Capitolo 6: Browner

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Arrivato alla mia stanza e chiusa la porta alle spalle, sputai subito la pillola di tranquillante che mi somministrarono dopo la cena. Ero pronto. In attesa di un qualsiasi segnale per partire. Durante la cena, Frank più volte incrociò il mio sguardo, tanto da farmi anche un lieve cenno con la testa prima di prendere la pillola. Avevo paura, non posso nasconderlo. Una paura di quelle in grado di rubarti l'anima. Provai a farmi coraggio ma la tensione ebbe la meglio.

"Andiamo Frank dammi un segnale" pensai.

D'un tratto sentì una chiave girare nella serratura della porta. Mi avvicinai con cautela. La porta si aprì e Frank era dietro essa. Non appena mi vide, con un filo di voce disse:

- Queste sono le chiavi dell'archivio. Prendi anche questa torcia, ti servirà per cercare il tuo fascicolo. Fai più in fretta che puoi e non esitare nemmeno un secondo. Ora va, sbrigati! -

Presi le chiavi è partì di corsa verso l'archivio. Nonostante avessi visto la strada solo due volte, ricordavo bene il percorso. Cercai di fare in fretta e allo stesso tempo di non farmi sentire. La notte i corridoi erano illuminati da fievoli luci. C'erano diverse zone d'ombra che potevano essere sfruttate, il che giocava a mio vantaggio. Non sentivo alcun rumore nelle vicinanze se non i miei passi felpati. L'ansia mi stava divorando, ma questa volta l'adrenalina faceva da contrappeso.
In meno tempo del previsto giunsi allo studio del dottor Blank. Accanto a esso ecco l'archivio. Infilai la chiave che mi diede Frank nella serratura cercando di non far rumore. Sentì un clack, poi un altro. La porta si aprì.

Dinnanzi a me erano presenti diversi schedari in legno. In ognuno vi era attaccata un'etichetta indicante le lettere contenute all'interno. Nonostante la poca visibilità, trovai subito quello contenente la B. Accesi la torcia e iniziai a cercare la mia cartella. Finalmente potevo capire chi ero veramente e se il dottor Blank aveva mentito. Riuscivo a sentire i battiti del cuore. Iniziai a scorrere i cognomi in preda a un misto di eccitazione e paura:

Bran
Brend
Brills
Black
Blind
Brown...
Bund

"Un momento. Dove diavolo è la mia?" Sentì una goccia di sudore scendermi dalla fronte.
 " Calma, calma, calma, mi è sicuramente sfuggita. Adesso le riguardo con più attenzione."

Ripresi a sfogliare le cartelle cercando con l'indice della mano di non farmene sfuggire nessuna.

"Black, Blind, Brown, Bund"

Riprovai un'altra volta. Doveva per forza trovarsi tra Brown e Bund. Invece nulla.

"Vaffanculo dove cazzo è la mia?"

Dall'esterno iniziai a sentire dei rumori. All'inizio sembravano passi ma poi cessarono all'improvviso.

"Merda devo darmi una mossa o rischio di farmi beccare. Forse qualcuno ha sbagliato a impilare il mio fascicolo e non è in ordine alfabetico. Devo cercare anche negli altri cassetti."

Iniziai dai cassetti più vicini. Nel frattempo mi parve di sentire altri rumori provenire dall'esterno.

"Cazzo, cazzo, cazzo!"

Cercai di fare più in fretta e allo stesso tempo di controllare con attenzione. Gli occhi iniziarono a lacrimare per l'eccessiva ansia e le mani, sudate e incontrollabili, scivolavano lungo le cartelle. Tutti i muscoli del corpo erano tesi come una corda di violino. Mi sentivo affaticato come un maratoneta alla fine di una corsa. Continuavo a cercare in ogni cassetto, in ogni angolino, sperando di trovare la mia cartella.

"Non c'è. Vaffanculo non c'è! No, no, no, non posso arrendermi proprio ora"

Sentì altri rumori, di volta in volta sempre più intensi. Cercai di sbrigarmi.

"Qui non c'è un cazzo di niente!"

La tensione mista al nervoso mi portarono a piangere. La vista si annebbiò. Le mani non smettevano di tremare. Non potevo continuare.

"Basta, devo andarmene!"

D'un tratto la luce della stanza si accese. Ebbi giusto il tempo di vedere Fisher con in mano un tubo di ferro e il dottor Blank dietro di lui.

- Ti avevo detto di non fare lo stronzo Browner! -

Dopo l'esclamazione di Fisher, sentì un violento colpo alla testa. Mi accasciai per terra cadendo lungo il fianco sinistro. Notai del sangue passarmi davanti agli occhi e colare sul pavimento. La luce si affievoliva man mano che la chiazza di sangue per terra si espandeva. Dopodiché...

Il buio.

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