Capitolo 10.

1K 69 6
                                    

Capitolo 10. 
    Charlie's Pov. 
Tredici ottobre. 
Oggi era il mio compleanno e oggi avrei compiuto vent'anni. Avrei lasciato la famosa età dei teenagers e avrei iniziato la lunga era degli adulti. In quella in cui avrei dovuto trovare lavoro e affermarmi nel mondo professionale, trovare il compagno ideale con il quale avrei dovuto costruire una base solida per i figli... 
Suonerebbe fantastico, se le cose funzionassero nel verso giusto e se io fossi così coraggiosa e non tremassi così tanto di fronte alla porta dell'appartamento di Harry. 
Volevo ricominciare da capo e avrei voluto farlo con Styles. Però avevo paura comunque di una sua reazione, di un suo rifiuto e di certo non lo biasimerei. 
Avevo avuto l'idea di bussare alla sua porta, come Sheldon in modalità: Toc, toc, Leonard? Tuttavia non era il caso di fare commedia. 
Presi respiro e bussai. 
“Chi è che rompe così presto?” Brontolò Harry dall'altra parte del muro. 
L'unica cosa che speravo di non vedere era un ricciolo a torso nudo davanti a me. Perché in quel caso la mia lucidità mentale sarebbe mancata di sicuro e la sottoscritta potrebbe compiere gesti che riuscirebbero a compromettere ogni mio buon proposito di mettere le cose in chiaro con Harry. 
Quando vidi la porta aprirsi, il cuore mi stava battendo velocissimo e il respiro sembrava quasi mancarmi. Ero nervosa e volevo assolutamente che questo attimo si concludesse il più velocemente possibile. 
“Charlie.” Pronunciò con gli occhi sgranati. 
Ero stata fortunata, Harry indossava una semplice maglia grigio scuro abbinata a dei pantaloncini blu notte. 
Sospirai e riportai la mia attenzione a lui: “Mi piacerebbe parlare un po' con te. Non abbiamo fatto altro che litigare e vorrei fare un po' chiarezza.” 
Mi osservò dubbioso cercando di potersi trovare a qualche nota di insicurezza o qualcosa che gli potesse far dire di no. Ma non trovando quello che cercava, Harry abbozzò un sorriso e mi disse che si sarebbe sistemato e che in dieci minuti era pronto. 
“Intanto accomodati. Non sono bravo con gli ospiti, ma se hai bisogno di qualcosa fa' come se fossi a casa tua.” 
Mi accompagnò nel breve tratto per raggiungere il soggiorno e come era prevedibile da Harry, il disordine regnava sovrano. Non gli facevo una colpa. 
“So che stai pensando.” Mi interruppe il ricciolo: “Ma dovresti sapere meglio di me, che le faccende di casa non sono il mio forte. Devo ringraziare il cielo che non muoia di fame.” 
“E Michelle?” 
“E' tornata subito qualche giorno dopo la cerimonia. Che poi non era andata come sperava Natalie.” 
“E con lei?” 
“Ne riparliamo dopo. Va bene? Se non è un disturbo aspettare.” 
Scossi la testa e lo lasciai andare per prepararsi. 
Mi domandai se per Harry non era un problema parlarmi. 
Ricominciare. 
Non pareva ad essere così nuova questa parola, forse perché in realtà non c'era mai stato un nuovo inizio. Perché ancora non ero pronta ad affrontare un nuovo capitolo della mia vita. 
Era in questo momento che avrei voluto che qualcuno avere accanto una persona forte che mi tenesse la mano e mi indicasse il percorso adatto a me, quello che mi avrebbe portato alla felicità. Tuttavia sapevo che non potevo dare una responsabilità del genere a qualcun altro, perché chi poteva sapere che significato davo io alla mia felicità? 
“Sono pronto.” Si annunciò da solo, presentandosi dinnanzi a me: “Possiamo andare.” 
Con la coda dell'occhio guardavo Harry, soprattutto perché avrei voluto che iniziasse a farmi qualche domanda, che non arrivò per mia sfortuna. 
“Facciamo colazione insieme? Solitamente io la faccio qui.” Disse indicando il bar di fronte al condominio da cui eravamo appena usciti. 
“Sì, va bene.” 
Mi misi davanti a lui con una falcata e girai su me stessa. Gli sorrisi. 
Il ricciolo di sua risposta chinò il capo verso sinistra e strinse gli occhi, inarcando il sopracciglio non nascosto dal ciuffo ribelle. Già mi immaginavo su cosa si stava interrogando. Intuivo i suoi gesti non affrettati e le sue parole calibrate. Udivo anche nel suo tono di voce, che mancava quella nota di sarcasmo e di ironia che caratterizzava il suo modo di parlare. 
Charlie, complimenti! La cara coscienza intervenne congratulandosi, forse sei riuscita a salvare il criceto dentro al suo cervello. Chissà, magari adesso gli ingranaggi funzioneranno meglio e tu non dovrai più patire le pene dell'inferno, per lui. 
Non era il momento di pensare alle proprie paure. 
“Tu e Natalie non vi sentite più?” Ecco che il mio interrogatorio di terzo grado era cominciato. Avrei messo sotto torchio Harry. 
“Non per mio volere.” Dichiarò, prendendo la tazza di caffè e portandola tra le mani, per potersi riscaldare: “I Bennett e gli Styles hanno firmato un contratto di unione tra le società delle due famiglie che avverrà grazie al matrimonio mio e di Natalie.” 
“E preferisci stare con me o con lei?” Ecco che sentivo le guance andare a fuoco e il cuore galoppare dentro al mio petto, come un cavallo da corsa dopato. 
Abbassai lo sguardo e trovai molto interessante la tovaglia color rosso vino. 
“Ho una preferenza per i panda. Ma ultimamente anche le giraffe non sono male.” 
Sbattei la mano sul tavolo e mi alzai di scatto: “A te le giraffe sono sempre piaciute!” D'un tratto lo strato di confusione, di rabbia e un miscuglio non chiaro di sentimenti, fuori uscì come la lava incandescente del vulcano. 
“E a te piacciono quelli come Zayn, vero? Smettila di fare la finta gelosa. Non capisco che ti sta succedendo. Io ho sempre provato rispetto e fiducia per te, perché sapevo che non mi avresti mai tradito. E invece ti ritrovo a fare la gatta morta con un mio caro amico. Non so sei peggio te o Natalie.” 
Strinsi le mani in pugni e deglutii: “E siccome io non ti avrei mai tradito perché ti morivo dietro, tu eri giustificato a farmi le corna? E poi anche se ci fosse stato qualcosa tra me e Zayn, almeno i miei comportamenti erano fuori dalla vita di coppia.” 
Sgranò gli occhi come non mai: “Che? Sei andata a letto con lui?!” Esclamò rosso di viso. 
“No. Ci siamo fermati prima.” Rivelai. 
“E tu pensi di farmi bere una cavolata del genere, eh?! Basta, io me ne vado.” Disse alzandosi e dirigendosi verso l'uscita. 
“Harry!” Lo richiamai afferrandogli il polso: “Perché non provi a capirmi.” Gli sussurrai, stringendo la presa. 
“Non c'è niente da capire. Mi hai rimpiazzato presto.” 
“Fammi parlare. Voglio che tu sappia...” 
Harry non mi diede il tempo di continuare, che con un gesto rapido si liberò della mia mano e si voltò verso di me: “Sei rossa come un pomodoro.” Disse: “Va bene, ti ascolto.” 
Ci tornammo a sedere e mi ritrovai i suoi occhi verdi appiccicati a me. 
Scossi la testa. Adesso non era il momento di farsi romanzi e pensieri contorti. Dovevo tirare fuori tutto quanto e parlare chiaro. 
Partii dall'inizio, da quando beccai lui e Natalie a letto insieme, il desiderio di cambiare, l'incontro con Zayn, Marcel e di nuovo lui Harry. 
Gli raccontai di come mi ero sentita divisa a metà, di come mi sentivo confusa e di come non capivo cosa fare. In più il mio orgoglio che non mi faceva guardare le cose in maniera lucida e poi quando ti ritrovavi all'estremo di un lato, comprendi cosa vuoi veramente. 
Fu ciò che successe con Zayn. 
Quell'attrazione fatale era solo un desiderio per schiacciare la figura di Harry che esisteva e che sarebbe sempre esistita dentro di me. E nel momento in cui quella danza di passione avrebbe avuto inizio, la mia mente e il mio cuore ebbero da sussurrare solo il nome di Harry. 
“Quando ho saputo che ti stavi per sposare con Natalie, il mondo sembrò crollarmi addosso e tutto pareva essere vuoto, senza un senso. Ci fu Zayn a darmi conforto e pensai che magari lui poteva essere la persona che stavo cercando. Ma poi quando stava per attuarsi..sì, insomma quella cosa...” A parlare di certi argomenti così apertamente era sempre stato difficile per me: “Ho capito che non potevo più mentirmi così. La cosa che però che mi aveva fatto arrabbiare del tuo comportamento, è stato che non ti hai detto ciò che volevi con tuo padre. Insomma, è la tua vita!” 
“Non è sempre così facile, Charlie.” Sospirò lasciandosi cadere sulla sedia, distendendo il collo all'indietro e osservando la soffitta: “E' difficile per me affrontare la realtà, soprattutto perché non so cosa voglio e quando vedo un'opportunità me la prendo, ma quando capisco che non è per me, non riesco...” Si stava riferendo a Natalie e alla scelta che suo padre aveva fatto per lui. Pensava che sarebbe stato il meglio per lui, ma non fu così. 
Vedere un Harry così fragile e tanto simile a me, avvolse il mio cuore da calore e un piccolo sentimento di felicità. Non che provassi gioia ad avere davanti un Harry confuso, ma dopo tanto tempo o forse per la prima volta, il ricciolo si stava aprendo a me. 
Ripresi posto e allungai le mani, afferrando le sue. Lui di scatto mi guardò. 
Gli sorrisi e strinsi quella presa: “A me piaci, Harry.” 
Anche lui sorrise e abbassò il capo, poi alzò leggermente lo sguardo: “Vuoi riprovarci?” 
“Cancelliamo le cose fatte?” Dissi io. 
“No.” Affermò: “Il passato ci serve per non farci fare gli stessi errori in futuro.” 
“Che perla di saggezza.” Ironizzai. 
“Sarà merito del panda, forse hai resuscitato il mio criceto.” 
Stappiamo lo spumante. Facciamo festa...a proposito di festa, qui qualcuno si sta dimenticando qualcosa... 
Forse il criceto non è ancora funzionante al cento per cento. 
“Sai che giorno è oggi?” Gli chiesi. 
“Oggi è il...” si guardò intorno cercando di farsi venire in mente la data, prese il cellulare in mano e i suoi occhi diventarono grandi quanto due palline da tennis: “Cazzo, è il tuo compleanno. Auguri! Scusami mi sono dimenticato e quindi non ho nessun regalo.” 
“Beh, non mi sorprendo più di tanto...” 
“Ho un'idea!” Esclamò: “So che cosa regalarti.” Si alzò dalla sedia e allungò la mano, incitandomi a seguirlo. Harry pagò la colazione e uscimmo dal bar. 
“Evita qualsiasi cosa che sia riguardante, gioielli, vestiti e profumi...” Gli cantilenai. 
“Ah, lo so che non ti piacciono quella robaccia. Tanto meglio per me. Il mio stipendio non si brucerà in robaccia.” Replicò. 
“Come sei poco gentleman.” 
“Sarà, ma io ti piaccio. Quindi...” 
“1-0 per te Harry.” Dichiarai sconfitta. Solitamente quella che aveva sempre la risposta pronta ero io. Chissà, magari stavo perdendo colpi. 
Mentre Harry si guardava a destra e a sinistra, mi accorsi di quanto fosse piacevole tenere la mano intrecciata alla sua. 
Mi sentivo bene. 
“Taxi!” Gridò. 
L'auto gialla si fermò davanti a noi e guardai il ricciolo con aria interrogativa. 
“Tranquilla, so cosa fare.” 
Ci accomodammo in auto. 
“Agli uffici Bennett.” 

I hate you or maybe not...2!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora