Capitolo 26: Cura

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7 mesi prima

Me ne stavo seduto sulla mia poltrona guardando Abigail svolgere i più disparati lavori di casa senza un ordine logico. Il silenzio o il solo guardarmi negli occhi, la terrorizzava. Sapeva quello a cui stavo pensando. Sapeva che ero furioso con lei. Cercava di evitarmi in tutti i modi. Il mio sguardo invece rimaneva fisso su di lei. Giravo la testa a destra e sinistra seguendo i suoi movimenti. Ogni tanto alzava gli occhi per poi riabbassarli non appena incontravano i miei. Quei minuti di "attesa" la stavano distruggendo.

- Hai paura di me Abigail? -

Non rispose.

- Ti ho fatto una domanda. -

All'improvviso si fermò e, tenendo lo sguardo rivolto verso il pavimento, rispose:

- Io... Sono solo scossa. -

- Beh è normale. Sono passate solo due settimane dall'accaduto. -

- Già... -

Riprese i suoi lavori senza degnarmi di uno sguardo.

- Sei contenta che oggi sia tornato dal mio viaggio di lavoro? -

Si fermò un'altra volta. Notai timore nel suo volto.

- Certo che lo sono. -

- Allora dovresti almeno chiedermi com'è andata, non credi? -

Deglutì.

- C...Com'è andata? -

- Di merda. A questo punto dovresti chiedermi "perché dici così amore mio caro"? -

- Perché dici così? -

- Manca un pezzo della frase. -

Vidi le lacrime cadere dai suoi occhi.

- Perché dici così... Amore mio caro? -

- Le mie teorie sono state derise, le mie pratiche sono state considerate "disumane" da tutta la comunità scientifica. Frank Allister e, comediavolosichiama Kraulitz, i fondatori della comunità nazionale, hanno sostenuto l'irrealizzabilità della mia cura. Ti rendi conto? Anni e anni di studi, per poi essere ridicolizzato da due idioti. -

Abigail rimase in silenzio.

- Ah e poi, te l'avevo detto che prima di partire mi hanno chiamato d'urgenza dall'ospedale per identificare il cadavere di mio figlio? -

- No. -

- Davvero, non te l'avevo detto? Scusa a volte dimentico certi dettagli. -

Vidi le sue mani tremare. Voleva dire qualcosa, ma il terrore prese il sopravvento.

- Dimmi mia cara. Chi guidava la macchina al momento dell'incidente? -

Abigail continuò a rimanere in silenzio.

- Sai, dall'ospedale pensavano che la nostra governante fosse mia moglie. -

Iniziai a ridere.

- Ma ti rendi conto? Lei mia moglie? Ammetto di aver fatto fatica a trattenere le risate. -

Smisi di ridere all'improvviso.

- Perché stava portando lei mio figlio a scuola? Perché le hai permesso di guidare la macchina nonostante tante volte ti abbia detto che era un'incapace? Avevi degli impegni? Dovevi andare dall'estetista? O forse da qualche amante? -

Un barlume di coraggio diede a Abigail la possibilità di parlare.

- Io non ti ho mai tradito Adam. Avevo tante cose da fare quel giorno, così... Così... -

Scoppiò di nuovo in lacrime.

Presi una sigaretta dal mio taschino. Diedi una boccata e, con calma e determinazione, risposi:

- non ti credo. -

Le sue lacrime si accentuarono.

- Lo so che in realtà mi hai tradito. -

Si voltò di scatto verso di me urlando:

- Avrei voluto! Diavolo se avrei voluto! Non sei più la persona che ho sposato. Sei un lurido mostro! Solo l'amore per nostro figlio mi ha trattenuto! -

Diedi un'altra boccata alla sigaretta. Mi alzai in piedi sorridendo.

- Sai? Sono proprio stanco di te. -

Accartocciai la sigaretta nella mia mano bruciandomi ma senza mostrare alcun dolore.

- Tu per me non esisti più Abigail. -

- Lasciami andare allora! Ti prego! -

Le mostrai l'anello al mio dito.

- Questo cerchio, significa che tu mi appartieni. Di conseguenza, non puoi andartene. -

Abigail cadde in ginocchio piegata dalle lacrime.

Mi misi in ginocchio vicino a lei prendendo il suo volto tra le mie mani.

- Non preoccuparti tesoro. Ho io la cura per te. -

Un diabolico ghigno prese forma nelle mie labbra.

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