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Penso alla stupidaggine che ho combinato ieri sera, ho fatto preoccupare i miei il doppio di quello che ne era la causa e che volevo nascondere. Che deficiente.
Come promesso a mio padre, oggi starò a casa e riposerò, almeno spero. Sono stanca e debole, non riesco a muovermi ma nemmeno a dormire un attimo di più, non so se resisterò.
Prendo le cuffiette e il cellulare e ascolto un po' di musica, magari riesco ad addormentarmi.
E come previsto, cado in un sonno profondo.

Mi sveglio di soprassalto.. Di nuovo lo stesso incubo. Guardo l'orologio: sono le dieci di mattina. Mi fa male tutto, devo alzarmi. Indosso con noncuranza una tuta da ginnastica, lego i capelli, metto le scarpe e vado un po' a correre con il mio cane. Ne sento il bisogno.
È passata quasi un'ora e non mi sento benissimo.. Mi gira la testa, le gambe mi stanno cedendo.
Sto tornando a casa a passo svelto. Vedo in un'auto un volto che mi è familiare.. Non ne sono sicura ma sembra un uomo, ha la stessa capigliatura e la stessa carnagione di Max. Esce lentamente dall'auto appena mi vede e mi sorride. Fa il giro e prende qualcosa. Nel piegarsi noto un uomo correre. Da quel poco che vedo ha il volto serio, trascurato e triste. Man mano che mi avvicino all'auto fisso l'uomo coperto dal cappuccio della tuta, alza lo sguardo.. Riconosco subito quei occhi. È Alex. Cazzo, non ci voleva..!
Si ferma e saluta Max.. Chissà cosa si staranno dicendo.. Sono più vicina a loro, Alex mi nota e viene verso di me, continuando a correre.
Mi guarda con un volto devastato, deluso,disgustato.. Indescrivibile.. E fa male.
Passa dritto. Non ha nemmeno la sua scia di profumo che mi faceva perdere la testa, sa solo di tristezza. Vado verso Max.. Mi sento sempre più debole, vedo con molta difficoltà, sudo molto e freddo. Sto tremando. Non ce la faccio: cado per terra, vuoto.

Apro gli occhi con molta pigrizia, sento il rumore di un aggeggio simile a quello degli ospedali, sento due persone litigare: "
«Non la ami abbastanza! Sennò non sarebbe in questo stato!» e l'altro «Che ne sai tu, che ne sai tu?!»
Appena notano che mi sono svegliata si buttano addosso per abbracciarmi e piangono.
«Co-cosa è successo?!» domando tentando di alzarmi, ma sento troppo male ovunque e mi sdraio nuovamente.
«Sei troppo debole, stai giù» interviene Alex tenendomi per una spalla.
«Cosa é successo?» ritento.
«Sei svenuta e nel cadere hai picchiato la testa. Sei stata in coma per due giorni» gesticola Max. Chissà se tra loro é successo qualcosa, se si é rivelato il segreto di me e Alex. É tutto così strano ed insolito. Dovrò vederci più chiaro.

Finalmente sono uscita dall'ospedale, dopo il mio risveglio dal coma sono stata trattenuta per altri 2 giorni.
Ho ripreso le forze, ero svenuta per un nuovo calo di zuccheri. Per la caduta non ci sono stati danni, apparte il gran mal di testa. Ma comunque erano necessari dei controlli.
Domani riprendo il lavoro con il mio nuovo capo. Ho saputo che ha fatto già delle modifiche prendendo delle nuove divise, ma arriveranno tra una settimana.

Sono assonnata ma pronta a lavorare. Più che altro voglio sapere se Max è a conoscenza della mia debolezza e dell'attrazione tra me ed Alex. Spero di no, anche se da quando mi hanno dimessa Max é stato molto freddo e si chiude in se stesso.
Indosso la mia divisa scandalosa, volgare. Mi sento il cuore in gola, mi ricorda il mio ex capo.. Menomale che é intervenuto Alex, sennò non so cosa sarebbe potuto succedere in quella stanza maledetta.

Vedo Alex spalancare la porta, si vede che ha corso, ha il fiatone è tutto sudato, la canotta aderisce come una seconda pelle al suo addome perfetto e.. E mi piace molto, é così sexy.
Ha lo sguardo preoccupato, ma appena mi vede sorride e mi viene incontro, tenendo comunque un po' di distanza.
«Ciao» - mi sorrise - «C-come stai, stai bene?» usò un tono talmente dolce, da cucciolo indifeso, che mi venne voglia di abbracciarlo. E così feci. Mi stupì dopo un po' del gesto che ho fatto e quando decisi di staccarmi, mi accorsi che aveva ricambiato cirdondandomi con un braccio i fianchi e con l'altro la schiena, mi stringeva forte. Ma adoravo quel abbraccio, adoravo lui, adoravo i suoi occhi chiusi e le labbra circondate da un sorriso, adoravo il sudore che partiva dalla testa fino ad esplorare il suo addome perfetto, adoravo i suoi modi di fare ed ogni suo movimento.

«Devo parlarti» dissi seria ad Alex. Stavamo facendo la chiusura. Durante la giornata ci siamo parlati solo per le cose fondamentali.
Eravamo nello spogliatoio vicino al mio armadietto e ad un tavolino.
«Oh, va bene.. Dimmi pure» aveva il volto sorpreso, preoccupato.
Mi avvicinai e allungai una mano al suo volto. Al mio tocco chiuse gli occhi, sembrava un gatto, era adorabile. Non trattenni un sorriso. «Mi chiedevo..» continuai. A pronunciare quelle due parole aprii gli occhi di scatto, e mi fissava serio.
«Si..?» mi chiese in un sussurro, appena udibile.
«Quando ero in coma..» tolsi la mano dal suo volto per gesticolare. Percorse con lo sguardo un tragitto dai miei occhi, alle mie mani, poi tornò agli occhi.
«...Hai per caso detto.. Si insomma.. Il nostro segreto?» balbettai. Mi fissò preoccupato.
«Ho solo detto che non mostra l'affetto che meriti, nient'altro.» ora sembrava nervoso.
«Si bhe.. Perché dal momento che sono stata dimessa dall'ospedale é chiuso in se stesso, è freddo e sta diventando scorbutico..» ora la sua espressione sembrava sorpresa.
«Te l'ho chiesto perché questo dubbio mi tormentava, volevo avere una risposta certa.»
Mi fissò negli occhi per un tempo interminabile, ma finalmente decise di parlare. «Oh si si, ma certo, sicuro.»
Gli accennai un sorriso che ricambiò e, non sapendo più la coscienza delle mie azioni, lo abbracciai forte. Era sorpreso, e lo ero pure io. Ma non mi importava, lo volevo.
«Ti devo ringraziare, ho saputo da Max che mi hai aiutata con il borsone, per poi portarmelo.. E anche con il cane.. Significa molto per me» ero sprofondata nel suo collo, ma appena ho finito la frase mi ha tenuto per il mento in modo che lo guardassi negli occhi. Mi persi, definitivamente.
Gli presi il volto a coppa e lo baciai sulle labbra passionalmente. Mi prese per i fianchi e le nostre lingue danzarono inarrestabilmente. Fece scivolare le mani e io gli circondai i fianchi con le gambe, cominciò a camminare e sbattemmo sul muro, per sbaglio rimanemmo al buio. Sbattemmo in un armadietto, arrivammo al tavolino e mi appoggiò, togliendomi la maglietta. Gli sfilai la sua, mentre incominciava a darmi baci dalle labbra al collo fino al contorno del reggiseno, gli sfilai i pantaloncini. Avevo ancora la gonna della divisa, dato che mi stavo ancora cambiando, prima che succedesse tutto ciò.
Perciò gli rese più facile togliermi le mutandine e infilarmi due dita dentro, non prima di aver percorso con la lingua e le labbra tutto il mio corpo. Gli sfilai i boxer e glielo presi in mano, iniziando ad agitarla velocemente, gemette nel mio collo, e io feci lo stesso. Smise di muoversi, si staccò leggermente e mi guardo negli occhi, pieni di desiderio è fuoco. Si abbassò e prese qualcosa dalla tasca dei pantaloncini, riconobbi immediatamente la bustina del preservativo, gliela strappai di mano e facendogli un sorriso malizioso, aprii la bustina con i denti, in modo provocante. Fece un sorriso maliziosamente complice, guardando le mie labbra, poi gli occhi, poi scese alle mie mani che facevano il loro lavoro con il preservativo. Mi cinse i fianchi e mi avvicinai, e iniziò a penetrarmi, è un movimento lento, dolce. Poi dopo un po' sempre più veloce, fino a perderci in un orgasmo unico, travolgente, pieno.
Mi baciò il collo e poi una lacrima vicino la bocca, nata per quella sensazione paradisiaca. Mi diede un dolce, calmo bacio sulle labbra per poi rivestirsi. Io feci lo stesso.
Mentre ci vestivamo silenziosamente, nella stessa stanza, nessuno ha detto niente, e si stava bene. Però le cose è giusto chiarirle.
Avevo appena allacciato la scarpa, ero pronta per uscire. Guardai ogni movimento di Alex, che riordinava le sue cose.
Alzò lo sguardo su di me. Automaticamente mi avvicinai al suo volto pericolosamente.
«É stato un errore, non è giusto nei confronti di Max, né ai miei e neppure ai tuoi, soprattutto perch...» mi interruppe portando un dito davanti alla mia bocca, si avvicinò ad essa per poi stamparci un dolce, tenero bacio.
«Lo so, è un segreto tra noi due e tra noi due rimane..» disse bisbigliando, anche se eravamo soli.
«Ho una proposta da farti» disse staccandosi, facendosi serio.

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