Childood.Era passato qualche giorno mentre la mia solita routine all'agenzia si ripeteva con monotonia.
I miei soliti flert con Carter, i flert di Nathan con la rossa, soliti set fotografici, solita ansia per la vicina scadenza della scommessa, ed infine le mie solite mille domande su quel ragazzo.
Le solite domande a cui cercavo disperatamente risposte.
Risposte che sapevo non avrei trovato, almeno per ora.
Era qualche giorno che Aaron non si faceva sentire nè vedere e, come da aspettarsi, all'appello mancava anche tutta la sua banda.
Quella mattina, oltre al mio abituale cattivo umore, sentii un bruttissimo presentimento, uno di quelli che preferiresti ammazzarti pur di non sentirne il peso.Solito "Faccio la doccia, mi vesto, mangio e vado in agenzia con Sky".
Come d'abitudine, dal momento che ultimamente passavo la maggior parte del tempo con Grein, dopo una lunga attesa in ascensore, entrai nell'ufficio del 'capo'.
Non l'avessi mai fatto.
Due erano i volti che mai avrei voluto ritrovarmi tra le palle e, uno dei due, era per la seconda davanti ai miei miserabili occhi."Aaron."
Dissi salutando ed entrando poi a passo spedito nell'ufficio di Grien.
Mai come quella mattina avrei voluto saper usare la magia e, con un tocco di bacchetta, mandare il bellissimo culetto di Aaron a congelarsi nei ghiacciai del polo nord.
Era lì, seduto con la sua solita disinvoltura e quel sorrisetto dipinti sul volto, le mani chiuse a pugno sotto al mento ed una gamba sotto un'altra.
E più lo guardavi, più pensavo a perché cazzo stavo facendo quella cosa.
Poi concentrai la mia attenzione sul suo viso, e mi resi conto che si, vincere quella scommessa sarebbe diventato il mio unico scopo nella vita.
A passo svelto, arrivai alla scrivania di Grien, presi il fascicolo del mio programma per quel giorno e cominciai a dare un occhiata, notando con felicitá che quel giorno la maggior parte dei miei set sarebbero stati con Carter come fotografo.
E cominciai a pensare che la giornata si stava facendo piuttosto interessante.
Aggiustai il mio piccolo anello che portavo sempre al mignolo come ero abituata fare quando ero felice o soddisfatta e, a passo svelto, andai verso la porta senza curarmi minimamente dei due "baldi giovincelli" (come mia bonna avrebbe detto), che si trovavano seduti uno di fronte all'altro a scrutare ogni mio singolo movimento."Vai di fretta?"
Mi fermai leggermente annoiata dalla voce del "giovincello" seduto su quella poltrona nera e nuova di cuoio.
Ed ancora una volta mi chiesi da dove cazzo prendeva quei soldi e perché cambiasse poltrona ogni mese.
Ma ritornando alla fastidiosissima persona che interruppe il mio cammino verso il paradiso, fuori da quello scempio.
Chi poteva essere se non Aaron.
Mi girai voltando gli occhi al cielo e gesticolando come per dire "andiamo, cos'altro vuoi dalla mia povera vita.""Si. Vado di fretta."
Risposi girandomi ancora una volta verso la porta per poi aprirla e tentare di uscire, ma non appena il mio piede varcò quella soglia, la voce del secondo "giovincello", chiamò il mio nome.
"Ronnie."
"Cos' altro c'è ora?"
Ribattei girandomi e sbuffando non riuscendo davvero a fregarmene di quello che dicevano.
Davvero, io ci provavo... ma non me ne fregava nulla."Domani termina la scommessa."
E quello mi fece riflettere.
Pensavo a come, improvvisamente, io fossi diventata una modella e di come improvvisamente il mio passato, cominciava a risorgere.
Quest'ultimo, mi spaventava, perché conoscevo il mio passato e sapevo che nessun altro sarebbe stato capace di affrontarne uno simile o di conoscerne la storia appieno.
Si sarebbe fermato al "Gare clandestine" ed avrei dovuto rimetterci anche la benzina per accompagnarlo in ospedale, probabilmente."Ah si? Beh, poco mi importa, tanto ho comunque vinto."
Dissi io sicura di me, ma prima che potessi uscire, Aaron riprese a parlare.
"Siamo a pari guadagno, Mc' Lennor.
E se vinco io, tu ridiventi mia."Disse marcando sulle sillabe "ri" e "mia".
Ebbi come un senso di voltastomaco dal pronfondo del cuore, per un attimo pensai che avrei vomitato anche il pancreas. Il mio sguardo si posò poi duro nel suo."E ricorda, che se vinco io, parte della scommessa è che tu, mio padre, mio fratello ed il resto, spariate dalla mia vita.
Il resto sta a Nathan deciderlo."Dissi assumendo un tono più tranquillo ed allegro sull'ultima frase.
"Ora se permetti vado a stracciare le tue modelle.
A proposito, dì loro che ogni tanto un pezzo di pane possono mangiarlo, non fa ingrassare."Continuai quasi urlando dal momento che ero giá fuori dalla porta e non appena fui sicura che la porta non si sarebbe riaperta e che nessuno avrebbe richiamato ancora una volta, tirai un respiro di sollievo.
Sapevo che Aaron non avrebbe mai mantenuto a pieno la sua promessa, come sapevo benissimo che avrei vinto.
Tra quei mille pensieri, ed i migliaia di flash che si ripetevano davanti ai miei occhi, non riuscivo nemmeno a concentrarmi su Carter.
Questa cosa cominviava a diventare stancate, dio, ma perché non potevo semplicemente poltrire?
Non appena finì il primo set, decisi di approfittarne per bere l'intero distributore d'acqua e per cominciare a massaggiare con Skyline che quella mattina sarebbe uscita con qualche belloccio del quale non ricorderò mai il nome ed ero nettamente sicura che questa sera, avrei potuto far tardi a casa o meglio ancora non tornare.
Magari dopo aver finito qui, sarei passata in qualche pub o qualche discoteca.
Decisi che sarei tornata su quei pensieri in un secondo momento dal momento che GRAYSON mj stava chiamando per il secondo set.
Ancora una volta, sentii svariayi pennellini solleticarmi la faccia e stupide mani, spettinarmi i capelli.
Sapevo benissimo che quella giornata non sarebbe mai finita.Era tardissimo quando finii finalmente tutti i set, ma non abbastanza tardi per poter tornare a casa.
E, seppur fossi distrutta, mi preparai come si deve e decisi all'ultimo secondo di andare in una discoteca che avevo visto poche ore prima dal vetro della finestra che affaccia sull'ufficio di Grien.
Sembrava alquanto carina.
Avevo anche la macchina, quindi probabilmente, sarei riuscita a non perdermi, infilai le mani nella giacchetta e presi le chiavi, ma prima che potessi fare altro, una mano prese le chiavi che stavo facendo dondolare tra le dita e salì al posto mio, accendendo l'auto."Sali o resti lì?"
Disse Grien con il suo solito sorrisetto sfacciato.
Alzai un sopracciglio ed incrociai le braccia al petto.
Lui sembrò quasi capirmi all'istante perché pochi secondi dopo mi stava già spiegando."Andiamo, non ho la macchina, e mi serve un passaggio. Pensi davvero che farei guidare una donzella?"
Disse con falsitá cercando di sembrare un gentiluomo.
La cosa mi fece e ridere e quindi decisi di accontentarlo."Si, ma laeta è un'altra."
Dissi senza dare altre spiegazioni e nom volendone dare.
Puntai l'indice sulla discoteca in lontananza che avevo visto poche ore prima.Era qualche ora che ervamo in quel covo dopo corpi sudaticci si buttavano contro altri corpi sudaticci e dove il mio cervello stava andando a puttane per il troppo alcool.
Grien era seduto su uno sgabellino al bancone, ma quando pochi secondi dopo mi girai per vedere dove fosse, mi ritrovai semplicmente "sospesa" in aria, sentendo il mio corpo fare peso su due braccia e senza nemmeno la forza di poter parlare o di fare altro. Chiusi gli occhi per quslche secondo e vidi un bambino, un bambino che mi dava qualcosa, un bimbo che per i secondi che passai dopo, fuori da quella discoteca, tra le beaccia di Grien, continuai a cercare chiudendo gli occhi speranzosa che potessi ritrovarlo non sapendo nemmeno perché lo stessi facendo.SPAZIO AUTRICE.
Allooraa. Come al solito, spero che il capitolo vi piaccia e che comunque continuiate a seguire la mia storia. Mi dispiace esserci poco, ma come ho già detto, purtroppo esiste la scuolaa.
POOOI come già ho detto in Lovers, avevo pensato che, dal momento che ho un canale youtube (That'sRonnie), potete farmi delle domande qui, su instagram o su facebook o dove volete inerenti a me, alla mia vita, al libro, a TUTTO quello che volete!
Fatemi sapere se l'idea vi piace e nulla, alla prossimaa!
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Dark Blood.
Novela Juvenil"...Gli avvenimenti del passato non hanno alcuna verità obiettiva, ma sopravvivono solamente in documenti scritti ovvero nella memoria degli uomini. Il passato e tutto ciò sul quale, da un lato i documenti e dall'altro la memoria, sono d'accordo." ...