Capitolo 11.

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Memory gate.

Era da qualche minuto che eravamo arrivati a casa sua.
Ero seduta sul bordo del letto con la testa alta verso il soffitto, immersa nei miei pensieri come al solito.
Nathan era invece sotto la doccia.
Potevo sentire la sua voce leggermente stonata diffondersi dal bagno fino ad arrivarmi fievole alle orecchie.
Sorrisi, quasi impercettibilmente, e senza rendermene conto.
Poi, la voce si fermò, così come il rumore del getto d'acqua che si infrangeva contro la ceramica della vasca e dei passi alle mie spalle presero il posto di quei suoni.
Porta lentamente la testa all'indietro e non appena misi a fuoco la sua figura, mi girai allargando le gambe sul letto e punrando lo sguardo sul suo corpo nudo, coperto solo da un asciugamano stretto in vita.
Aveva i capelli ancora bagnati che gocciolavano sul pavimento quando mi lanciò addosso un asciugamano leggermente più grande.

《"Tutto tuo."》

Disse sorridente per poi portarsi un secondo asciugamano tra i capelli spettinandoli e cercando di asciugare l'acqua in eccesso.

《"Mio fratello. Come fai a conoscerlo?"》

Dissi interrompendolo e fuadagnandomi la sua attenzione mentre mi avvolgevo nell'asciugamano e toglievo i vestiti dirigendomi verso il bagno.

《"Ma sai, attraverso amici."》

《"Hai appena ammesso di conoscerlo e hai mentito."》

Dissi velocemente per poi infilarmi nel bagno chiudendomi la porta alle spalle decidendo di non continuare ad indagare e a metterlo in difficoltà.
Una volta in bagno, chiusi gli occhi sospirando e poggiandosi con la mano sibistra sul bordo del mobiletto che si trovava accanto al lavandino.
Toccai qualcosa di freddo ed in acciaio con le dita.
Era un anello, appeso ad una catenina, quella catenina che portava sempre.
Era fidanzato? Sposato?
Avevo appena deciso di non tormentarmi la testa con stupude domande da ragazzina quindicenne in preda agli ormoni e fare finta di nulla, quando l'immagine di un bambino dai capelli neri si manifestò nella mia testa.
Sorrideva mentre di infilava al dito quell'anello che gli stava porgendo la piccola mano di un bambino o di una bambina della quale, però non riuscivo a cedere il volto.
Poi nulla.

Uscii dal bagno leggermente scossa da come un pezzo che sembrava un mio ricordo, aveva preso il possesso della mia mente per qualche secondo.
Tutto faceva pensare, in qualche macabro modo, che la mia memoria, dai miei 4 anni fino ai 15 più o meno, fosse stata strappata via.
Non feci una doccia più lunga del normale come ero abituata a fare, perché questa volta lo scorrere dell'acqua sul mio corpo, non mi rilassava, ma continuava a far mescolare i miei pensieri.
Guardai Nathan.
Lo seguii in ogni suo singolo movimento come se sapessi già cosa stava per fare, come se conoscessi tutte le sue mosse.
Rimasi lì a fissarlo dimenticando che attorno a me ci fosse un tempo che scorreva, come se avessi completamente dimenticato che attorno a me c'era vita.
Non appena mi accorsi del suo sguardo fermo su di me, che cercava, in qualche modo, di capire a cosa stessi pensando, cosa gironzolasse nella mia testa.

《"È un ricordo."》

Disse improvvisamente dopo essere entrato in bagno a riprendersi quell'anello.
A primo impatto, mi chiesi che vosa intendesse dire con quell'esclamazione improvvisa, poi dopo qualche secondo di riflessione capii.
Avevo pensato a tante cose da chiedergli mentre lo guardavo, e l'anello era una delle questioni che si confondeva con le altre.
Non ricordavo di aver mai detto nulla ad alta voce, ma mentre io pensavo a tutte queste cose, ormai il tempo per chiedere altro, era terminato con il suo corpo ormai disteso sul materasso.

《"Prova anche solo a sfiorarmi mentre sono incosciente e ti ammazzo."》

Scherzai dopo essermi messa in ginocchio accanto a lui per poterlo osservare meglio.
Sapevo che mi avrebbe guardato e poi sorriso, e così fu.
Mi stesi sentendo il suo sguardo fisso su di me, sulla mia schiena. Portai un cuscino tra le mie braccia e sistemai l'altro sotto alla mia testa e nel giro di qualche minuto, mi addormentai.

Non so quanto fosse passatao da quel giorno, non sapevo quante ore, giorni o forse più fossero passati dal mio ultimo ricordo.
Mi ero svegliata nel mio letto ncon la certezza che quello non fosse un sogno e con la stessa certezza che fosse passato del tempo.
Molto tempo.
Sentivo il calore del corpo di Nathan che mi aveva stretto quella notte, epoure lui non era lì.
La memoria era qualcosa che si accendeva aumutomaticamente nella nostra mente
Eppure qualcosa nel mio ricordare non andava.
Era come se vivessi giorni e giorni e poi la memoria degli accaduti di quel tempo, scomparivano e finivano in qualche specie di dimensione parallela.
E allora mi chiedevo se quello fosse stato un sogno, ma poi ricordavo le sue mani sul mio corpo e ancora le sentivo addosso, sepour fosse l'unica cosa che ricordavo, io sentivo il suo corpo vicino.
Era così sottile il filo che divideva il sogno dalla realtà che a volte mi sentivo quasi preda della mia stessa realtà, dei miei ricordi.
Come riuscivo a distinguere sogno da realtà? Come facevano tutti?
Come potevamo essere sicuri del fatto che i nostri ricordi fossero tutti inevitabilmente reali?
Mi alzai cercando di ricordare quello che era accaduto dopo che le sue braccia mi avevano strette sul morbido materasso di casa sua.
O quel che oenso fosse casa sua.
Forse una delle sue tante case.
Mi tolsi le coperte e lasciai penzolare i piedi al di fuori del letto.
Era freddo.
E non freddo come lo era in tutte le mattinate estive e piene di sole, era freddo come il ghiaccio, e forse più.
Ritrassi immediatamente i piedi lottando con lenzuola e cuscini per poter prenedere i calzini che, come al solito, si trovavano ai piedi del letto.
Li indossai frettolosamente per poi scendere dal letto avvolta nelle coperte.
Lavai la faccia scendendo poi di corsa in cerca di Sky.

《"Perché si gela?"》

Chiesi frettolosamente ricevendo in cambio uno strano sguardo da parte di Sky.
La guardai stranita e confusa per poi tramutare la mia espressione in qualcosa di più simile ad un "Hai intenzione di parlare o devo aspettare ancora per molto?".

《"È normale faccia freddo, siamo a Settembre."》

Disse guardandomi come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Settembre? Non eravamo rimasti ad Agosto?
Non avevo ricordi.
Non ricordavo nulla di ciò che potesse essere successo dopo quella serata con Nathan.
Prima ancora che potessi ribattere, il mio telefono squillo.
Mi precipitai al piano superiore per recuoerarlo rispondendo immediatamente alla chiamata.

《"Pronto?"》

《"Scendi, non ho intenzione di perderti per un altro mese."》

Non avevo bisogni di chiedere chi fosse, non avevo bisogno di spiegazioni, era come se già sapessi cosa fare.
Come se me lo aspettassi.
Mi vestii velocemente affacciandomi al balcone per assicurarmi che fosse fuori ad aspettarmi.
Tirai giù le maniche dell'unica felpa presente nel mio armadio per il freddo e scrissi un bigliettino a Sky.

"Ci si vede, non preoccuoarti per me tornerò.
~V"

Sorrisi attaccando quel post-it rosa sulla mia scrivania sorridendo nel sentire il ticchettio della tazza di latte di Sky che si scontrava con il marmo della penisola.
Scesi dal balcone portando solo poche felpe e jeans con me.
Erano tutte appallottolate ed infilate nello zaino nero che ero solita usare.
Sorrisi a Nathan salendo sulla sua auto.
Era tutto così strano.
Io ero così strana.

《"Stiamo scappando?"》

Dissi sorridente chiudendo lo sportello dell'auto e guardandolo dritto negli occhi.

《"Ma no!"》
《"E allora cosa stiamomper fare?"》
《"Diciamo che stiamo solonpartendo per un lungo viaggio dove non esisterà nessuna realtà quotidiana."》
《"Cioè?"》

Gli chiesi stuzzicandolo.
Lui si girò verso di me ridendo ed accensendo i motori.

《"Si, stiamo scappando."》

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