Capitolo quarto

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Picchietto nervosamente le dita sui miei libri. Lo so: dovrei prendere appunti, seguire la lezione, ma non ci riesco proprio. D' altronde come posso interessarmi alla microbiologia quando un pazzo stalker, probabilmente, mi sta pedinando? Ci parlai tre giorni fa e non si è ancora fatto vivo: nessuna minaccia, nessun ricatto. Forse non è davvero un maniaco, forse voleva solo farmi uno scherzo, o forse no, forse sta solo aspettando il momento  propizio per agire. Che cosa dovrei fare, farmi prendere dalle ansie, dalle paranoie? Dovrei dirlo a qualcuno, ma a chi? Di certo non alle mie amiche, alle quali ho sempre mentito architettando bugie di ogni tipo; non posso parlarne con Jhon o Candice, gli ho appena conosciuti, e se lo dicessi ad Andrea racconterebbe tutto a Luisa di sicuro. In quest'aula non vedo volti famigliari pronti ad aiutarmi, ma solo un mucchio di visi annoiati da un'anziana professoressa. Sono sola, forse lo sono sempre stata e lo sarò sempre, ma non per questo posso lasciarmi scalfire da Lucas. Sono una ragazza forte, ne ho passate tante e posso superare perfettamente anche questa. Lucas Parker Wright stai attento: iniziamo a giocare.
La mia prima mossa comprende scoprire chi sia, chi frequenta, e magari trovare qualche scheletro nell'armadio: se può farlo con me, allora anche io posso farlo con lui.

Dopo aver preso il vassoio sul quale sono appoggiati un piatto di pasta, due pezzi di carne e dell'insalata, cerco un posto dove sedermi. Mi guardo un po' intorno tentando di capire se ci sia Wright, ma non riesco a trovarlo con la vista dato che la mensa è piena. Non è un posto assai accogliente: pareti spoglie, alte, con enormi finestre sul soffitto, e ci sono anche molte chiazze di muffa. Vengo a mangiare qui con i miei compagni per risparmiare, ma di certo non è il massimo; persino il cibo è al limite del commestibile: la pasta è insipida, la carne fredda,dura e l'insalata emana uno strano odore di marcio. È soprattutto in questi momenti che ho nostalgia di casa: la pasta con il pomodoro e il basilico, la verdura fresca raccolta dall'orto del giardino, la frutta presa direttamente dagli alberi e mangiata; quali esplosioni di sapore, quale genuinità! Sensazioni che soltanto una persona, che ha passato l'infanzia in un paesino di campagna come me, può provare.
"Sam! Vieni! Siamo qui" noto una testolina bionda che urla e si sbraccia, allora mi  dirigo verso Lala. "Ragazzi, mi avete tenuto un posto. Grazie"  non vedo Luisa e Andrea, ma in compenso c'è Candice con Jhon. Mi siedo nell'unico posto rimasto, cioè quello fra Diana e il mio nuovo amico inglese. "Oggi ho avuto l'esame di oncologia, è stato molto duro ma credo di essere andata bene" esorta Candice, che così dicendo dà il via ad una conversazione angosciante su tutti gli esami ancora da sostenere. "Lunedì ho quello di anatomia 3" dico, tanto ormai sono qui e restare zitta in disparte non servirà a nulla. "Già, noi altri lo faremo il mese prossimo, ma questa rossa qui ha già finito di studiare tutto il programma. Che secchiona!" "E dici a me Clà, ma se prendi sempre 30!" "Non è colpa mia se sono geniale" asserisce facendo spallucce. Ridiamo e subito Jhon ne approfitta per farmi un complimento: "Hai una bellissima risata Samantha, davvero" sto semplicemente esprimendo il mio divertimento, cosa c'è di tanto attraente? Non sopporto le persone che si comportano in modo esageratamente gentile, dicendo  smancerie  soltanto per conquistarmi. "Vuoi un pezzo della mia carne?" continua a chiedermi, notando che ho finito la mia. Dovrei considerarlo adorabile, ma lo trovo solo snervante e insignificante. "No,grazie ma sono apposto." rispondo apatica. Sembra che dopo aver pronunciato tali parole sia calata un'aria gelida fra di noi, come quella che si respira a Londra proprio nell'attuale periodo. Sento che è colpa mia, della mia algidità, devo rimediare e così approfitto della situazione: " Per caso conoscete un certo Lucas Parker Wright?" tutti mi guardano dubbiosi e incuriositi. "Evidentemente no", il loro silenzio e le loro espressioni sono già stati abbastanza eloquenti. "Perché? Chi è?" chiede la mia compagna di stanza. Non so cosa risponderle, devo inventarmi una scusa, e anche subito: "Un tizio che mi ha fatto copiare gli appunti a microbiologia" "Mai sentito, d'altronde questa è una grande Università e non si possono conoscere tutti gli studenti." Candice ha ragione, se volevo ottenere informazioni dovevo usare altri mezzi.

Swelly the switch (#wattsy2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora