Il volo (II parte)

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(2)

‹‹È uno spinello quello?››, domandò Erica curiosa a un compagno che faceva l'ultimo anno di superiori.

‹‹Semplice spinello!››, rispose indaffarato.

‹‹Lo fumi tutto?››.

‹‹Ti preoccupi?››.

‹‹No, tanto il problema è tuo!››.

‹‹Quale problema?››, sguardo perplesso.

‹‹Niente, scherzavo!››.

‹‹È solo una canna, non è niente di grave, non dirmi che non ne hai mai vista una in vita tua?››.

‹‹Certo che l'ho vista, ma non ho mai fumato!››, si sentiva quasi imbarazzata. Paradosso.

‹‹Perché?››.

‹‹Non lo so, forse non ho mai avuto l'occasione. Forse ho un po'

di paura. Forse perché fa male, boo!››.

‹‹Non fa male, anzi, ti mette in uno stato di quiete psicologica. Mi piace, e poi... è solo una canna, ma quante preoccupazioni. Al giorno d'oggi è normale.››.

‹‹Si, lo so, ma devi anche capirmi, io non ho molta dimestichezza!››.

‹‹Certo che ti capisco, anch'io quando avevo la tua età mi impressionavo facilmente. È solo questione di abitudine, poi non ci farai più caso, anzi, ti accorgerai di quante persone ne fanno uso; le più insospettabili. Che ne so, tipo il vicino di casa, i figli di papà, le forze dell'ordine ecc. Sai quante volte i poliziotti mi hanno sequestrato della roba...diciamo... un po' più pesante dello spinello e se la sono presa loro?››, grugnì.

‹‹Dici sul serio?››, domandò Erica sempre più curiosa e quasi sorpresa.

‹‹Certo!! Ricordo bene un episodio di qualche mese fa. Che storia. Ti racconto: ero in discoteca e avevo comprato dell'extasi da un ragazzo che la vendeva proprio li, e mentre ballavo avvolto dalla musica e dall'effetto di quella roba, mi si avvicina un ometto e mi chiede di seguirlo in bagno. In primo momento non volevo seguirlo e gli ho detto: "Ma chi sei?", e lui, per non farsi scoprire dagli altri ragazzi che erano in sala, caccia appena il distintivo dalla tasca ed io capisco subito che era uno stronzetto vero e proprio; in borghese. Giovanissimo comunque. Gli avrei potuto mollare uno di quei cazzotti da farlo svenire sul colpo. Ma, nonostante ero fuori di testa, ho controllato il mio istinto e mi sono sottomesso come un animaletto indifeso e l'ho seguito. Forse è stato meglio così, ogni tanto con la mia testa ci ragiono.››, si da due colpetti sulla tempia, poi guarda lo spinello con aria confusa, fa un lungo tiro e soffia il fumo sull'estremità quasi spenta del "bob", facendola infiammare come un faro, ‹‹ti dicevo... dove eravamo rimasti?››.

‹‹Nel cesso!››.

‹‹A sì, una volta entrati nel cesso mi dice: "Hai qualcosa ad- dosso?", io gli faccio: "Certo che non ho niente!", e lui, con quella faccia da deretano e il suo accento da siciliano pentito, risponde: "Guarda che se ti perquisisco e ti trovo qualcosa finiamo veramente male. Se hai qualcosa consegnamelo, io ti faccio tornare tranquillo in sala e ci dimentichiamo di questa storia e puoi continuare a divertirti e stasera vai a dormire nel tuo lettuccio!". Io, rassegnato e demoralizzato, gli ho consegnato il contenuto del mio divertimento. E lui che fa? Davanti ai miei occhi s'infila una pasticca in bocca e la manda giù come se niente fosse, poi mi da due pacche sulla spalla e dice: "Sparisci!". La cosa che mi ha mandato più in bestia e che conosceva quel bastardo che mi ha venduto la roba!››, s'infuriò.

Vorrei che mi ascoltassiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora