Capitolo 18: Stanza 5

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Uno schioccare di dita mi svegliò da una sorta di stato ipnotico. Non ero svenuto questa volta. La mia mente aveva vaneggiato per non so quanto tempo. Continuavo a sentire l'urlo di Tim, la conversazione con il mio "alter ego". Continuavo a vedere la "folla" che mi circondava. Che orribile sensazione.

Di nuovo lo schioccare delle dita mi riportò alla realtà. Ero nella mia stanza. Era stato il dottor Kraulitz a svegliarmi. Fisher era di fianco a lui.

- Il paziente Jason Browner si è appena svegliato da uno stato ipnotico. Le sue condizioni fisiche e mentali risultano precarie.
Inizio test psicologico.
Qual è il suo nome? -

Perché Tim era arrabbiato con me? Perché quelle parole?

Questa volta fu un violento schiaffo di Fisher a svegliarmi di nuovo. La sua cattiveria mi aveva davvero stancato.

- Giuro che te la farò pagare Fisher. Questo vale anche per tutti gli altri. - Dissi con un filo di voce a causa delle poche energie.

- Non credo che tu sia nelle condizioni per fare minacce Browner. - 

-Fisher, nessuno l'ha interpellata. Solo io sono autorizzato a parlare col paziente durante le sedute. Mi sono spiegato? -

Tutta la freddezza quasi disumana del dottor Kraulitz emerse da quell'ammonimento.

- Sissignore. -

- Bene. Possiamo riprendere il test. Qual è il suo nome? -

- Io sono Adam Willem. -

Mi sarei aspettato una domanda subito dopo, ma il dottore rimase come paralizzato. Notai le dita della sua mano fare pressione sul registratore mentre continuava a fissarmi senza fiatare. Dopo alcuni minuti riprese il test:

- Ne è sicuro? -

- Sì, io sono Adam Willem, non ho dubbi. -

Stavolta notai in Fisher uno strano atteggiamento. Strinse i pugni. Il fuoco che emanavano i suoi occhi sembrava quello dell'inferno.

- Qual è la sua paura più grande in questo momento? -

- Ho paura di ciò che posso aver fatto. Ho paura del mio passato. Ho paura di scoprire cose che è meglio tener sepolte. -

- Quindi quale sarebbe il suo desiderio più grande in questo momento? Fuggire? -

Abbassai lo sguardo.

- Vorrei soltanto riabbracciare Abigail e Tim. So che sono ancora vivi. Ovunque siano, voglio solo rivederli. -

- E' sicuro che siano ancora vivi? -

- Sì. Li ho visti. -

- Quindi si sta basando di nuovo sulle sue "visioni"? - Chiese con sarcasmo.

- Le visioni sono prodotti della mia mente. Il cervello talvolta, nel confrontare idee false e veritiere, può trarre in inganno la persona mescolandole. Tuttavia, una volta che le idee veritiere si affermano, anche le visioni diventano più chiare e limpide. Dico bene dottore? -

Non so da dove mi vennero quelle parole così "tecniche". Uscirono dalla mia bocca come fossero un riflesso involontario. Rimasi di stucco nel vedere lo sguardo del dottor Kraulitz. Per la prima volta esprimeva chiaramente delle emozioni. Erano un misto tra sorpresa, paura, rabbia. A un certo punto avvicinò il registratore alle sue labbra:

- Fine test psicologico. Risultati attesi: Tipo B. Si richiede trasferimento immediato del paziente alla stanza 5. -

- Un momento. Che significa trasferimento alla stanza 5? -

Fisher si pose davanti a me.

- Ascoltami Browner, Willem o come diavolo ti chiami. Devo portarti alla stanza 5 e, in un modo o nell'altro, tu ci andrai. Ci siamo capiti? -

Annuii. Non avevo altra scelta. Mi ci avrebbe condotto ugualmente, con le buone o con le cattive. Il mio unico pensiero adesso era cosa mi sarei dovuto aspettare da questa nuova stanza.

I corridoi erano oscuri come il mio animo. Si sentivano solo i miei passi e quelli di Fisher. Il silenzio regnava sovrano. Il silenzio di chi non può esprimere le proprie opinioni, le proprie idee. Il silenzio dei deboli che vengono sottomessi dai più forti. Il silenzio della vergogna e dell'indignazione. Sentivo le energie abbandonarmi, lasciarmi solo. Solo in mezzo a quella "selva oscura". Non sarei vissuto ancora a lungo in queste condizioni. Probabilmente ero riuscito a resistere anche troppo. Dentro la stanza 5, forse, avrei trovato la pace nella morte. Oppure avrei continuato a vivere lottando, fino all'esalazione dell'ultimo respiro.

Arrivammo di fronte alla stanza 5. Fisher aprì la porta e mi fece entrare, dopodiché la richiuse. Era tutto molto buio. La luce filtrava fievole dalle grate della porta. Notai che Fisher era rimasto dietro a guardare e, assieme a lui, c'era anche il dottor Kraulitz che intanto l'aveva raggiunto.

"Perché stanno li a fissarmi?".

Ci misi un po' ad accorgermi che non ero solo in quella stanza. Un paziente se ne stava rannicchiato vicino alla parete. Mi avvicinai lentamente per incrociare il suo sguardo.

- No. Non... Non... Non può essere. Non è vero. Questa è un'altra visione. Non è reale! -

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