-VI-

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Intanto, contornato da molteplici presenze assenti, da macerie di quelli che erano stati nidi di vite, dalla pesantezza dell'aria...vi era Alan. Rimasto solo, il ragazzo aveva dentro sé un uragano di emozioni, dubbi e certezze. Era confuso, non sapeva quello che era successo prima né quello che sarebbe successo in futuro, ma di una cosa era sicuro: se fosse rimasto da solo, l'unica cosa che avrebbe concluso era tirare le cuoia...e ciò non rientrava nei suoi progetti. Così, decise di unirsi al trio...se solo l'avesse ritrovato.

Con questo obiettivo in mente si incamminò senza una meta precisa, accompagnato solo dalla speranza di ritrovare la ragazza e i ragazzoni che gli avevano salvato la vita.

Mentre calava il mantello buio della sera, e con lui la terrificante e meravigliosa tranquillità del silenzio, Alan sentì una voce provenire dal retro di quel che rimaneva di un muro, e pregò perché fosse quella di Senna. Con una cautela inesprimibile, Al fece per vedere chi ci fosse dietro quel muro, e a quanto pareva le sue preghiere erano giunte a destinazione perché, come sperava, quella voce suadente e melodiosa era emanata dalle labbra perfette di Senna! Senza pensarci due volte raggiunse i tre e dopo diverse suppliche e promesse, riuscì ad unirsi al gruppo. I quattro, senza che Al ne avesse capito il perché, si diressero verso il tempio. Mentre percorrevano il sentiero per giungere alla loro meta, si guardavano intorno e sui loro volti erano dipinte intere tavolozze di colori, ma non vi era nemmeno una pennellata di gioia o positività. Tutto ciò che li circondava ormai si era ridotto solo a qualche maceria, non c'era nemmeno una sfumatura che facesse ricordare l'ormai lontana vita di quel villaggio. Nonostante i sentieri confusi, le pietre taglienti che avevano calpestato e l'onda anomala di depressione, tristezza e rabbia che li aveva sommersi arrivarono al tempio. Gran parte della struttura era andata distrutta insieme al resto del villaggio, e questo era un bel problema visto che i ragazzi dovevano introdursi in quel luogo sacro, del quale ormai anche l'entrata era in frantumi. Senna e i suoi compagni erano in preda alla disperazione, specialmente James, il quale dei quattro era quello che possedeva meno autocontrollo...

-Ecco! E' fatta! L'ho detto io che dovevamo sbrigarci, e invece no: dovevamo per forza perdere tempo a salvare il ragazzino...vero Senna?!

-James calmati, per l'amor del cielo!- lo rimproverò Khris -Sai che non potevamo lasciarlo morire...non importa se siamo arrivati tardi, salvare una vita ha la priorità su qualsiasi cosa-

James sfrecciò un'occhiata tanto forte e violenta che sarebbe stata capace di trafiggere un corpo umano verso l'amico, che poi spostò con ancora più violenza verso Alan quando, con la sua solita e irritante curiosità, si intromise nella discussione –Siamo arrivati tardi per cosa?-

Khris tentò di calmare le acque e ammonì il fanciullo con tono tenue e fortunatamente riuscì nel suo intento.

In tutto questo intanto, Senna era abbastanza in imbarazzo visto che si era resa conto che le parole di James erano perfettamente giustificate e veritiere. Ma riflettendoci su, aveva ricordato anche la sensazione di protezione che gli era scattata verso quel biondino: aveva sentito che sarebbe diventato importante per lei (e su queste cose raramente si sbagliava), quindi avendo la coscienza apposto e credendo di non dover alcun tipo di scusa a nessuno, rispose a James solamente con uno sguardo molto simile ad una finestra trasparente che dava sulla sua mente e sulla sua anima...in parole povere, con quell'occhiata gli disse tutto quello che c'era bisogno di dire, senza pronunciare alcuna parola. Nel frattempo, Alan stava leggermente annegando in quello che era un mare di sensi di colpa e imbarazzo, perchè se si meditava seriamente sulle parole del ragazzone, era colpa sua se loro non erano arrivati in tempo...ma in tempo per cosa? si domandava; comunque sia, quella del ragazzo era solo una teoria.

Ritornando a Senna,(a differenza di Khris che stava seduto sulle rovine a riflettere, di Alan che era messo in un angolo a giocare con un sassolino con lo scopo di non combinare altri guai, e di James che si era messo a gettare rocce in qualsiasi direzione per la forte rabbia), ricominciò a cerare qualche passaggio che potesse fare in modo di farli introdurre nel luogo sacro.

A forza di cercare, scovò un cunicolo che, nonostante non fosse proprio comodo e largo, forse poteva fare a caso loro. L'unica cosa che ne impediva l'introduzione, era un enorme masso, tanto che dovette ricorrere all'aiuto di James per spostarlo, il quale dopo aver passato l'infanzia ad aiutare suo padre a caricare tronchi d'albero aveva sviluppato una forza rara in ogni nervo, vena, tessuto, e muscolo del suo corpo – James!!!

Invece di startene lì con gli altri due scansafatiche, vieni a darmi una mano qui- Il ragazzo col suo solito sarcasmo e con la sua finta gentilezza si recò dinnanzi al masso –Subito signorina!-

Una volta rimosso l'ostacolo, i quattro entrarono nel cunicolo. Come se non bastasse, quello spazio era buio come la più fitta delle foreste in una notte avente come protagonista un cielo senza brillanti, e tanto stretto da far venire la claustrofobia anche ad una talpa. Le rocce di cui era formato erano umide e taglienti, asimmetriche e ruvide. I poveri sventurati quindi, per passare attraverso quel cunicolo dovettero graffiarsi le braccia, le gambe e qualsiasi altra parte del corpo non fornita di una protezione pari all'acciaio, sentivano il dolore nascere insieme alle loro ferite, ma erano troppo impegnati ad uscire da lì per concentrarcisi, infatti solo quando arrivarono fuori dal tunnel, si resero conto del fatto di somigliare a delle pantere sopravvissute ad un attacco di esercito di leoni impazziti. Iniziarono a vagare all'interno della struttura cercando di crearsi un sentiero tra i frammenti di rocce.

Il ragazzo si guardava in giro in modo vago e generico senza soffermarsi su nulla in particolare: guardava i muri, il sentiero, le rocce, le sue ferite, Khris che si arrampicava sui massi, James che li distruggeva...fino a quando il suo sguardo non si posò su Senna, e lì rimase fisso! Al era stupito da come la ragazza affrontava il dolore senza una minima lamentela o una microscopica lacrima. Nonostante si fosse procurata decine di ferite, continuava a camminare, anche se era evidente che stava soffrendo...lei non osava confessarlo ma il suo corpo tradiva le sue intenzioni urlando e comunicando con tutti i segni che aveva a disposizione. Alan notò immediatamente il sangue uscente dalle ferite sulle mani e sulle braccia, l'enorme e profondo graffio sulla parte alta della schiena, provocatole da una roccia tanto appuntita e tagliente da averne persino strappato quella parte di stoffa che le

ricopriva quelle particelle di pelle; notò il sudore che le fuoriusciva dalla fronte e le scendeva a cascata su tutto il tenero e delicato viso e le bagnava i morbidissimi ed estasianti ricci, si era accorto addirittura del fatto che faceva fatica a muovere la gamba destra, in quanto troppe erano le ferite che l'avevano marchiata.

Una volta che si accorse delle difficoltà della bellissima fanciulla, le si mise vicino offrendole se stesso come bastone, ed ella, dopo averlo ringraziato ed avergli sorriso timidamente, con gentilezza rifiutò l'aiuto. Alan però non si sottomise alla volontà della fanciulla, e le propose di prenderla in braccio per qualche tratto di sentiero, lei rifiutò ancora con gli stessi modi gentili che aveva usato prima, -Accetta almeno di appoggiarti a me mentre cammini, per non sforzare troppo la gamba , ti prego-. Queste parole, accompagnate da un dolce sorriso e da uno sguardo da pelle d'oca convinsero Senna ad accogliere la richiesta del ragazzo.

The time hunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora