Capitolo decimo

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È stata una settimana orribile, sono contenta che sia finita. Jon mi ha riporta a casa, non ha fatto domande; è una persona discreta, ma anche premurosa. Non l'ho più visto da allora, dato che sono stata molto impegnata a studiare e ho sostenuto l'esame di chimica, fortunatamente andato bene. Le mie amiche pensano che abbia avuto un malore, si comportano normalmente, ignare della verità. Ho cercato di evitarle il più possibile, non mi va di parlare: più lo faccio, più mento. È stato difficoltoso ignorare anche Jonathan, che  ha continuato a scrivermi senza sosta per sapere come stessi. L'unica persona che avrei voluto vedere, con cui avrei voluto parlare, è Lucas; quest'ultimo, però, è come sparito, e mi manca, quanto mi manca. Non dovrebbe essere così, è un pazzo inaffidabile, ma è anche colui a cui non ho, praticamente, mai mentito. Il disordine mentale non mi ha più abbandonata da quel venerdì sera, non so più distinguere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato; ma alla fine, esiste davvero una divisione netta? Magna rerum perturbatio, una gran confusione.
La sera sta calando, quando entrano in camera Candice, Clara e Diana. "Tesoro! Che ci fai in pigiama? Abbiamo una festa." mi ammonisce Lala. Non ho alcuna intenzione di uscire: "Mi fa male la testa" dico frignando, che scusa banale. "E allora? Se proprio non resisti, prendi un antidolorifico." asserisce la ragazza dagli occhi verdi, mentre si siede affianco a me, facendo attenzione a non sgualcire quel vestitino blu pieno di balze. "Dov'è questo party?" domando, non smuovendomi. "All' Hippie's Club." mi informa la mia vicina, scostandosi i boccoli rossicci dalle spalle, con non troppa eleganza. "Non ho mai sentito parlare di questo posto" "Beh, non è un locale molto alla moda, ma tutti gli studenti ci vanno questa sera, ogni anno, per festeggiare la primavera." che singolare tradizione "E com'è?" "Quando andremo vedrai. Ora muoviti!" mi rimprovera freddamente Didi. Sono incuriosita, d'altronde uscire un po' non guasterà, almeno potrò distrarmi dalla guerra che imperversa nei miei pensieri. Le ragazze sono tutte avvenenti: Clara indossa un vestito che le arriva alle ginocchia, violetto, tacchi alti bianchi, un cappottino in pelliccia dello stesso colore; Didi ha un abito senza spalline, color salmone, con del pizzo nero ricamato sopra, porta delle semplici ballerine brillantinate, ma le stanno davvero bene. Devo preparami al meglio, ed in fretta, per essere alla loro altezza. Con la grinta ritrovata, inizio a frugare nell'armadio, afferro un capo, vado in bagno a cambiarmi ed esco. "Che ne dite?" "Stai da Dio!" esclama Candice "Ti consiglio di tirare su i capelli, aspetta! Vieni qui, ti faccio uno chignon." l'animo da acconciatrice di Clara viene fuori, così inizia ad armeggiare con la mia chioma. Mi trucco in fretta: un leggero strato di fondotinta, una passata di lucidalabbra rosa, una sottile linea di eyeliner, rimmel, e sono pronta. Prendo le stesse scarpe e la borsetta che portai al Sabotage, sto per aprire la porta e andarmene, impaziente. "Sam! Non vuoi nemmeno specchiarti?" chiede Diana. Mi dirigo verso il vetro che mi riflette in tutta la mia bellezza: un lungo vestito blu scuro, dalle linee morbide, che si tiene su grazie ad un pezzo di stoffa che mi cinge il collo, lascia scoperta la schiena. Giro su me stessa e noto che il tatuaggio del triscele è ben visibile: tre spirali nere che si incastrano fra loro, non più grande del palmo di una mano. È l'unico segno perenne che ho sul corpo, lo feci tre anni fa, a Parigi, accompagnata da quello che era il mio migliore amico: Louis. "Figo il tatuaggio!" Candice non  l'aveva mai visto. "Rappresenta l'equilibrio della natura" la informa Clara, "Già, è così. Grazie" rispondo sorridente, un'altra bugia, non posso dire la verità su questo. "Vogliamo andare?" "Ah, ora non vedi l'ora di andare alla festa, prima non volevi neppure venire." mi stuzzica scherzosamente la mia amica inglese.
Dopo mezz'ora passata nella sportiva auto metallizzata, ad ascoltare musica e chiacchierare del più e del meno, arriviamo. L' Hippie's Club si trova nella periferia di Londra, nonostante ciò è stracolmo di ragazzi e abbiamo difficoltà a trovare parcheggio. Già da fuori il locale sembra grande, più del Sabotage. Dopo aver pagato una misera tariffa, vi entriamo. Luci colorate, non troppo forti, illuminano la sala, grande quanto la biblioteca. Le persone ballano tranquillamente, senza sballarsi, ubriacarsi, la musica non è nemmeno troppo alta. Ad un bancone dei ragazzi servono da bere, non c'è molta fila, anche se qui è pieno di studenti. Io e le mie amiche ci addentriamo, noto addobbi floreali appesi a tutte le pareti, su uno striscione è riportata la scritta: "Spring Party". Mentre ci guardiamo intorno arrivano Jessica, Anastasia e la loro combriccola,  guai in vista. "Che ci fate qui, sfigatelle?" domanda con tono saccente la più stupida delle due. "Siamo qui per divertirci, mi fa piacere notare che ci sono anche dei clown per l'intrattenimento." asserisce Clara, indicandole, in tutta risposta. Sono molto risentite: "Dov'è quella balena? Già si strafoga di patatine?" ridono come delle gallinelle, non gliela faccio passare liscia: "In realtà è con il suo ragazzo, e di certo non stanno mangiando, cara. Non credo tu possa capire" le sorrido con tono di sfida. Jessica, adirata, risponde: "Guarda che anche io sono fidanzata, non come te, sola come una cagna." mentre sputa sentenze, abbraccia quell'idiota di Francesco. Ha superato il limite, Didi tenta di portarmi via prendendomi il braccio, la scanso. Mi afficino al volto di quella nanetta, sono piena  di collera, ma faccio attenzione a non farlo notare: "Di sicuro, tesoro, è meglio essere single che scopare con un inetto, che non sa nemmeno come sia fatta una vagina, e per compensare ti fa da cagnolino. Credi che stia con te perché ti ami o perché così ha molti privilegi? Sarebbe qui se non fosse per te? Non so cosa pensi, ma questa non è una relazione per me." detto ciò la osservo abbassare lo sguardo e ammutolirsi umiliata, capisco perché a Lucas piaccia tanto farlo con me, è appagante. Divertite, io e le mie amiche, ce ne andiamo. "Sei stata grande!" afferma Lala "La gattina ha cacciato fuori gli artigli" scherza Candice.
Ci dirigiamo tra la folla a prendere dei drink, quando qualcuno esclama: "Ragazze! Anche voi qui, eh." oh ecco, è sempre ovunque, avrei dovuto prevederlo. " "Jon!" la sua fidata amica lo va a salutare, così facciamo noi altre. "Allora, sperate di rimorchiare eh?" domanda ironico. Le fossette che gli spuntano sul viso sembrano illuminarlo: il sorriso, gli occhi chiari, i capelli dorati; qualunque sua parte esprime voglia di vivere. "Noi sì di sicuro, ma Samantha non ne ha bisogno, ha già te." le parole di Clara mi mettono fortemente in soggezione, arrossisco e non lo guardo negli occhi. Jonathan è un bravo ragazzo, mi sto affezionando a lui, ma non penso che potremmo mai stare insieme, non è proprio il mio tipo. E chi è il mio tipo, quel pervertito di Wright? "Perché non vi lasciamo un po' di spazio, che ne dite?" ora ci si mette anche Diana a peggiorare la situazione, fantastico! "Va bene" risponde il biondino. Così le mie compagne vanno via. Mi sento come una di quelle ragazze che nell'antichità erano costrette a sposare estranei, e venivano lasciate sole con questi ultimi per conoscerli prima delle nozze, in situazioni piene di vergogna. Didi si comporta come una mamma apprensiva, è dolce da parte sua, però non ne necessito, soprattutto perché non mi conosce veramente. Rimaniamo soli, anche se la sala è colma di persone, mi sento come bloccata in una bolla fatta d'imbarazzo, dalla quale è impossibile fuggire. Non so cosa dirgli, forse dovrei mettere in chiaro che per me siamo solo amici, ma non ne ho il coraggio, ho paura di ferirlo. "Come stai?" decide di rompere il ghiaccio, con una domanda in parte invadente e in parte premurosa, so che si riferisce all'attacco di panico dell'altra sera."Bene, grazie. Per tutto" sono seria, lo guardo negli occhi. "Era il minimo, dovresti smettere di ringraziarmi." la sua voce è così delicata. Si avvicina, soltanto un filo d'aria ci divide,  ricomincio a sentirmi absorta, mi succede sempre quando siamo così poco distanti."Dovrei... Dovrei smettere di fare molte cose." scruto la gente intorno a noi, non sorreggerei il suo sguardo, troppo innocente. A volte, questo ragazzo mi sembra la persona più pura che conosca, un angelo, e ho paura di rovinare anche lui con il mio pessimo carattere e tutti i miei segreti. Non capisce che non lo merito? "Sei perfetta così." mi accarezza teneramente il volto, mi sfiora le labbra. Non si rende conto! Non sa cosa nascondo, se lo scoprisse, di sicuro, cambierebbe idea. Immerge la lingua nella mia bocca e compie movimenti delicati, mentre continua ad accarezzarmi dolcemente. Sto ingannando lui, inganno tutti. Gli permetto di baciarmi, ma i sensi di colpa cominciano a peeseguitarmi. Non è colpa sua, ma mia, solo mia. Povero illuso, mi sto prendendo gioco anche di lui. Non riesco a restare qui, la mia testa sta esplodendo, sento delle voci chiamarmi, sto impazzendo, non so più in cosa credere! Swelly, lo sai, il lupo perde il pelo, non il vizio. È troppo! Mi stacco dalla calda presa di Jon, mi osserva confuso. Cosa gli dico?! "Scusa, devo andare." bene, non sono stata in grado nemmeno di dire una bugia questa volta, dovrei esserne felice. Mi limito a fuggire, la bolla è scoppiata, i miei pensieri sono diventati goccioline d'ansia che si disperdono nell'aria confondendosi. Devo trovare un posto tranquillo, dove non mi trovino, so che mi verrà a cercare, forse insieme alle mie amiche. Brusii sono il sottofondo nella mia mente, il battito veloce del mio cuore rimbomba nelle orecchie. Ecco, c'è un giardino sul retro! Non ci è quasi anima viva, non ci sono decorazioni, presumo venga usato solo d'estate dato che non è assai curato. Lascio cadere il mio corpo tremante sull'erba incolta, non m'importa del vestito, delle scarpe, ho solo bisogno d'aria. Da quando Lucas non si fa più sentire, mi sento come privata dell'ossigeno, espiro e inspiro, ma non è la stessa cosa, non è quello di cui ho bisogno. Chiudo gli occhi, soltanto il buio, così ritrovo la pace e finalmente placo il mio animo. “Che cazzo ci fai lì, Swelly? ” non posso crederci, è un'altra allucinazione; quando mi volto verso la porta, però, lo vedo, è davvero qui. Sono così sconvolta che non riesco nemmeno a rispondergli, lo guardo sbalordita. “Alzati.” asserisce serio, ma c'è qualcosa nei suoi occhi: è divertito da questa situazione. Eseguo l'ordine e mi ritrovo in piedi, davanti il suo imponente corpo “Come mai sei qui?” “Ti ho intravista uscire, mentre scappavi da quell'idiota. ” nota  ogni cosa, è realmente inquietante. Lo stuzzico: “Mi stavi spiando? ” “Lo faccio sempre, ti osservo. ” inclina la bocca in quel perverso sorriso. Dovrei essere spaventata dalle sue parole, però, sapere che mi segue, che mi tiene d'occhio, mi fa sentire sicura, non terrorizzata. Gli sorrido, tentando di imitare la sua espressione: “Perchè non mi hai chiamata?” sono ancora risentita “Sono stato molto impegnato. ” che scusa pessima, poteva fare di meglio. “Curioso, visto che, secondo ciò che dici, hai avuto il tempo di fare lo stalker. ” ride, poi ammette: “Volevo vedere come te la cavavi senza me.” che bastardo! Sono stata male, mi sei mancato, sono troppo orgogliosa per rivelarglielo. La sua affermazione mi fa perdere le staffe, non posso rispondergli male o mi punirà bruscamente, non posso nemmeno mentirgli perché se ne accorgerebbe. Conosce la verità, non ha bisogno che gli dica nulla, così diplomaticamente me ne vado voltandogli le spalle. Vorrei restare, ma sono troppo ferita, inoltre devo delle spiegazioni a Jon. Mi aspettavo di essere trattenuta, dubbiosa rigiro il mio sguardo e scopro mi sta guardando con un'espressione molto confusa. Il mio gesto lo ha lasciato interdetto? Bene, è ciò che volevo ottenere. Vaso alla ricerca di Jon, non riesco a trovarlo. Che, offeso, sia andato via?Provo a chiamarlo, tiro fuori il telefono dalla borsa e sblocco lo schermo. Polpastrelli gelidi si adagiano sulla mia schiena, che viene percorsa da brividi al contatto. Quelle misteriose dita indugiano sulla la pelle, seguono le linee di un disegno: il mio tatuaggio. Immobile, lascio che avvicini la bocca al mio orecchio. Non lo vedo, ma so di chi si tratta: Wright. “Cos'è questo?” chiede coin un tono grave “Un tatuaggio.” rispondo titubante. Che vuole adesso? “Lo vedo, Swelly. Cosa rappresenta?” Non trovo la forza di voltarmi per guardarlo negli occhi, questa volta sono obbligata a mentire, spero non se ne accorga. “È un triscele, indica l'equilibrio della natura. ” mi fingo sicura, però non lo sono affatto. “Dai, non raccontarmi le stesse cazzate che rifili a tutti. Dimmi la verità. ” lo ha notato. È serio ed impassibile, inizio ad avere paura. “Lucas, è complicato... ” sospiro imbarazzata, chino il capo; mi sento sovrastata dal suo corpo, ciò mi turba, alcun tempo mi rassicura. Afferma i miei fianchi, fa ruotare il mio esile busto verso il suo. La musica, le voci, la confusione spariscono, rimango solo io ad affogare nel buio di quegl'occhi. “Ti porto a casa mia, così parliamo con calma. ” non me lo sta chiedendo, è un'affermazione pronunciata con freddezza. Sparisce per due settimane e ora mi invita da lui? Non oppongo resistenza, nemmeno io stessa so perché. Lo perdono sempre, non se lo merita. Seguo i suoi passi svelti fuori l'Hippie's Club, spero di nikn essere stata vista. “Cosa dico alle mie amiche? ” domando mentre ci dirigiamo verso la Cabriolet. “La verità ” risponde, come se fosse un'ovvietà. D'altronde lo è, ma non posso di certo raccontare tutto ciò alle mie compagne. Non avrei mai immaginato che la serata avrebbe preso questa piega; cosa dico a Lucas? La verità. "Cla, mi è tornato il ciclo e ho un mal di pancia tremendo. Ho incontrato una mia amica, mi riporta lei al campus. ” quante bugie in un messaggio di 22 parole. Entro in macchina, posiziono la cintura cin naturalezza, mi sento a mio agio, molto. “Quanto dista casa tua?” “Una ventina di minuti. ” dice velocemente, accende la radio e parte la Sinfonia n. 40. Nonostante nessuno dei due stia parlando, non c'è imbarazzo. Sono così rilassata, serena, che dimentico la domanda di Lucas; quando lo ricordo, però, l'ansia comincia a tornare, ho bisogno di conversare per distrarmi. Colgo la palla al balzo quando incomincia "Per Elisa": “Mia madre si chiama Elisa. ” non fa domande, produce solo un suono di sufficienza, sembra infastidito. “È ebrea. ” incarna un sopracciglio, sorpreso chiede: “Sei ebrea? ” dovrei esserlo dato che mia mamma lo è, così secondo la tradizione. “No, sono atea. Non ho mai creduto a quelle favole sulla salvezza. Sono troppo cinica? ” “No, anche io sono così. Insomma, perché dovrei credere in un dio se già credo in me stesso? ” è egocentrico,  infinitamente sicuro di sé, eppure siamo in perfetta sintonia. In fondo, se si è fiduciosi nei propri confronti si posso raggiungere grandi risultati, ma se si spreca la vita a pregare una statua non si ottiene nulla. “Samantha significa dono di dio.” perché glielo sto dicendo? Non mi aspetto una risposta. “Bhe, è stato gentile da parte sua.” “Cosa?” è sempre enigmatico. Ha quell'indecifrabile espressione dipinta sul volto, quasi divertito, quasi serio. “Dico, dio è stato gentile. ” sono totali confusa: “Dio?” “Lascia perdere” sbuffa  esasperato. Non comprendo tutto ció che dice, ma non m'importa. Parcheggia di fronte un alto palazzo, moderno, vicino il centro. “Scendi, siamo arrivati. Il mio appartamento è all'ultimo piano ”  Entriamo: vetrate ricoprono le pareti, il pavimento è in marmo e le porte dell'ascensore sono di un acciaio lucente. Ci ci introduciamo, Lucas preme il pulsante del numero 15. C'è un grande specchio, osservo irregolari disegni variopinti sul soffitto e il pavimento. Il mio accompagnatore non parla, non mi guarda, è absorto nei suoi pensieri; vorrei sapere cosa gli passa per la testa, anche se potrebbero essere cose orribili. Le porte si aprono, e mi ritrovo davanti un corridoio così bianco e lucente che sembra volermi accecare. Ci sono tre appartamenti da un lato, tre dall'altro. Wright tira fuorinle chiavi dai suoi pantaloni di seta nera, apre il secondo uscio a destra. Chissà che rapporti ha coin i vicini, non glielo chiedo, mi sembra una domandas troppo stupida. Mi introduco timidamente nella cass seguendo i suoi passi sicuri. Accende la luce ed un grande salone si rivela ai mie occhi: un divano grigio con penisola è posizionato davanti la TV al plasma, nel mezzo vi è un tavolino, forse di cristallo. Una libreria in legno chiara, alta 4 scaffali e larga 3, occupa la parte destra della stanza; quest'ultima è illuminata da  lampadari bianchi e moderni. La cucina è composta da elletrodomestici tutti dello stesso color grigio metallizzato. C'è anche un tavolo  crema,da 4 posti. Immagino Lucas cucinare, lavare i piatti, mangiare, ascoltare musica, come una persona qualunque, anche se per me non lo è. “Vivi solo?” “Sí, me l' hanno comprato i nei genitori per il diploma.” ovviamente, della gente così ricca non si fa problemi a regalare appartenenti. Una larga finestra da su un balcone abbastanza spazioso. “Vieni, ti faccio vedere il resto della casa.” apre una porticina dello stesso bianco delle pareti, è mimetizzata e non ci avevo fatto caso. Ci passiamo attraverso e siamo nella camera da letto. Le mura sono di un verdino chiaro, nessuna foto, soltanto riproduzioni di Picasso. L'armadio di   3ante è glauco. Affiancò a quest'ultimo c'è una porta nera.“Quello è il bagno. Non è molto interessante. ” ridacchia, si sta addolcendo, lo noto dalla sua voce. Mi volto verso di lui, mi accorgo di un altro ingresso; questa casa è un puzzle di camere. “Quella dove porta?” “Oh, è la stanzetta di Peach. ” “Peach?” domando confusa “È il mio animale domestico. Vuoi andare a conoscerlo?” Lucas capace di prendersi cura di un essere vivente? Sì che sono sbalordita ora, sembra tenerci davvero per lasciare una camera tutta per lui. “Ma certo” sino entusiasta e curiosa. “Scusa piccolo, dormivo, lo so. Un'amica vuole conoscerti. ” è davvero premuroso, chissà che animale è. Rimango scioccata quando vedo un serpente verde strisciare sul collondi Wright. “Il tuo animaletto domestico è quello? ” “È un cobra, ho un permesso speciale per tenerlo. ” mi dice, mentre gioca con quel mostro. Se Clara lo vedesse! Non posso nemmeno immaginare l'ansia reazione! La teca è larga quanto il letto, alta quanto la TV, capisco perché Peach necessiti di tanto spazio. “Vuoi accarezzarlo? Non ha più il veleno, male che va ti morde, poi passa. ” “Assolutamente no.” asserisco terrorizzata. Alza gli occhi al cielo, capisce quanto mi senta a disagio e ripone l'essere  nella sua prigione di vetro. Mi fa quasi pena rinchiuso lì, almeno ba qualcuno che bada a lui. “Sai Swelly, lo avevano esportato illegalmente dalla Cina” inizia a raccontare mentre si dirige verso una scatola“Era malato, ma la protezione animali lo ha salvato. Cercavano qualcuno che se ne prendesse cura, nessuno lo voleva. Le persone hanno paura di certe cose, solo perché da fuori sembrano pericolose. ” caccia fuorimil cadavere di un topolino, sento che stonper vomitare.  “L'ho adottato l'anno scorso, ed adesso è il raggio di Sole che illumina le mie cupe giornate.” lascia la creatura morta nella teca, il serpente l'inghiotte intero, non riesco a guardare.“Ti senti a disagio?” domanda preoccupato “Un po', preferire  uscire se non ti dispiace.” Come mai sono così gentile? Lucas mi accontenta e co ritroviamo seduti sul divano. So che presto vorrà continuare il discorso del tatuaggio, devo distrarlo: “Con chineri alla festa?”“Amici.” non è così asociale come credevo, il discorso è troppo breve e non so come andare avanti. “Comunque Peach non è così male, isndomma...dico...” mi interrompe stringendo fortemente le mie guance con la mano sinistra. Ci guardiamo intensamente negli occhi, con serietà e fermezza dice:“Swelly, basta. Voglio chentu sia sincera. Devi smettere di dire bugie. ” porta la mano sul suo ginocchio, tamburella con le dita sulla stoffa, nervosamente: è impaziente. Che dico? La verità. È troppo difficoltoso, nascondo queste cose da tanto tempo. Sento che devo liberarmi, almeno ora, almeno con lui.“Sono, cioè ero...” risulto essere esitante, ma quando lo guardo ritrovo lanforza per andare avanti, l'energia per uccidere i miei demoni. “Sonouna switch, o perlomeno lo ero fino a qualche tempo . Sono una sadomasochista. ” Chino il capo, quando lo rialzo non trovo Lucas sorpreso, anzi direi che è divertito e soddisfatto, fa un ghigno.” “Che c'è? ” domando “Anche io sono nel mondo del BDSM, se così si può definire, anche se non è molto corretto. ” era ovvio! Come ho fatto a non pensarci prima? “Sei un master, vero? ” “Attualmente non ho una slave, quindi non sono un dominatore, ma il senso è quello.” Ride e faccio lo stesso. Mi sento tranquilla, rilassata, che stupida sono stata a non parlargliene. “E così, switch, ti piace più frustare o essere frustata? ” la sua domanda è impertinente, ma il tono scherzoso la rende meno pesante. “Non lo so, con Edo ci davano il cambio, diciamo così. ” “Edo?” “Il mio ex, colui che mi ha fatto capire cosa volessi davvero. Anche lui era uno switch, peró poi è finita. ” non sono turbata nel raccontatagli ciò. “Sai Swelly, è bello avere un'amica che condivide le tue stesse passioni. Non conosco nessuno oltre te, e quella tipa che frequentavo.” amica, non siamo più nemici? Si fida di me? “Io non... Non faccio più quelle cose. ” “Come mai?” è sorpreso “Non mi appassionano come una volta. ” ricomincio a mentire, è più forte di me. Dico bugie anche a me stessa. “Capisco, può capitare che ci si stufi. Di sicuro Jon è più interessante. ” sembra geloso. “Cosa c'entra? E comunque, non mi piace: siamo solo amici.” puntualizzo. “Swelly, sei una ragazza proprio affettuosa:  baci tutti i ntuoi amici, eh?” Che stronzo! Mi sta sfidando! È palesemente infastidito dal mio rapporto con quel biondino, vorrei rimproverarlo ma si arrabbierebbe. Sbuffo, mi alzo e mi segue. Ci scrutiamo nuovamente negli occhi, sento una strana energia scorrere fra noi, è qualcosa di intenso. Non so cosa provi per Lucas, mi attrae, delle volte mi terrorizza. “L'ho fatto a Parigi, tempo fa. Credevo ancora che fare la switch mi rendesse felice, che mi permettesse di liberare la mia parte irrazion, di sospendere la realtà. È un simbolo della comunità BDSM, ecco perché l'ho scelto, pensavo ne avrei fatto parte per sempre, mi sbagliavo. ” sospiro amareggiata. Avere ammesso la verità mi fa rendere ancora di più conto di quanto sia incasinata la mia vita. Sono in un labirinto. Lucas accarezza la mia guancia con una delicatezza inaspettata, che non credevo possedesse. “Per qualsiasi cosa, sappi che puoi fidarti di me.” è  premuroso e pacato. Ecco: il mio filo d'Arianna. “Puoi riportarmi al Campus?” sono scossa, ho bisogno di riposarmi.
Saliamo in macchina, non mette neppure la musica. C'è un silenzio troppo assordante. Vorrei che le voci, che mi dicono di scappare lontano, cessassero di esistere. Arriviamo fuori l'ingresso. Scendo, mi osserva con meticolosa attenzione, come se volesse ricordare per sempre ogni minimo dettaglio di me. “Allora...Buonanotte. ” gli sorrido, prima di andarmene aspetto che ricambi il saluto. Necessito di sentirlo parlare, soltanto così riesco a non badare ai demoni che urlano nella mia testa. “Buonanotte, Swelly the switch. ”

Swelly the switch (#wattsy2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora