Capitolo 3.

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 Capitolo 3.

Stavo sistemando la mia roba nel mio nuovo appartamento, che ero riuscita a trovare fin troppo facilmente. Qualcosa mi diceva che qualcosa sarebbe andato storto.

Ah! Dovevo smetterla di essere così pessimista! Dovevo assolutamente pensare in positivo e credere nelle mie capacità.

Un metodo subdolo il tuo, intervenne la mia carissima coscienza, quello di fingere a pensare una cosa, ma in realtà non fai altro che pensare a Styles, e a chiederti come lui conoscesse Zayn e soprattutto perché si trovasse nella stessa azienda dove avresti lavorato tu.

Mia madre.

Mi venne in mente immediatamente lei.

Finii di riporre i miei vestiti nel guardaroba e la chiamai.

“Tesoro, che bello sentirti! Tutto bene il viaggio? Hai già conosciuto il signor Parker. Devi sapere che è il figlio a gestire l'attività, non il padre come pensavo.”

“Sisi, mamma ho già fatto il colloquio è tutto ok. Ma ti devo chiedere un'altra cosa.”

“Sento molta energia negativa, dal telefono sai.”

“Smettila di fare la sarcastica. Sei stata tu a mandare Harry qui, per caso?”

“Dai non essere arrabbiata!” Disse sospirando: “E' stata Michelle a chiedermelo. Harry era nervoso e dispiaciuto per quello che è successo tra voi. So, che non dovevo farlo però penso che ci sia un motivo a ciò che ha fatto Harry. Quindi cercate di fare pace.”

Premetti il bottone per concludere la conversazione e poggiai il telefono sul primo comodino che trovai.

Perché stavo così male? No. Io non dovevo stare male. Non dovevo piangere e soffrire, lui non se lo merita!

Sentii il cellulare squillare ma non risposi e continuai con le mie faccende, cercando di far sembrare il mio nuovo abitacolo, qualcosa di decente.

Dovevo comprarmi qualcosa di più carino per arredare, tipo qualche quadro, qualche sopra mobile e altro.

Lo sai, che con il tuo misero stipendio avrai ben poco?

Già.

Avevo bisogno di trovare qualche altro lavoretto.

Ma dove?

E soprattutto quando? I sabato e le domeniche? Ma di certo non bastavano.

Le sere dopo aver lavorato. In qualche ristorante, mi avrebbero preso sicuramente. Lì hanno sempre bisogno di personale che sgobbasse come un dannato.

Così fu. Uscii di casa e mi misi subito a chiedere nei ristoranti vicini. Il bello di poter abitare in una città cosi piena di vita, era proprio la possibilità di trovare qualsiasi cosa, subito.

I tre bar a cui feci richiesta, purtroppo non mi presero. Chiedevano di lavorare la mattina che la sera, e io la mattina avevo l'altro lavoro da fare.

Camminai ancora qualche decina di metri e sfruttai 'il cerca un altro lavoro' come una possibilità di vedere le vetrine dei negozi che avevano lussuosi vestiti. Alcuni, però erano davvero bruttissimi e costavano l'ira di Dio!

Sospirai.

Dovevo smetterla di essere così bugiarda con me stessa. E dovevo ammettere la verità. Non volevo rimanere a far niente, perché sapevo che la mia mente, stupidissima d'altronde, avrebbe pensato a lui e perché sapevo, che fragile come ero, potevo cadere di nuovamente ai suoi piedi.

I hate you or maybe not...2!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora