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É lunedì mattina, sono la prima a lavoro e sono pronta.
Sento la porta aprirsi, mi volto ed é il mio capo: «Buongiorno» sorrido.
«Buongiorno. Già qui? Vuoi un croissant?»
«No grazie, molto gentile»
«Come vuoi, se hai bisogno di me i colleghi che tra poco arriveranno ti sapranno dire dove mi trovo»
«Certo» sorrido.
«Bhe allora in bocca al lupo, ci vediamo.» fa un ghigno.
Faccio un cenno di si con la testa e sorrido.
Devo dire che non mi sta andando male, il mio capo é carino e gentile, ma ha anche 31 anni.. Peccato.. Trattengo una risatina nervosa.. Cosa vado a pensare..

La porta si apre nuovamente.. Cosa ci fa qui Alex??!
«Wow, questa si che é una coincidenza!» é a bocca aperta quanto me.
«Madonna seriamente!» rispondo.
«Allora sei tu la ragazza dello stage? Hai già visto il capo?»
«Si»
«Bene. Allora non perdiamoci in chiacchiere, ci sono tanti pasticcini da preparare ma prima dobbiamo un po spolverare i mobili» mi sorride.
«Perfetto, dove sono gli stracci e i disinfettanti?» domando.
«Scaffale in basso i disinfettanti e in alto appesi gli stracci» indica alle mie spalle.
Prendo i disinfettanti piegandomi, mi giro verso lui stando in questa posizione. Mi sta guardando e si sta mordendo il labbro. Incominciamo bene..
«Questo?» gliene mostro uno.
Si avvicina e mi tocca la schiena per abbassarsi.
«Fa vedere. Si, é questo»
Non toglie la mano ma sta fermo.
Mi alzo per prendere gli stracci e lui segue i miei movimenti, ma la mano gli scivola in basso. Faccio finta di nulla per evitare problemi al primo giorno.
Mi giro verso di lui. «Bene, io incomincio dalla sala di esposizione.» e me ne vado pensando al suo gesto. Ho dei jegghins bianchi molto attillati e il tessuto é fine. Maledetta divisa, il contatto c'é stato eccome. Decido che più tardi andrò dal capo inventando una scusa per cambiarla, dirò che é scomoda, andata.
Ho pulito un bel po e ho preparato alcuni vassoi di dolcetti. Sono qui dalle 7:30 di mattina, ora sono le 8:45, alle 9:15 apre la pasticceria. Ora si che incomincio ad essere agitata, non so se passerò la giornata a servire e pulire, o a preparare dolci. Vado verso un collega vicino e domando del capo, mi indica una porta. Vado verso essa e busso «Avanti» sospiro e apro la porta, é seduto alla scrivania, ma appena mi vede si alza in piedi e si mette davanti ad essa, incrociando piedi e braccia. Ha il volto incerto, preoccupato. «Si, qualche problema?» domanda con il tono basso ma sicuro. «No no, volevo solo sapere che ruolo avrò quest'oggi.» lo vedo più rilassato, chissà che gli é preso..
«Dovrai fare una torta di compleanno, qui ci sono tutte le informazioni necessarie» mi porge un block notes. Leggo velocemente.. Per una lei di 17 anni, un piano solo, lilla e giallo e.. Sharon, solo io lavorerò su questa torta?! Spalanco gli occhi. «Sharon é il nome della ragazza o il mio?» lo guardo incredula.
«Entrambe. So che ce la farai, ma tieni a mente che devi dare il meglio di te, questa torta é per mia figlia.» non so cosa dire, sono a bocca aperta e senza parole. «Vuole una classica, un solo piano, non troppo alta e grande. Al centro ci sarà un suo ritratto e un papiro ovviamente commestibile con scritto 'Auguri', spero sia tutto chiaro e se é tutto io avrei da fare.»
«Si.. Anzi veramente no. Mi chiedevo se questa é l'unica divisa che c'é, é un po scomoda.»
«Tranquilla, a momenti dovrebbero arrivare le divise nuove, le ho ordinate circa un mese fa»
«La ringrazio per la sua pazienza, con permesso» vado per andare ma mi blocca «Aspetta, faresti la chiusura con Alex?»
«Ma certo» sorrido anche se l'idea di stare sola con lui non mi convince.
«Perfetto, allora buon lavoro e se tutto va bene a domani»
«A domani»
Esco dalla stanza.. O dio mio che ansia..
Chissà poi come saranno le nuove divise, speriamo meno aderenti e di tessuto più spesso.
Ho lavorato tutto il giorno sulla torta, é bellissima, non credevo venisse così bene.
La metto in frigo e mi tolgo il grembiule sporco di cioccolato colorato e di farina. Riordino il tutto e mi cambio. All'improvviso entra Alex: «Scusa volevo vedere se era tutto ok e se avevi bisogno»
«No, grazie» ho la maglia della divisa accartocciata al mio seno per coprirlo. Cosa aspetta ad andarsene? Mi fissa e ad un certo punto si muove: «Scusa» bisbiglia.

Un Sentimento ProibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora