Cap. 6

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Che brutta giornata. La lezione di letteratura era stata uno strazio, la professoressa mi aveva chiesto solo due o tre cose riguardo ai brani, ma io avevo la testa da tutt'altra parte e quindi alla fine, anche dopo essermi sforzata di ricordare qualcosa, mi presi un bell'impreparato. Jason a quella lezione non s'era presentato e non lo vidi nemmeno nei due giorni seguenti. Ripensai varie volte al suo comportamento di quella sera, non lo so, forse il fatto di essermi avvicinata di poco gli aveva dato fastidio. Comunque una cosa non riuscivo a spiegarmela tra le tante: quelle scarse volte che stavo con lui, in ogni circostanza, sentivo qualcosa. Sentivo come se non so quando o dove lo avessi già incontrato, una parte di me voleva ricordare, ma non ci riusciva, non arrivavo mai ad una risposta plausibile. Nove e mezza di domenica mattina, ero nella sedia a dondolo del mio terrazzo, gradi otto; stavo seduta lì a guardare la gente che passava e che probabilmente tornava dalla chiesa .. Vecchiette col bastone, donnone in pelliccia, uomini in giacca e cappotto, bambine e bambinetti odiosi che continuavano ad urlare e a fare capricci e io lì. Mi sentivo asociale. Andare in chiesa non se ne poteva parlare, non che fossi atea certo, ma avevo una mia idea al riguardo. Credere in Dio quand'ero ancora totalmente adolescente mi riusciva difficile, ma man mano che crescevo capivo sempre di più che qualcuno effettivamente c'era, appena avevo bisogno di aiuto, anche inconsciamente, mi rivolgevo sempre a lui e se esistevano e credevo negli angeli, perché non avrei dovuto credere in qualcosa di ancora più grande? Si, agli angeli avevo sempre creduto fin dall'infanzia. Amavo tutto di loro, di come me li immaginavo e di come anche se invisibili ai miei occhi potevo in qualche modo sapere che non ero mai totalmente sola. Continuai a guardarmi in giro non sapendo che altro fare.. Ronnie era andata via con la madre a trovare dei loro cugini e zia Emily era al lavoro anche oggi ma fino all'ora di pranzo. Che due palle. Che potevo fare? Stare la domenica mattina in casa a studiare non mi entusiasmava molto anche se in effetti forse avrei dovuto farlo, ma no, grazie. Quindi mi alzai, rientrai in casa e mi diressi in cucina. Mentre passavo per il corridoio, mi soffermai a guardare la mia bella macchinetta fotografica che avevo lasciato lì nel mobiletto il giorno prima e mi ritornò in mente quel bosco non molto distante dalla scuola. Mi precipitai in camera, mi tolsi quella tuta orribile che avevo intorno e mi vestii per uscire. Arrivata al parcheggio della scuola scesi dall'auto e mi diressi verso il bosco, cercai nella borsa la mia macchina fotografica ..ma dove cavolo? Oh, trovata! Appena addentrata iniziai subito a scattare foto, era umido e le uniche foglie rimaste erano quelle nel terriccio sotto ai miei piedi, la giornata grigia e umida e il sole si vedeva appena. Era un luogo bellissimo e poco distante da lì si sentiva il rumore dell'acqua che scorreva, forse di un piccolo torrente. Scattai foto a quei meravigliosi alberi spogli, dove i rami contro luce creavano quell'effetto che solo una fotografia poteva catturare; tutto quello che mi trovavo davanti era un valido soggetto per me, quel fievole bagliore, quel fine filo d'erba rimasto, quelle piccole impronte di animali selvaggi, continuai a premere il pulsante di scatto quando sentii una cosa fredda posarsi prima sul mio naso imperfetto, poi sulla fronte e infine nel dorso della mano. Stava nevicando. Wow .. Era la prima neve che vedevo da quando ero arrivata qui; camminai a lungo mentre quelle minuscole gocce gelate mi accarezzavano il viso, ora facendo foto al cielo, sperando di catturare nitidamente qualche fiocco e quasi non mi resi conto che stavo camminando sopra una lunga lastra di ghiaccio del torrente. Feci per tornare indietro quando sentii il ghiaccio sottostante rompersi; si udirono immediatamente i rumori sordi creati da quello strato dove io, troppo incapace di mantenermi in equilibrio, scivolai all'indietro sbattendo forte la testa. I miei piedi si gelarono all'istante al tocco dell'acqua gelida; cercai di liberarmi da quel torrente che mi trascinava man mano giù con sé. Lanciai la borsa e la macchinetta nel ghiaccio ancora solido e mi aggrappai provando a risalire. Mi girava la testa, gridai aiuto più volte con tutta la forza che avevo .. Nel tentativo di aggrapparmi a qualunque cosa sentii un dolore lancinante e vidi del sangue scorrermi lungo il braccio destro; provai e riprovai a non scivolare ma l'acqua era già arrivata all'altezza della vita e il freddo mi impediva ogni movimento. Intorno a me era tutto sempre più annebbiato, riuscivo a vedere solo e solamente bianco, quella lunga lastra bianca e splendente che mi circondava; gridai di nuovo aiuto ma ero ancora lì e iniziavo a non sentirmi più le gambe, stavo quasi per arrendermi a quel destino che mi aveva condotto in quel posto, in quel preciso momento. Infondo almeno in quei pochi minuti che mi rimanevano potevo pensare di raggiungere i miei genitori, ancora pochi secondi e avrei potuto rivederli, ma d'un tratto intravidi una strana luce rossa e mi sentii sollevare, come se non ci fosse nulla a sostenermi, soltanto .. buio. Chiusi gli occhi e svenni, stremata.

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