Capitolo 2: Inconscio

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- Siamo arrivati - disse Frank

Ci trovammo davanti a una porta a vetri con al centro una targhetta nera. Nei caratteri bianchi della targhetta si poteva leggere: DIRETTORE - DOTT. ARTHUR BLANK.

Frank bussò. Una possente voce lo invitò ad entrare. Eccolo, davanti a me, l'uomo con in mano la mia libertà. Era giovane, forse anche troppo per l'incarico che ricopriva. Gli occhi di ghiaccio facevano contrasto ai lunghi capelli neri. Il volto era ben delineato, come fosse quello di una statua. Lo sguardo, avrebbe messo in soggezione persino una pietra. Stava seduto dietro una scrivania di legno pregiato. Carta, penne, sigarette, il tutto era disposto con ordine maniacale. Per non parlare dei libri negli scaffali ai lati della stanza. Questi erano sistemati in ordine alfabetico e tenuti con estrema cura, tanto da sembrare appena acquistati. Le categorie spaziavano dalla psicologia all'anatomia del corpo umano.

- Buongiorno signor Browner. So che avuto un altro dei suoi attacchi di amnesia, quindi immagino si senta confuso, spaesato, tuttavia non si preoccupi. Sono qui per aiutarla -

La sua voce era in grado di penetrare l'anima di un qualsiasi essere vivente. Parlava in modo tranquillo, serio, composto.

- Adesso mi dica Browner, quali sono i suoi ultimi ricordi? -

Con le poche energie che avevo conservato dal mio risveglio, risposi:

- Non ricordo nulla. Al risveglio non sapevo nemmeno chi fossi e, a parte il nome, non lo so tutt'ora. Non so nemmeno perché mi trovo qui -

Notai un lieve sorriso nel volto del dottor Blank

- Non si preoccupi signor Browner, le è capitato altre volte di perdere la memoria in questo modo. La cosa più interessante, e a cui probabilmente non fa nemmeno caso, è che la memoria non le è svanita del tutto. Sa parlare, quindi conosce le regole grammaticali. Sa che questo è un ospedale psichiatrico. Conosce sicuramente il nome di tutti gli oggetti che ha visto finora. Ho notato poi che il suo sguardo è rimasto fisso sui miei libri, quindi saprà anche leggerne i titoli immagino. Forse è anche capace di orientarsi per raggiungere la sua stanza in perfetta autonomia. Dico bene? -

- Io... Sì, è cosi -

- E sa cosa vuol dire questo? -

- No, non lo so -

- Significa che la perdita di memoria, è una reazione di difesa messa in atto dal suo inconscio -

- Mi scusi ma, non capisco -

- Cerco di spiegarglielo in modo semplice. L'inconscio, è quella "parte" della mente dove risiedono istinti, sentimenti, ricordi, emozioni di cui lei non è consapevole. Esso può agire in maniera attiva, facendole per esempio provare sensazioni improvvise, creando in molti casi quel fenomeno comunemente detto "impulsività". Oppure può agire in maniera passiva, come nel suo caso, privandola dei ricordi. L'azione passiva, quasi sempre, si crea quando l'inconscio vuole proteggerla da qualcosa, per esempio... -

Blank abbassò per un attimo lo sguardo, dopodiché torno a fissarmi negli occhi e riprese il discorso:

- Per esempio da ricordi che possano crearle un forte dolore. Di conseguenza, l'inconscio, fa si che essi non riaffiorino nella mente e vengano periodicamente cancellati -

- Chiedo scusa di nuovo ma credo di non riuscire a seguirla -

Il dottore si alzò in piedi e venne verso di me con fare serio. Provai un istante di paura, forse l'avevo offeso con quell'affermazione. Una volta vicino, mi appoggiò una mano sulla spalla destra dicendo:

- mi dispiace, ma sono costretto a raccontarle un'altra volta la storia di sua moglie e suo figlio, dopodiché capirà perché si trova qui -

- Ho una moglie e un figlio? -

Dopo un breve silenzio il dottor Blank, guardandomi fisso negli occhi, rispose:

- adesso non più Browner -

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