Memories.Più io cercavo l'immagine di quel bambino ancora una volta, più essa si scoloriva diventando nitida fino quasi a sparire dalla mia mente, proprio come prima.
Quasi al voler sottolineare il: "cenere siete e cenere ritornerete."Come al solito, quei fastidiosissimi raggi del sole filtravano in modo stranamente diverso dal solito dalle mie finestre e mi resi conto solo pochi minuti dopo che filtrava in modo diverso dalle mie perché quelle non erano, fondamentalmente, le mie finestre.
Con molta calma, mi alzai mettendomi a sedere, come a mio solito, sul materasso portandomi il braccio a copririmi gli occhi dalla luce del sole che sembrava penetrare dalle finestre più forte che mai.
Sentii lo cricchiolio di una porta che si apriva e pochi secondi dopo la risentii chiudersi.
Alzai lo sguardo verso quella che, a causa del troppo sole, sembrava una semplice ombra e cercai di identificarla.
Solo in seguito, quando provai a fare ombra sugli occhi con il braccio, riuscii a riconoscere i suoi lineamenti.
Grien.
Sentii il rumore metallico espandersi sulla superficie di un comodino accanto al letto sul quale mi trovavo.
Sentii poi il materasso piegarsi sul lato destro.
Si era seduto accanto a me.《"Come ti senti?"》
Disse con una gentilezza spolverata di dolcezza estrema.
Non risposi, non ne avevo le forze.
Provai ad alzarmi, ma dovetti arrendermi all'idea di poterlo fare e mi abbandonai alle mille premure del ragazzo.
Mille aghi continuavano a punzecchiarmi la gola e altri mille guerrieri continuavano a picchiare contro la mia testa.
Grien, grazie al mio silenzio, sembrò trovare da sé la risposta.
Ragazzo perspicace.
Allora, sospirò per poi alzarsi e dirigersi dall'altro lato del letto dove si trovava un comodino con varie sfumature di nero e grigio sul quale era ora situato un vassoio.
Spremuta, probabilmente d'arancia, una piccola brioche, che sembrava farcita con marmellata alla pesca per via della crema che un pò scorreva sul piccolo piattino bianco sul quale era poggiata la brioche e qualche pillola, probabilmente da post-sbornia.
Dovrei essere una ragazza matura, ho abbassato la guardia per qualche secondo, ed ora sembro una diciassettenne delusa dall'amore e preda dei ricordi che sfoga il tutto sull'alcool.
Da quanto mi aggrappavo al passato?《"Prendi queste pillole, ti faranno sentire meglio."》
La stessa dolcissima voce irruppe nei miei pensieri.
Ero distrutta.
Presi le pillole, seppur con difficoltà, da quel vassoio aiutandomi a mandarle giù con qualche sorso di spremuta.
Poggiai di nuovo la testa dolorante sul cuscino tentando di non sbrodolarmi tutta con la spremuta riposandola poi sul vassoio.
Sentii la sua mano calda scostarmi i capelli dal viso e le sue labbra ppggiarsi sulla mia fronte proprio come faceva mia madre quando da piccola doveva misurarmi la febbre.
Inconsciamente sorrisi a quei ricordi mentre il mio viso diventava sempre più rosso non appena capii che quella non era mia madre, bensì Grien.
Poi si allontanò accarezzandomi la guancia mentre pian piano i miei occhi incontravano il buio e la stanchezza prendeva il possesso di me.Quando aprii gli occhi senza ricordarmi nulla e quanto meno di dove fossi, l'idea di urlare mi balenò in testa.
Poi, ricordai di cosa era successo la sera prima, ed immaginai che quella fosse casa di Grien, non avevo altre spiegazioni.
Mi massaggiai per qualche secondo le tempie e solo pochi minuti dopo, cominciai a guardarmi intorno nel tentativo di riconoscere qualche particolare.
A chiarire tutte le mie incertezze fu l'entrata di Grien in quella stanza.
Lo fissai a lungo, senza azzardare parola.《"Che ho fatto ieri?"》
Interruppi bruscamente il silenzio imbarazzante che cominciava a crearsi in quella stanza.
Della sera prima non ricordavo nulla di quello che, la sera prima, era successo dopo il secondo bicchierino di long island.
La testa ancora martellava, ma con più leggerezza e alla gola quasi non sentiva più nulla.
Chiuse gli occhi notamdo che i raggi del sole si erano fatti meno caldi di quella mattina e quando li riaprì notò che alcune tende scorrevano lungo quella parete in vetro oscurandone i raggi del sole che vi penetravano e che mi infatidivano gli occhi.
Sorrisi ,ringraziando con esso Grien per le attenzioni e le premure che mi stava dedicando.
Quella stanza, era così accogliente e con uno stile molto più dolce di quello che tutti avevano modo di ammirare alla sede.
Al ricordo della sede, mi alzai, ignorando le mille martellate che subì la mia testa a quello scatto.
Oggi era il giorno decisivo.
Notai con piacere che indossavo ancora tutti i vestiti, impregnati di sudore e di alcool, ma almeno non ero nuda.
Camminai spedita verso quello che sembrava essere un armadio. Ed era talmente grande che cominciai a chiedermi dove nascondesse la pianta sulla quale crescevano i soldi.
Scossi la testa decidendo di non inoltrarmi in altre domande alle quali probabilmente non avrei trovato risposte.
Probabilmente il profitto del giormalino era davvero alto.《"Prendo in prestito."》
Presi la prima maglia che mi ritrovai tra le mani e, mi rigirai verso di lui.
Sapevo che stava seguendo ogni mio singolo movimento ci n lo sguardo.《"In fondo al corridoio, a destra"》
Disse indicandomi, probabilmente, proprio la stanza per la quale avevo aperto bocca poco prima e alla quale mi era stata data una risposta senza che le parole uscissero dalla mia bocca.
Il bagno.Uscita dalla doccia, la mia idea iniziale era di usare la maglia come un vestitino, ma non era abbastanza grande e lunga per far si che potesse sembrarlo.
Quindi, i pantaloncini sotto rimanevano, nel caso si sarebbe potuto vedere troppo.
Avevo il trucco in macchina, insieme ad i miei occhiali da sole, e passarono rapidamente in secondo piano.
La testa sembrava volermi esplodere.
Ero sicura che i nostri profitti avrebbero superato quelli della compagnia di Aaron, o almeno fino a ieri sera.
Ritornai in quella stanza dove trovai Grien seduto sul letto con la testa poggiata tra le mani.
I nostri sguardi si incontrarono in un misto di preoccupazione ed ansia.Il viaggio in auto era stato piuttosto silenzioso e teso ed Aaron era in ritardo di ben tre minuti.
Mentre ancora pensavo a quanto in ritardo fosse, eccolo lì, che entrava accompagnato da una biondina, probabilmente la sua segretaria, e tra le mani, qualche foglio ben messo che riportava, probabilmente, i dati grafici ed anagrafici dei profitti.
Attimi dopo, mi rtrovai il suo sorriso sicuro davanti ad un tavolino ed i fogli allineati disordinatamente su di esso.
Subito portai i nostri dati, stilati dalle segretarie, al lato opposto dei suoi, allineandoli perfettamente.
Ma il più importante, si trovava alla fine, mi precipitai subito a controllarne i risultati confrontandoli tra loro.
Stesse identiche cifre che si ripetevano su entrambi i fogli.《"Vorrai scherzare."》
Dissi in un sussurro continuando a fissare quelle cartacce in cerca di una minima differenza.
Nulla. Identiche.《"Quindi... parità."》
Sentii la voce di Skyler irrompere in quei mille mormorii che già si erano creati tra le ifinite persone che lavoravano in quel posto.
Sapevo che mi avrebbe ammazzata per non aver nemmeno chiamato al mattino, ovviamente, non appena sarebbe finito tutto questo.
Poi, riportai la mia attenzione su Aaron che ora stava appallottolando tutti i fogli di carta buttandoli nel cestino ad uno ad uno, posò poi le mani nelle tasche dei pantaloni e ne alzò una in segno di saluto.《"Ci rivedremo presto a quanto pare."》
E così, se ne andò, sotto lo sguardo confuso di tutti.
Ci misi qualche minuto a metabolizzare cosa era appena successo, e quando lo feci, mi resi conto che non mi piaceva affatto.
I fogli, volteggiarono in aria non appena i miei pugni sbatterono su quel tavolino.
Non me ne sarei mai liberata.
C'era come una forza maggiore che non permetteva l'allontanamento del mio passato, di loro, per quel che potessi ricordare.Un misto di emozioni si ripetevano dentro di me: dalla malinconia alla rabbia.
Non capivo. Perché? Perché nella mia vita dovevano essere inclusi amche loro?
Skyline non ebbe il coraggio di farmi domande sulla sera precedente, probabilmente, ed io non ne feci a lei.
Seppur cintinuavo a chiedermi cosa ci facesse in ufficio questa mattina, evitai, sapendo che ne sarebbero seguite il doppio delle domande rivolte a me.Una volta arrivate a casa, parcheggiai all'interno del garage, dirigendomi immediatamente verso il piano superiore, nella mia stanza con l'intento di rilassarmi.
Era qualche minuto che ero stesa a pancia in su sul mio letto con le mani a coprirmi gli occhi.
La mia vita stava cambiando radicalmente, lo sentivo, ma non ne conoscevo il motivo.
Non capivo cosa stesse succedendo di completamente diverso nella mia vita.
Continuavo a pensare e a pensare, in cerca di una soluzione, ma mentre ancora cercavo di venire a capo di quella domanda, ip campanello bussò.
Mi precipitai per le scale, e con calma, girai il pomello della porta rivelando la figura che si celava dietro alla porta.
Sapevo che prima o poi sarebbe venuto a farmi visita.
Sorrisi, svelandogli quanto fosse prevedibile.È la prima volta che scrivo qui,probabilmente, ma vorrei ringraziarvi per come, proprio con Eternal avete fatto in modo che la mia storia salisse sempre più.
Spero che continuerete a seguirmi e continuiate a "viaggiare" insieme a me!♡
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Dark Blood.
Teen Fiction"...Gli avvenimenti del passato non hanno alcuna verità obiettiva, ma sopravvivono solamente in documenti scritti ovvero nella memoria degli uomini. Il passato e tutto ciò sul quale, da un lato i documenti e dall'altro la memoria, sono d'accordo." ...