Capitolo ottavo

469 9 0
                                    

È un tranquillo mercoledì pomeriggio, stesa sul letto leggo delle pagine del libro di fisica; non sono argomenti assai esaltanti: leve, bicipidi, tricipidi e altre cose di questo tipo. Diana siede concentrata alla scrivania, intenta a studiare statistica per un esame. Mentre osservo la figura di un braccio che solleva dei pesi e mi chiedo a cosa mai possa servirmi per operare, qualcuno bussa alla porta. Clara, Candice e Luisa sono andate in città a fare shopping approfittando della bella giornata, quindi chi sarà mai? "Chi è?" domanda la mia amica avvicinandosi alla porta. "Sto cercando Swelly" È lui, Lucas. Il sangue mi si gela nelle vene. Cosa è venuto a fare? In quale modo vuole umiliarmi ora? "Chi?!" Didi è confusa, non capisce chi sia questa Swelly "Samantha" asserisce Wright da dietro il legno mogano. "Digli che non ci sono, ti prego" bisbiglio alla mia compagna di stanza, facendo attenzione a parlare con il tono più basso possibile. Non vedo Lucas da due giorni e non ho alcuna intenzione di instaurarci una conversazione, è stato troppo violento lunedì. “Ti ho sentita.” "Cazzo" mi lascio scampare un'imprecazione. È sempre così attento, così perspicace, anche quando non può vedermi. Diana mi scruta seria "Chi diavolo è?" percepisco molta confusione nelle sue parole "Si chiama Lucas, emh...è il tizio di microbiologia, ti ricordi?" quando cercavo informazioni su di lui lo presentai così alle mie amiche: un compagno di corso. "Gli devo dare degli appunti" Didi mi guarda dubbiosa "Okay" poi si rimmerge nello studio. Afferro dei fogli a caso ed esco velocemente, non credo che farlo aspettare sia una buona idea: se si spaziesentisse potrebbe arrabbiarsi e non voglio che accada, ancora. Chiudo la porta alle mie spalle e subito me lo ritrovo davanti. Sono alta, ma lui mi supera, e questo mi fa sentire in soggezione. È come se mi osservasse sempre dall'alto verso il basso, come se fosse sempre superiore, in senso metaforico e non solo. I suoi occhi seri e cupi mi scrutano, aspetta che faccia la prima mossa. “Cosa vuoi?” “Parlarti.” la sua risposta fa scattare qualcosa dentro me, come una miccia pronta ad esplodere accesa da una flebile fiamma. “Ah, sul serio?! Vogliamo parlare di come mi ucciderai? Di come nasconderai il mio corpo? ” alza le iridi al cielo, sbuffa e poi apre quella sua carnosa bocca: “Quante volte te lo dovrò dire?! Non volevo ammazzarti, non potrei mai farti questo. Volevo solo spaventarti un po'per divertimento, ecco.” me lo dice come se fosse la cosa più ovvia e normale del mondo; mi rende furiosa, sento il cuore battere all'impazzata: “Divertimento?! Quello sarebbe divertirsi per te?! Minacciarmi è un giochino?! Non ho dormito la notte, avevo paura di incontrarti, tutto ciò per il tuo perverso modo di passare il tempo? Avevo ragione a dire che sei solo un ragazzo viziato e annoiato. ” gli dico queste parole con durezza, non urlo, però, Diana potrebbe sentirci. Assume un'espressione non facilmente decifrabile: tristezza, delusione, serietà. Mi guarda negli occhi: “Scusa”. È sincero, non me lo sarei mai aspettata: non sembra la persona che chiede perdono per i suoi errori, sembra molto più uno che se ne vanta. Lo osservo stupita, sembra dispiaciuto. Il silenzio che c'è nel corridoio rende il suo sguardo maggiormente difficile da sostenere. “Non pensavo che ” esita, mi scruta come se cercasse le parole giuste da dire sul mio corpo, poi riprende: “Onestamente, credevo che sarebbe piaciuto anche a te. Ho esagerato, delle volte non me ne rendo conto, è che parto con il presupposto che tutti debbano capirmi, ma non è così. Non devi capirmi e compatirmi, ho fatto lo stronzo e mi controlleró. Assumo atteggiamenti anormali qualche volta, però ti assicuro che so quello che faccio e perché. Se ti ho ferita perdonami. Stavo solo provando a conquistarti, ho dei modi di fare strani e vorrei essere diverso, tutto qui.” è triste, nelle sue parole ci sono sconforto e amarezza. Sta dicendo la verità o è solo un altro giochetto? “Come posso crederti?” “Sai chi è che non si fida mai degli altri, Swelly? ” non capisco dove voglia andare a parare “No” rispondo titubante, replica con fermezza: “Colui che mente sempre non si fida di sé stesso, come potrebbe farlo del prossimo? ” ogni sua frase cela un significato metaforico, cosa vuole dirmi? Si riferisce a me? Non ripongo fiducia nelle persone perché so che potrebbero mentire come faccio io? Non ha tutti i torti. È un ragazzo molto intelligente, sa sempre quali parole usare e quando farlo.Ripenso a ciò che mi ha detto poco fa: ci assomigliano. Sempre ammesso che sia sincero, entrambi ci sentiamo anormali e non capiti. Vogliamo cambiare ed essere diversi perché non ci accettiamo, o perché non ci accettano gli altri ? Ha detto che non avrei dovuto compatirlo e comprenderlo, ma è esattamente ciò che sto facendo, in fondo, siamo uguali. “Non so bene neanche io come posso perdonati e crederti dopo quello che mi hai fatto, sarò anche pazza, però di capisco. ” “Swelly” sospira sorridendo, il mio nome fra le sue labbra ha un suono così soave che mi fa venire i brividi, né di  freddo e né di terrore. “Sai, anche io reprimo molte parti di me.” dico con tono scherzoso, anche se quelle parole nascondo una dura verità. “Dai, ora preparati. ” “Per cosa?” “Ti porto a fare un giro, voglio provare a conoscerti come farebbe un ragazzo qualunque. ” non smette di mostrarmi quell'ammaliante sorriso “Tu non sei un ragazzo qualunque ” siamo così vicini che lo sento respirare su di me, il suo alito sa di menta, la adoro. “La tua amica è carina. ” dice ridacchiando “Allora perché non perseguiti lei? ” chiedo scherzosamente “Perchè mi piaci tu Swelly, semplice. ” non è una battuta, è serio. Gli interesso. Provo lo stesso? “Vado a prendere le mie cose.” “Ti aspetto qui”. Rientro nella stanza, non so bene cosa aspettarmi da Lucas ma mi sento felice. Sono contenta di passare del tempo con lui, voglio scoprire la sua parte più dolce e umana. Di certo è una persona enigmatica e piena di segreti, però sento che posso scoprirli. Ho ancora un po' timore di lui, anche se dopo la nostra chiacchierata mi sento più sicura e a mio agio. "Didi vado in biblioteca, abbiamo deciso di studiare insieme. Ci vediamo dopo, torno per cena."una scusa banale e efficace. La mia amica mi guarda perplessa, che sospetti qualcosa? No,come potrebbe mai. "Oh, va bene. A dopo" dice con noncuranza, ruota nuovamente il capo verso il suo volume. Prendo dei libri, il cellulare, il portafoglio e li infilo maldestramente nella grande borsa in pelle bordeaux. Lascio i lunghi capelli sciolti, indosso una giacca nera, stona un po' sopra i jeans chiari ma non m'importa dato che non ho tempo di preparami; Lucas è sempre elegante in quei suoi completi scuri. Esco nuovamente, Wright fissa dubbioso la mia Luois Vitton: “Che ci hai messo dentro? ” in effetti è stracolma a causa dei volumi che vi ho riposto “Emh, niente di che. Noi ragazze abbiamo sempre la borsa piena ” sorrido un po' imbarazzata. Ha un sopracciglio alzato, la sua espressione perplessa è così buffa che inizio a ridere mentre camminiamo per il dormitorio, diretti verso l'uscita. “Che c'è? ” chiede sorridendo, come se la mia risata lo facesse divertire. “Nulla” scanso una gioca rossa dal viso per osservarlo meglio, mi sta guardando negli occhi: “Quanto siamo misteriose oggi” la sua espressione maliziosa mi fa arrossire “Dove mi porti? ” cambio in fretta discorso “Mai sentito parlare dell'Hyde Park? ” “Sinceramente, no” “Ma come?! È uno dei parchi piu belli e famosi di Londra. Ci andavo spesso da bambino, vedrai che ti piacerà. ” “Ne  sono sicura, sono un'amante della natura ” “Anche io.” bene, una cosa in comune, stiamo facendo amicizia. Usciti dal campus, Lucas mi conduce ad un'auto d'epoca molto ben tenuta: pulita, vernice azzurra lucente, nessun segno di graffi o ammaccature, notevole per una macchina antica. “Questa è la mia auto, una Imperial Convertible della Cabriolet, prodotta nel 1957. Ci tengo infinitamente, non solo perché amo le vetture d'epoca, ma anche perché mi è stata regalata il giorno del diploma da mio nonno.” “Che cosa dolce ” mi lascio sfuggire, Wright risponde prontamente: “Già, era la sua macchina una volta e questo è stato l'ultimo regalo che mi ha fatto prima di morire; era l'unico della mia famiglia di cui mi importasse minimamente. ” mentre saliamo mi osserva cupo,affera il mio braccio e mi dice: “Ah, ricordati Swelly, non sono dolce.” è serio, di nuovo inquietante. Non gli rispondo, ho paura di combinare ancora qualche casino. Il motore si accende e romba,le ruote iniziano a girare. Non ci parliamo, l'atmosfera si è raffreddata. Osservo grandi palazzi in confronto ai quali mi sento dannatamente piccola; tutte le persone intorno a me che vivono le loro vite come se nulla fosse , delle quali non so niente, mi fanno sentire solo come una gocciolina d'acqua in mezzo ad un mare: insignificante. Mi piacerebbe non fare questi pensieri ed essere più propositiva, ma la vita mi ha fatto capire che il mondo non è un posto nel quale sentirsi al sicuro. “Ti dà fastidio se metto la musica?” “No no, fai pure. ” rispondo con indifferenza, absorta dall'oscurità della mia mente. Violini, arpe, un pianoforte. Rimango sorpresa nel sentire tali strumenti “Ti piace la musica classica?” “Direi di sì. È Mozart. ” appoggio il capo sul morbido sedile.
Chiudo gli occhi e mi abbandono, mi lascio cullare dall'immaginazione. Aprile è alle porte, una flebile luce solare mi illumina il viso. Quando ero bambina giocavo  con mio fratello Giovanni in mezzo ai campi, ci facevano sempre i dispetti; quanto l'ho odiato ma quanto mi mancano quei tempi. Vorrei avere i suoi occhi chiari e ridenti con me adesso, vorrei riavere quel bambino, ma ora è un uomo che sta per diventare padre. “Ehi bella addormentata! Siamo arrivati. ” l'auto si ferma, la dolce melodia finisce. Riapro gli occhi e davanti a me vedo Lucas sorridermi, in fondo sto bene anche qui. Spalanca il mio sportello e mi aiuta a rialzarmi porgendomi la mano. “Che gentiluomo ” gli sorrido “Beh, sai mia madre è una contessa.” Gli piace scherzare, un'altra sorpresa. Un altissimo cancello in pietra ci accoglie, è grande circa quanto un palazzo di otto piani. Ci sono molte colonne che indicano l'ingresso nel parco; sembrano essere molto antiche, un pezzo di storia. Vi è un viale circondato da immensi prati, vedo altri monumenti in lontananza alla mia destra e delle cupole, probabilmente sono serre botaniche, alla mia sinistra. Gli alberi qui sono i padroni, ogni due metri ne sorge uno; ce ne sono di svariate tipologie: faggi, querce, salici, alti abeti, betulle. Con l'arrivo della primavera fiorellini colorati si innalzano tra i verdeggianti fili d'erba e fra le foglie dei rami, formando splendenti arcobaleni. Bambini si rincorrono, urlano,ridono, giocano. Adulti fanno jocking, portano a spasso i loro cani. Alcuni anziani passeggiano e vedo una coppia di loro tenersi teneramente per mano. Tutto qui ispira gioia, serenità, pace e voglia di vivere. Mi sento come se fossi entrata in una foresta incantata, all'interno della quale tutto è in perfetta armonia. Curioso che proprio Lucas mi abbia portata in questo luogo idilliaco, quando lui stesso è pieno di ira, follia, ma anche contraddizioni. In questo momento, ad esempio, è solare e calmo, sembra così innocente e mi fa sentire protetta; so bene, però, che è anche spietato e sarebbe capace di ferirmi in qualsiasi istante. Paradossale: sembra darmi la vita, sembra portarmi anche la morte;  è come il mare tanto bello  e pacifico quanto pericoloso e selvaggio. “L'Hyde Park è uno dei nove parchi più grandi e famosi di Londra. È stato costruito dai reali intorno al 1800, non ricordo di preciso la data. Si erge intorno a quel lago” dice Wright indicando con il suo affusolato e pallido dito un bacino idrico non assai distante da noi. “Ci sono altre fontante, statue ed uno dei roseti più importanti della città. Vi fanno spesso concerti, manifestazioni sportive e rappresentazioni teatrali d'estate. Una vola dovremmo venirci. ” sembra una guida turistica mentre mi illustra tutto questo. Dovremmo venirci ha detto, quindi vuole riuscire con me? Sono incantata e totalmente presa, non solo dalle sue parole, ma anche dai modo di fare: come scansa delle pietroline che incontriamo sul nostro cammino, come inclina leggermente la testa a destra, come ogni tanto si massaggia il mento. Sono ammaliata. Cosa mi prende? È tutta una sua tattica? Devo distogliermi da tali pensieri: “Proprio un bel posto, davvero, è fantastico.” affermo con voce sognante “Devi aver passato delle belle giornate qui da bambino, con la tua famiglia ” immagino Lucas giocare con le sorelle e abbracciare la madre sotto l'ombra di una quercia, ma il mio accompagnatore mi racconta la realtà facendomi smettere di essere così positiva:“Oh Swelly,non ci venivo mica con i mie genitroi o le mie sorelle; quando quest'ultime andavano a seguire lezioni di danza in una scuola limitrofa, le tate mi portavano qui per non farmi annoiare. Non mi divertivo granché dato che ero praticamente solo, ma ci ero abituato. ” Odio quando le cose vengono dette assai bruscamente, mi demoralizza, anche se è la verità; probabilmente sono troppo abituata a mentire per apprezzare la sincerità. È sorprendente, in ogni caso, quanto le parole appena pronunciate  siano di per sé tristi ma non lo sembrino affatto: la voce di Lucas sembra non trasmettere emozioni. Voglio saperne di più: “Beh, avevi sempre la tua famiglia e ce l' hai ancora. ” provo a confortarlo  però assume un'espressione disgustata e con tono algido mi risponde: “Mi hanno cresciuto domestici diversi ogni settimana. Le mie sorelle sono delle egocentriche viziate. I miei genitori li vedevo solo nel weekend, quando non avevano impegni. Quindi no,Swelly, non ho una famiglia, non ce l'ho mai avuta. ” mi impietosisce, forse è perché sono cresciuta con l'amore dei miei cari e non so immaginare un'altro tipo d'infanzia. Wright sembra davvero non curarsene, ma so che non è così, non può essere così! Tutti amano i loro familiari, anche i più spregevoli individui. “In fondo ci tieni a loro, non vuoi dimostrarlo perché sei deluso e ti senti abbandonato. ” azzardo queste parole. Non si adira, rimane impassibile come una statua di marmo, con la pelle chiara e i lineamenti scolpiti, la stessa espressione che non si lascia scalfire neppure dalle peggiori intemperie. È sereno mentre pronuncia orridità: “So bene che pensarlo ti aiuterà a dormire la notte, ma non è la verità. Devi imparare ad accettare le cose, Swelly. Fui deluso e abbandonato, non lo nego, ora non lo sono più. Sinceramente, non rimanerne troppo colpita, sarei anche capace di uccidere le mie sorelle, mio padre e quell'idiota di mia madre. In effetti sarebbe comodo, avrei tutta l'eredità per me, però potrei essere facilmente scoperto con un così ovvio movente; poi non sono mai stato un attaccato ai soldi. Sai Swelly, sarebbe così appagante vederli piangere e urlare, grondanti di sangue, ai miei piedi, mentre mi implorano di smettere. ” fa un sospiro, assume un'aria compiaciuta e soddisfatta. Ricomincio ad avere molta paura, penso che dal mio viso traspaia perché voltandosi verso di me dice: “Suvvia,Swelly! Non preoccuparti! Non trucideró nessuno! Libero i miei istinti, per così dire, in altri modi. ” mi scruta con malizia, si morde l'intero della guancia sinistra e la vedo affondare fra lo zigomo e la mascella. “Come sai che non racconteró quello che mi dici a qualcuno? ” “Swelly, mi fido di te.” “Ma non mi reputi una bugiarda? ” “Appunto.” la sua voce bassa e roca, sono perplessa: “Cosa vuol dire?” “Sai mantenere i segreti. ” Ha ragione, come sempre. Mi perdo negli occhi oscuri, come la sua anima. Dovrei smettere di coprirlo, dovrei. “Dai vieni, velocizza il passo. Ti porto a vedere il roseto. ”
Rosse, rosa, bianche, gialle, blu, scarlatte, violette. Ovunque spuntano rose, circondano totalmente questa parte della serra e la impregnano del loro profumo delicato. Non sono i miei fiori preferiti, anzi non mi fanno affatto impazzire, ma questo luogo è davvero affascinante. Gli inglesi curano molto i lori parchi e le aree verdi, si nota facilmente dalla pulizia con cui è tenuto il giardino botanico di Hyde Park.  I rami spinosi si intrecciano in modo armonioso, si sorreggono a vicenda e le primizie spuntano fra loro rendendo un quadro perfetto. Mi aggiro un po' per la zona insieme a Lucas e varie persone, molti turisti. Mi soffermo ad osservare una rosa scarlatta, grande quanto la mia mano, con petali soffici e spine aguzze e ruvide. Un essere così puro, armonioso e delicato, possiede anche pericolose spine pronte a pungere per difendere l'esistenza della creatura e anche, di conseguenza, loro stesse. “Lucas” sussuro mentre sfioro il fiore “sei come una rosa.” Subito mi guarda perplesso e sbalordito, inizia a ridere fragorosamente, infatti altri si girano a guardarci. “Smettila” gli intimo timidamente “Perchè sarei una rosa?” chiede mentre cerca di contenersi “Perchè oltre ad avere delle spine che usi per ferire le persone, sei gentile e amabile. ” “Oh, grazie.” risponde sorridendomi; quasi non riconosco il folle che mi ha aggredita due giorni fa, quasi non vedo le spine, incantata dalla bellezza e dal profumo. Sento che mi sto lasciando troppo andare, devo parlagli di qualcosa che  mi distragga: “Non ci sono posti del genere, così ben tenuti, puliti, in Italia. Certo, è un paese interessante per molti aspetti, ci sono laghi, montagne, città storiche, ma non ho mai visto un posto così. ” nelle mie parole c'è nostalgia e Lucas lo percepisce: “Ti manca casa tua?” “Un po'. Sto bene qui, è tutto quello che sognavo, ma mi manca la mia famiglia. ” lo dico con dell'imbarazzo dato che so cosa farebbe alla sua, decido comunque di continuare, ho bisogno di parlarne con qualcuno e non m'importa che non sia la persona più adatta: “Non vedere il sorriso dei mie genitori, non poterci scherzare, litigare. Sono le cose più stupide e quotidiane che trovo essenziali, come guardare la TV con il mio fratellone. Quando abitavo a Roma tornavo da loro ogni weekend, ora li sento solo per e-mail o roba simile, non è la stessa cosa.” mi guarda, corruga la fronte:“Vorrei tanto capirti, Swelly ”. Non voglio che l'atmosfera si raffreddi: “E la Scozia com'è? Non ci sono mai stata. ” “Beh, non lo so.” “Cosa?! Ma se ci hai vissuto per due anni! ” sono sorpresa; “Sí è vero, ma restavano sempre nel collegio e d'estate andavo a Crinston, non mi portavano più alle vacanze di famiglia.” ora è più serio di prima, come potevo prevedere la sua reazione? “Doveva essere un bell'istituto” tento di tirargli su il morale.“Dio, no! Era un posto orribile, molto simile ad un riformatorio: ci picchiavano spesso se non seguivano le regole, non potevamo uscire dal recinto, infrangere il coprifuoco o andare nelle stanze degli altri, non c'era nemmeno una ragazza! ” incredibile che mandino in questi posti  dei ragazzini, come hanno potuto fare questo dei genitori? Ecco perché li odia tanto. “Che hai combinato dicosí grave per andarci?”“È una lunga storia ”“Mi piacciono le lunghe storie ” rispondo prontamente “Allora te la racconteró un'altra volta ” è tranquillo, per fortuna non adirato dalla mia sfacciataggine. Ci incamminano verso l'uscita del parco, il sole si accinge a tramontare ed il cielo assume una calda tinta arancione. “Posso farti una domanda? ” mi chiede Lucas “Certo.” “Con quanti ragazzi sei stata? ” mi avvalgo della facoltà di non rispondere. So che si riferisce al numero di persone con cui ho fatto sesso, devo dargli una risposta anche se sarà umiliante, non posso mentirgli perché se ne accorgerebbe.“Emh...molti ” “Swelly! Sono così tanti che non ricordi nemmeno il numero?!”  “Emh...” sono evasiva, mi osserva sgomento: “All'incirca? ” “Non è che ho tentuto una lista! ” “Ma cosa sei, una prostituta?! Una linfomane?! Sicura di non aver contratto malattie?! ” “Okay, non esagerare. ” lo freddo prima di perdere la pazienza “ Ho avuto anche una relazione seria. Comunque non sono una meretrice come credi, non faccio sesso da un anno e mezzo. ” non so se sianuna cosa di cui vantarsi, perlomeno non mi prenderà per una puttana. ” “Un anno e mezzo?! ” ricomincia a ridere, sembra non volersi fermare. Sono  furiosa: “Vogliamo parlare di te?” subito si fa serio:“Che vuoi sapere?” non è ironico, me lo sta chiedendo realmente. “Da quanto non stai con una ragazza?” Lucas sospira profondamente, come se stesse cercando la forza di raccontare qualcosa: “Sette mesi fa la ragazza che frequentavano da un anno e mezzo ha rotto il rapporto con me.” chissà cosa le avrà fatto “Ero favorevole ad avere una relazione aperta, potevamo frequentare altre persone anche se stavamo insieme. In tutti quei mesi sono uscito con una ragazza solo due volte, lei usciva sempre con altri, ma a me stava anche bene.” pensavo fosse possessivo e geloso, sembra così tanto Edoardo in questo momento. “Poi che è successo? ” sono troppo curiosa di scoprire come è andata “Si è innamorata. Mi ha lasciato per andare a vivere con un altro, nemmeno mi parla più. ” deve soffrirne molto, si sente abbandonato. Probabilmente ha questi strani atteggiamenti proprio perché si è sempre sentito dimenticato dalle persone a cui teneva. “L'ami ancora? ” domando con un filo di voce, Wright mi guarda perplesso “Dici Elizabeth? ” “Penso di sì, intendo la tua ex” alza gli occhi al cielo, esasperato dice: “Swelly,quando capirai che non ho mai amato  nessuno?! Le volevo bene, era la mia migliore amica e mi ha tradito così, mi ha fatto incazzare ma non l'ho mai amata. ” “Smettila di mentire a te stesso! ” gli urlo “E tu smettila di non accettare la realtà! Swelly, sono fatto così! ” dice risoluto, insisto: “Non amavi nemmeno la prima ragazza con cui sei stato? ” “Asoolutamente no. Era solo un passatempo, una cavia su cui provare nuove cose. ” è freddo, come sempre. Come fa a paragonare la sua prima fidanzata ad una cavia? Come si può paragonare qualcuno ad una cavia?! Ha ragione, non indossa maschere, è sincero ma preferirei non sapere le sue verità. Questo discorso mi ha ricordato che è un maniaco capace di tutto, che stupida sono stata ad illudermi del contrario! Lo sconforto mi assale, mi confonde. Mi siedo su una panchina, pensieri contrastanti si fanno spazio nella mia testa: non sono capace di farti  male, stavo scherzando, volevo solo spaventarti ha detto; ucciderei la mia famiglia, non ho mai amato nessuno, era solo un passatempo ed una cavia ha detto. Si adagia affianco a me, sfiora la mia guancia con le mani fedde ma incredibilmente delicate: “Ti ho detto troppo?” chiede stranamente preoccupato. “Faresti male alle persone se ne avessi l'occasione? Faresti del male a me?” ci guardiamo negli occhi, non si scompone: “Swelly, è solo un gioco. ” “Non è vero.” “Tutto lo è. La vita è un gioco. ” cosa intende? Non ho tempo di rifletterci perché con il pollice sfiora lentamente il mio labbro inferiore, si avvicina al mio viso e posa la fronte sulla mia lascinadomi vittima del suo magnetismo. Mi sento irresistibilmente attratta, voglio baciarlo. Gli sussuro: “Allora giochiamo ” al pronunciare di queste parole afferma una fiocca di capelli che scendono dalla mia nuca, gli vado incontro e immergo la mia lingua nella sua bocca. Brividi mi percorrono da capo a piedi, sento lo stomaco tremare. Non so perché mi piaccia così tanto, ma non posso resistergli. Tira la mia chioma  rossa all'indietro, mi fa male ma glielo lascio fare. Così facendo mi spinge sulla panchina di ferro battuto, sento delle ossa scricchiolare ma non me ne curo: voglio Lucas, questo è l'importante. Le nostre lingue sin cercano e si intrecciano in un'armoniosa danza piena di passione. Stesa qui, con le sue braccia che mi stringono , forse anche troppo forte, dimentico tutto:  le mie belle  bugie, le sue orribili verità. "Mamma, che fanno quei due?" "Emh , nulla tesoro." risponde la voce un po'imbarazzata di una signora di mezz'età alla domanda curiosa di un bambino. Di scatto Lucas solleva il suo bacino e si rimettere a sedere normalmente, faccio lo stesso. Il piccolo ci guarda con grandi occhi quanto verdi quanto innocenti, gli sordido e ricambia con tranquillità. È così bello essere degli infanti, si vede il mondo come se fosse tutto semplice e privo di complessi, si vive la vita come si vive un gioco. “Andiamo, è tardi. ” mi avverte Wright. Ripercorriamo il percorso iniziale e torniamo alla Cabriolet azzurra. Non ci parliamo, non ci guardiamo, non sento l'esigenza di farlo. In sottofondo le melodie di Mozart e i rumori della viva Londra. Arriviamo in fretta al campus “Beh, allora ci vediamo eh” quasi non sente le mie parole, sta pensando a qualcosa“Sì” è serio più che mai, probabilmente l'ha turbato il mio gesto “Ciao Lucas” “Ciao Swelly” nonnsi gira nemmeno, appena sente il rumore dello sportello chiudersi riaccende il motore e riparte. È freddo ed impassibile, anche io lo sono in genere, ma adesso la sua freddezza mi scioglie, paradossale, come tutta questa storia.

Swelly the switch (#wattsy2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora