Capitolo 2.

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 Capitolo 2.

Il viaggio fortunatamente non fu così lungo grazie alla compagnia di Zayn. Si era dimostrato un ragazzo posato, molto gentile ed educato.

Anche lui, come me, si stava dirigendo verso Manhattan. Gli chiesi che lavoro facesse lì e mi rispose che era un modello.

Beh, non mi sarei dovuta sorprendere che non lo fosse. In fondo era un ragazzo molto attraente e con quei occhioni, avrebbe potuto conquistare anche la donna più malvagia e fredda di questo mondo!

Forse dovrai fotografare lui, in pose molto sensuali!

No!

Niente pensieri sconci. Ma possibile che ma la mia coscienza dovesse essere così maliziosa!

“Sei buffa quando gonfi le guance!”

Arrossii e spostai il mio sguardo al di fuori del finestrino. Rimasi incantata nel vedere quanto la realtà potesse diventare piccola e insignificante vedendola da un altro punto di vista.

“Tu perdoneresti un tradimento?” Gli chiesi.

“No.” Rispose secco: “Se tu ami una persona, non vai di certo a divertiti con un'altra.” Aggiunse.

Non volli replicare, ma Zayn aveva ragione.

Il viaggio terminò. L'aereo fece le proprie manovre di atterraggio e sentii che avevamo toccato terra.

Tutti i passeggeri fecero un applauso.

Salutai Zayn e lo ringraziai per la chiacchierata avuta. Non volli scambiare qualche contatto telefonico o altro, perché mi sembrava eccessivo. Non potevo di certo fare amicizia con tutti degli sconosciuti incontrati in aereo!

Ero nervosa, perché non avevo la più pallida idea di dove andare ma dovevo arrangiarmi. Così, una volta fuori dall'aeroporto e aver preso le mie valigie, cominciai a vagabondare in città.

Mi sentivo spaesata e non sapevo dove dovessi dirigermi. Alzando il viso verso il cielo, non facevo altro che vedere palazzi enormi ovunque e se mi guardavo davanti a me, una massa sproporzionata di gente che circolava a ritmi rapidissimi.

Spesso venivo spinta o trascinata da altra gente, che non si fermava neanche per chiedere scusa!

Non dovevo demordere. Prima di tutto mi dovevo dirigere verso l'azienda dove sarei andata a lavorare. Una volta lì, avrei dovuto cercare un piccolo appartamento poco costoso.

Sei una disorganizzata a livello cosmico! Non potevi chiedere a qualcuno di accompagnarti?

Coscienza, shh. Mi devo concentrare e tu mi distrai.

Cercai qualche taxi e trovai qualcuno che gentilmente si fermò.

“Salve.” Dissi entrando: “Dovrei andare a questo indirizzo.” Aggiunsi mostrando il biglietto su cui avevo scritto la via dell'azienda.

“Si accomodi, pure signorina.”

Il taxista iniziò così la sua corsa e nel mentre attendevo di giungere destinazione, l'uomo iniziò a scambiare con la sottoscritta due parole.

“Qui ci sono molti bei posti da fotografare!”

“Già. Infatti non vedo l'ora di cominciare. E' sposato lei?”

“Sì. E ho due splendidi bambini, Theresa di sette anni e Shane di quattro.”

“Oh, ma sono piccolini, ancora!”

“Purtroppo sì.”

“Perché dice così?”

“Temo di non poterli crescere, con questa crisi economica che sta distruggendo numerose famiglie. E' difficile portare il pane a casa.”

I hate you or maybe not...2!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora