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ANNA'S POV

Rimanemmo così a fissarci per un infinità di tempo. Purtroppo dovemmo distogliere lo sguardo l'uno dall'altra quando quella povera deficiente di un infermiera riprese conoscenza e, dopo averci guardato in cagnesco, se ne andò via sculettando con quel suo mini mini vestito. La seguimmo con lo sguardo fino a quando non uscì sbattendo la porta violentemente dietro di lei. Chissà chi si credeva di essere, ma di sicuro non un' infermiera. 

Continuammo  a guardarci negli occhi per una cosa che mi parve un infinità di tempo fino a quando un infermiera, diversa da quella precedente, venne a portarci il pranzo per Steve. 

Il pranzo era un po' misero, un po' di riso con delle polpette al sugo, come contorno un' insalatina e un budino. Non lo so, non mi convinceva molto quel cibo, del resto io ero una frana ai fornelli. Steve, invece, era così bravo. Io ero stata addirittura capace di bruciare un pollo Dio solo sa come. Mi mancava la sua cucina, il suo profumo, le sue cose sparse per casa, fare l' amore sempre ogni qualvolta volevamo ma, cosa migliore di tutti, averlo a casa. Poter dire di stare ancora insieme, non doversi inventare scuse su scuse sul perchè ero tornata a casa tardi.

 Volevo ricominciare d'accapo, come quando ci eravamo appena trasferiti a casa, a casa nostra. All'inizio quel passo mi sembrava troppo affrettato ma adesso lo avrei rifatto altre mille volte e sempre anticipando il tempo.

 Adoravo come lui mi proteggeva e mi coccolava quando mi spaventavo per un film horror o trovava un lato positivo in American Horror Story quando qualcuno moriva o veniva accusato ingiustamente. Io ci stavo male, non so perchè, ma la cosa che mi ha spaventato di più è il fatto di essere sempre la prima a soffrire addirittura per dei personaggi inventati ma non essermi mai accorta di quanto io stessi soffrendo per il tradimento o di quanto avrebbe potuto soffrire Steve. 

Mentre io pensavo a questo il dottore irruppe nella stanza interrompendo i miei pensieri lugubri. Porse la cartella di Steve al proprietario e dopo una breve letta il malato fece un cenno al dottore che, prima di uscire, mi rivolse un sorriso dolcissimo. Così guardai il mio ragazzo aspettando che parlasse e quando lo fece il mio cuore si riempì di gioia disse semplicemente quattro parole, ma che cambiarono tutto: ''Posso tornare a casa''. ''Siiiiiii'' urlai saltandogli addosso. 

Sarebbe tornato a casa, chissà se sarebbe tornato tutto normale, ma almeno lo avrei avuto nuovamente al mio fianco. 

[...]

Stavo guidando la nostra macchina che nonostante l'incidente non era messa in bruttissime condizioni, ci stavamo avviando verso casa. Avevamo appena firmato tutte le carte per pemettergli di uscire e finalmente era libero.Non avevamo parlato molto durante il tragitto ma del resto era normale che non sapessimo che cosa dirci. Mancava ormai poco per arrivare a casa dovevamo solo svoltare l'angolo. Quando girai la macchina vidi nel vialetto di casa nostra un' altra macchina, una macchina che non avrei mai voluto vedere, una macchina che mi avrebbe perseguitato nei miei incubi più profondi.

LA SUA MACCHINA

Allora lo so che è da molto che non pubblico ma ho avuto un piccolo problema con wattpad

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Allora lo so che è da molto che non pubblico ma ho avuto un piccolo problema con wattpad. Riprenderò a scrivere regolarmente.

Fatemi sapere se questo capitolo, anche se corto, vi è piaciuto e provate ad indovinare di chi è la macchina. I primi 3 che la indovineranno gli farò pubblicità su questo libro. Non cambierò il personaggio GIURO!

Fatemi sapere,

a pretso

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