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~STEVE'S POV~
Presi Anna per le mani e l'avvicinai a me, avvicinai la mia bocca al suo orecchio e le dissi " dodici anni fa venne una donna a casa mia, mia mamma non volle che noi ne parlassimo con nessuno al di fuori della famiglia. Di tanto in tanto si rinchiudevano in camera di mio padre e cominciavano a parlare sottovoce. Di solito io andavo ad origliare, certe volte lei piangeva mentre parlava di sua figlia piccola e altre vokte, raccontava di suo marito, che sottometteva tutti con il ricatto." Abbassai lo sguardo e vidi che delle lacrime silenziose le rigavano il viso. Con il pollice le tolsi quelle gocce d'acqua salata che aveva in viso. Poi continuai con il racconto "Mia mamma ci presentò quella donna come una sua vecchia amica di nome Penelope Giannini." Dopo quell' affermazione Anna cominciò a piangere. Credo sia per la gioia che per il dolore. Abbassai lo sguardo su di lei. Mi baciò e con un flebile grazie mi tirò a se e mi abbracciò. Le avvolsi le braccia intorno la vita e la cullai. Smise di piangere dopo poco e, con lo sguardo determinato si diresse verso la sua auto.
~ANNA'S POV~
Ero ancora triste ma determinata. Mi diressi verso la mia macchina, avrei chiarito tutto in um modo o nell' altro. Salii in macchina e vidi Steve che mi guardava da lontano. Non sarebbe venuto con me a meno che non l'avessi chiamato io, gli corsi incontro sbattendo lo sportello dell'auto violentemente. Lui si girò e io gli saltai addosso, e all'orecchio gli sussurrai "ti prego vieni con me, ho bisogno di te, e soprattutto, del tuo amore." Ci sciogliemmo dall' abbraccio e lo condussi nella mia auto rosa. Feci cenno a lui di guidare spiegandogli che saremmo andati a casa sua per chiedere spiegazioni a sua madre.
Prima di partire andammo ognuno al proprio dormitorio e avvisammo tutti che domani e, anche nei giorni seguenti, non ci saremmo stati. Per questo loro avrebbero dovuto mentire e dire che stavamo male. Sia maschi che femmine accettarono. Io non dissi niente alle mie compagne di casa, mentre Steve raccontò tutto. Meritavano delle spiegazioni. Preparammo le valigie in cinque minuti portando il minimo indispensabile. Io portai una valigia mentre Steve il suo zainetto. Mi guardò con aria sbalordita ma io feci spallucce. Anche se saremmo tornati il giorno dopo, io avevo bisogno di tutto ciò che si trovava nella mia valigia. Steve si sedette dalla parte del guidatore e mi portò in campagna. Verso casa dei suoi genitori. Durante il viaggio lui mi avvisò "Anna devi sapere che mio padre è scappato di casa quando avevo due anni, per mia mamma questa è ancora una ferita molto fresca, qui di non fare troppe domande. Grazie" mi girai lentamente e lo guardai con gli occhi sgranati. Aveva raccontato tutto senza nemmeno versare una lacrima. Chissà cosa aveva vissuto prima di diventare un ragazzo cos forte. Durante il viaggio mi raccontò tutta la sua vita, dal principio a tutti i suoi disastri. Mi raccontò della promessa che aveva fatto con il presidente della città e di come aveva guadagnato i soldi da piccolo. La sua era una storia commovente e in confronto la mia era una barzelletta. Mio padre è un uomo cattivo ma almeno non mi ha mai fatto mancare niente. Si è sposato una donna ricca che nel suo piccolo mi vuole bene. Invece Steve ha avuto un padre che non li ha voluti, una madre depressa, una storia d'amore finita male e adesso questo. Voleva solo riuscire a finire un anno scolastico senza finire nei guai, ma ormai sembrava marchiato dalla sfortuna. Lo ringraziai diverse volte durante il tragitto, stava per venire espulso nuovamente da un' altra scuola per me.
Dopo quasi un' ora di viaggio arrivammo a casa sua. Era una casa a due piani, prevalentemente di legno, era stata dipinta a mano, probabilmente da loro, di diversi colori. La facciata principale era nera, quella dall' altra parte era rossa e quella ai lati era u azzurra e gialla. Era una casa buffa, che esprimeva gioia. Il giardini, invece era incolto, e le poche piante che c'erano erano quasi tutte morte. Parcheggiammo la macchina nel piccolo vialetto che conduceva alla casa. Suonammo e come la mamma vide il figlio gli si lanciò addosso abbracciandolo e stringendoselo al petto lui ricambiò l'abbraccio e mi indicò. La madre era raggiante, mi porse una mano e mi disse "Molto piacere! Io sono Genna" io ricambiai il saluto e strinsi la mano di Genna "Piacere io sono Anna, la figlia di Penelope Giannini." Dopo aver sentito quel nome Genna si rattristò, i suoi occhi pieni di gioia cominciarono a scurirsi. Quando stavamo per entrare in casa Angela la sorella di Steve ci venne in contro e ci salutò. Abbracciò Steve e si ripresentò a me. Poi entrammo tutti all'interno della casa. Genna andò a preparare una tisana che ci servì all'interno di piccole tazzine rosa con dei fiori viola.
Ci sedemmo tutti intorno al tavolino al centro del salone. Io Steve e Angela ci posizionammo sul divano sgualcito. Mentre Genna si sedette sulla poltrona davanti a noi. Cominciammo tutti a sorseggiare la tisana quando un fulmine squarciò il cielo. Quando eravamo arrivati era bel tempo, poi di colpo, arrivò il temporale. Sembrava che al nome di Penelope rutto di fosse incupito e arrabbiato.
Dopo diversi minuti Genna aprì la bocca e cominciò a raccontare.

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