giardino pensile (se si può chiamare giardino), sospeso nel vuoto e nel forse, non so perché, ma ho l'impressione che non riuscirò per molto ad annaffiare quei pochi fiori che vi sono.

Troppi buchi, troppe lacune in quel luogo di follie che si chiama cuore, ho cercato qualche volta di tapparle...ma non so, poi mi sono arresa.

Sono giorni che non dormo, ho paura di farlo, ma non per via degli incubi, (con quelli ci convivo da una vita)...la mia paura è di amare il sonno più della vita e di desiderare così l'eterna incoscienza.

Mi da fastidio la luce perché e troppo bella, in questo periodo odio ciò che è bello.

Non odio l'uomo, anche se è la causa del suo male, non lo odio perché è troppo misero per capire la vita.

Mio padre mi dice: "Quando ti vedrò di nuovo correre al tramonto sulla spiaggia come facevi un tempo?" Io non lo guardo, ma sorrido leggermente, avrei voglia di dirgli che sono anni che non corro più sulla spiaggia al tra- monto. Evito di dirglielo naturalmente. In quel posto che si chiama cuore, ho ancora un briciolo di buon senso, potrei ferirlo più di quando abbia mai fatto la vita.

È la solitudine che uccide l'uomo...l'indifferenza da parte di persone che ami è la piaga più grande e dolorosa che possa sopportare un cuore.

Non so perché di queste frasi. Forse parlo a me.

L'umanità è un'unica grande anima, che guardando se stessa, grida tutto il suo terrore!

Erica.





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