Capitolo quinto

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"Al liceo ho vinto moltissimi premi di rugby, e anche una borsa di studio" "Ah quindi sei uno sportivo?" "Oh si, non so se l' avessi già notato" "In effetti hai molti muscoli" dico sorridendogli. È quasi ora di pranzo e sto camminando con Jhon verso la mensa. "Come è andato l'esame?" "Bene, era abbastanza semplice." passegiamo sotto i portici antichi della St. Geremy, il marmo delle bianche colonne oggi è particolarmente luminoso a causa della luce solare. È una bellissima giornata, nessuna nuvola in cielo, evento davvero raro in Inghilterra. Stiamo conversando da circa mezz'ora, cioè da quando l'ho incontrato per caso fuori l'aula di anatomia, ma quanta fortuna. Ho detto a Diana che ci avrei provato, che gli avrei dato una chance e ora devo farlo, non posso deluderla. Passiamo di fronte la classe di psichiatria e subito una quarantina di ragazzi esce; ne noto uno alto, capelli scuri, magro, che mi passa vicino. Lo seguo con lo sguardo e mi accorgo dell' inconfondibile neo sotto l'occhio sinistro. Lucas, ma certo, per qualche strano motivo c'è una fortissima attrazione che mi fa sentire così legata a lui da permettermi di riuscire a trovarlo fra una moltitudine di persone. Intendiamoci, lo considero un ragazzo antipatico e terrificante, ma in ogni caso qualcosa ci unisce, non posso negarlo. Istintivamente vado nella sua direzione. Cammina veloce e per raggiungerlo devo correre. Mi dimentico completamente di Jhon, ora voglio solo avere un confronto con quello strano tipo, lui mi ha spaventata e ora necessito di una vendetta. Il sangue mi pulsa nelle tempie, il cuore batte sempre più forte ma Wright è sempre più vicino. L'ho quasi raggiunto, rischio di inciampare sui mie tacchi, non mi fermo, non rallento. Ce l'ho fatta. "Lucas!" pronuncio con il poco fiato rimastomi. Si ferma e si avvicina guardandomi dubbioso. Mi piego su me stessa cercando di riprendere aria ed energie per affrontare la conversazione. “Swelly, che hai?” “Cammini svelto” “Aspetta, mi hai seguito? ” è palesemente sorpreso dal mio gesto “Sí, ti ho visto mentre stavi uscendo dall'aula di psichiatria ” “E poi lo stalker sarei io?” sorride, per lui è una battuta. Perché vuole scherzare? Non mi importa, non sono qui per questo: “ Nato a Londra il 5 gennaio 1993, tuo padre lavora per la famiglia reale, tua madre è una contessa, hai due sorelle, l'estate la passi in un castello a Crinston, hai sempre studiato in scuole prestigiose e private, di cui una in Scozia, giocavi a tennis e vai a cavallo. ” dico risoluta. Mi osserva soddisfatto, come se avesse vinto qualcosa: non è affatto spaventato, a disagio. Ha l'aria gongolante di chi ha raggiunto il proprio scopo. Se fosse stato tutto un  piano? Se si fosse comportato così al Sabotage perché aveva previsto le mie mosse in qualche modo? Non so come sia possibile, perché l'abbia fatto, ma ho proprio l'impressione che sia così. “Ti sei informata eh, brava. Bisogna sempre conoscere il nemico. ” sorride di nuovo inclinando la bocca da un lato, riassumendo quell'aria perversa e sadica. Nemico, quindi siamo in guerra? Se è così fin'ora ho giocato a suo favore, voglio sorprenderlo e riprendermi la mia rivincita: “Pensi di farmi paura? Ma chi ti credi di essere? La verità è che sei soltanto un ragazzo viziato, abituato ad avere tutto, ad andare a piangere dal papino se finiscono gli iPhone all' Apple store. Vuoi passare il tuo tempo a spaventarmi? Non ci stai riuscendo. Dovresti farti una vita, oppure tornartene in Scozia a fare il mantenuto. ” le mie parole suonano dure, fredde, piene di odio, ed esattamente così le volevo. Mi sono avvicinata al suo viso, lo guardo dritto nelle pupille  priva di timore. Lo sto sfidando duramente, e capisco dal suo cambiamento di espressione che non gradisce la  cosa. I suoi occhi assumono un'aria severa, aggrotta le sopracciglia, stringe la mascella e serra la mano destra in un pungo. Ci fissiamo , sempre più vicini. Non dice nulla, si sta trattenendo, voglio provocarlo ancora: “Che fai?Il gatto ti ha mangiato la lingua? ” gli sorrido soddisfatta con fare beffardo, convinta di aver raggiunto il mio intento, ma mi sbaglio. Mi sorprende afferrando con una mano le mie guance, la sua presa è forte e sento il dolore irradiarsi su tutto il viso. Vorrei dirgli di lasciarmi andare, ma non posso dato che sta stringendo così tanto da impedirmi di muovere la bocca. Sono terrorizzata, cosa vuole farmi? Ho sbagliato a sottovalutarlo. Siamo solo io e lui in un angolo dietro i dormitori, nessuno può accorrere in mio aiuto. Sono sicura che dal mio volto trapelano paura e angoscia. Apre la bocca e ringhiando mi dice: “ Adesso hai paura Swelly, eh? Cosa ti spaventa? Credi che ti stupreró, o che ti uccideró? Non pensare che non ne sia capace. Non sei più furba di me, non puoi sovrastarmi. Non conosci nulla della mia vita, e non illuderti del contrario solo perché hai visitato qualche sito web, ci sono scritte solo cazzate. ” lo osservo sconvolta, sono paralizzata, ancora. Ha detto che sarebbe capace di uccidermi, di violentarmi. Lo farà? Non riesco a guardarlo negli occhi e così li chiudo. La sua presa non si fa meno stretta, vorrei respirare, vorrei aria, sento che sto avendo un attacco di panico. Scoppio in lacrime, forse impietosito mi lascerà andare, ma non lo fa.“Swelly, Swelly... Piangere non serve a nulla, pensi di toccare il mio animo così? Sei proprio ridicola, ma apprezzo che finalmente hai capito chi comanda. E stai tranquilla ” mi libera dalla sua morsa, cado a terra singhiozzante. Mi tengo la testa fra le mani, non sono cosciente di ciò che sta avvenendo, il terrore mi confonde. Lucas continua avvicinandosi e guardandomi dall'alto : “Non ti farò niente, finché non sarai tu a chiederlo ” finché non sarai tu a chiederlo. “Cosa?!” pronuncio dopo essermi calmata. “Vai a pranzare. Buona giornata, Swelly. ” ecco riapparire il sorriso sadico e perverso, poi sento i suoi passi sempre più lontani. Mi rialzo, rimango con lo sguardo perso nel vuoto, devo ancora riprendermi da quanto è successo. Le gambe tremano, e sola, lascio che i pensieri si impossesino di me. Il telefono squilla a più riprese: è Jhon, non gli rispondo. Penso che si stia preoccupando, ma non me ne curo dato che sono impossibilitata a reggere una conversazione in questo momento. Non devi più avvicinarti a Lucas mi dico; è pericoloso, un maniaco, come avevo sempre sospettato. Sono stata così dannatamente incosciente! Vorrei semplicemente stendermi sul letto a fissare le pareti lilla, ma non posso perché sono in Inghilterra e assai distante dalla pace di casa. Percepisco brusii e mi rendo conto che un cospicuo numero di studenti sta arrivando nella mia direzione. Il momento di tranquillità è finito,devo andare a pranzare.
La giornata è scorsa normalmente, non ho detto ad alcuno quanto avvenuto, ho mentito e nascosto ogni cosa, come sempre. Ho raccontato a Jhon di aver inseguito una mia compagna di fisica e di essermi soffermata a scambiare quattro chiacchiere con lei, non sentendo il telefono poiché la suoneria era silenziata; mi ha creduta, lo fanno tutti. Non ho parlato molto con le mie amiche, ho impiegato principalmente il mio tempo a studiare per distrarre la mente, è sempre stata una tattica funzionale e mi consente di prendere buoni voti.
Un grido acuto e pieno di panico squarcia il silenzio della notte. Chi è? Cosa sta succedendo? Incuriosita alzo il capo e accendo la luce. Diana è già in piedi, ruota il suo busto verso di me. Gli occhi sgranati, un'aria sconvolta, poi asserisce seria: "Clara". Capisco immediatamente, nonostante la stanchezza, che proprio Lala aveva lanciato quell'urlo dalla stanza affianco, ecco come mai l'avevo percepito così bene. Mi butto giù dal materasso, non perdo tempo a cambiarmi ed esco insieme alla mia migliore amica. Bussiamo sperando che qualcuno ci apri presto. Il terrore mi pervade. Se qualcuno le avesse fatto del male? Se quel qualcuno fosse Wright? La mente sta divagando, non riesco ancora a riprendermi del tutto dall'incontro di questa mattina. La porta si spalanca e ci accoglie Clara. Non è ferita, non è spaventata, anzi sta più che bene, ma la sua espressione è furiosa. "Quelle stronze!" esclama mostrandoci una piccola ed innocua lucertola."Cosa?! Hai fatto tutto questo casino per un animaletto?" domanda incredula Diana."Non è un animaletto! È un essere demoniaco! Sapete che mi fa paura." frigna. "Dammi qua!" la mia compagna di stanza prende l'esserino, si introduce nella camera, apre la finestra con fare sicuro enla poggia sul davanzale. La seguo ed entrando noto delle stranezze:"Dov'è Luisa? Perche quel pigiama è ricoperto di panna, perlopiù puzzolente?" La biondina assume un'espressione che sembra ritrarre perfettamente il concetto di rabbia: denti digrignati, narici allargate e socchiude gli occhi, che sembrano quasi aver preso fuoco. Inizia a sbattere ripetutamente il cuscino sul suo letto urlando:" Le ammazzo! Le faccio scappare al polo nord! Che troie!""Per l'amor del cielo! Vuoi calmarti e rispondere alle domande di Samantha?" "Certo! Ve lo dico cosa è successo! Non so come, ma Anastasia e Jessica sono entrate qui, hanno ricoperto Luisa di panna avariata lasciandole persino un biglietto con scritto "Mangia anche questa". Vi rendete conto? Come osano quelle sciaquette! E poi mi hanno ficcato quella bestia nel letto, mi sono svegliata che mi camminava sulla faccia!" poi riprende ad inveire su un povero mucchio di lenzuola. "Okay, ora basta. Luisa dov'è?" Diana la ferma prendendole le mani "È sotto la doccia a togliersi quella roba di dosso." risponde già più tranquilla. "Avrà intenzione di prendere provvedimenti? Di dirlo al rettore, per esempio." "No no cara, i panni sporchi si lavano in famiglia."  mi si avvicina facendo uno strano ghigno, la guardo interdetta e poi mi dice: " Renderò loro pan per focaccia. Sta sicura che Clara Pietrangeli non si fermerà finché non avrà ottenuto una degna vendetta." ormai è fatta. Chissà cosa potrebbe programmare di tanto folle, ma non la rimprovero, d'altronde anche io sono come lei ma ho capito che vendicarsi non porta a nulla di buono.

Swelly the switch (#wattsy2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora