-VIII-

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Benché quando i ragazzi uscirono dal tempio fosse già notte, dovevano trovare una sistemazione, quindi come aveva ordinato loro l'ormai spento sacerdote, si diressero verso nord. Khris aveva affermato di conoscere un posto carino che, stando alla descrizione che ne aveva articolato, sembrava far a caso loro. Si trattava di un piccolo boschetto tranquillo nei pressi del monte Maya, non molto lontano da dove si trovavano loro adesso, e poi era a nord quindi era perfetto. Nonostante il percorso da fare non fosse molto lungo, Senna non poteva farcela. Ovviamente lei non lo ammetteva, ma era stremata, e poi quelle ferite che le "adornavano" il corpo le procuravano molto dolore; così i ragazzi fecero dei turni per portarla in braccio fino alla destinazione scelta.

Arrivati al bosco Khris e Alan aiutarono Senna a distendersi per terra in attesa che James spezzasse qualche ramo per farne un piccolo fuoco, giusto per fare un po' di luce e riscaldarsi un tantino. Lo scoppiettio delle scintille del fuoco unito al canto di alcune civette nascoste tra le folte chiome degli alberi creava un'atmosfera rilassante e confortevole , tanto che tutti i ragazzi riuscirono ad addormentarsi senza fatica...tutti tranne Alan e Senna, la quale stava malissimo per colpa delle sue ferite.

-Senna è inutile che continui a negare, si vede lontano un miglio che i graffi e tutto il resto ti stanno bruciando più del legno che abbiamo usato per il fuoco-

-Al ti sbagli...-quella frase terminò con un gemito di dolore della ragazza, che nonostante fosse stato minimo venne subito notato dal ragazzo

-Se tu stai bene, io sono una civetta-

-In effetti ti ci vedo in versione civetta!- i due si scambiarono uno sguardo complice accompagnato da una risata modesta, poi Alan continuò –Ehi seriamente, lascia che mi occupi di quelle ferite, non puoi farlo da sola-

-Credi che non ne abbia le capacità? Questo è maschilismo-

-No, questa è cortesia-

Senna fece una smorfia che mostrava uno strano miscuglio di imbarazzo e offesa, o superbia, o qualcosa del genere non perfettamente delineato...Alan riprese:

-Io non vi capisco: prima vi lamentate perché noi ragazzi non siamo galanti, e appena ottenete un po' di galanteria non la accettate?-

-Aspetta, aspetta, aspetta...a chi ti riferisci quando dici "voi"?-

Alan parlava delle donne in generale, ma gli piaceva da morire tenere Senna un po' sulle spine, lo divertiva, gli piaceva giocare...gli piaceva molto - A tutte le ragazze che ho conosciuto e che, ovviamente, ho corteggiato- il suo sguardo era provocatorio e stuzzicante, lo si vedeva da chilometri, voleva provocare la povera vittima seduta vicino a lui...''povera'' piccola...

-Quindi hai corteggiato molte ragazze eh? Complimenti- In questa sua prima frase era esplicito un forte senso di offesa, delusione e disgusto...ma poi anche a lei venne voglia di giocare un po' con il bambolotto che le si trovava accanto, quindi continuò –Siete tutti uguali!-.

 Il punto di quella frase così secca e (relativamente) fredda fu un sorriso, carico di provocazione , di sfida quasi. Alan capì che aveva una meritevole avversaria con cui combattere, quindi non si arrese, e stette al gioco

-Mhm...quindi hai avuto a che fare con molti ragazzi-

-Sì, se così si può dire...sai, non so esattamente se abbiamo la stessa concezione della parola "molti"... - era tosta la ragazza

-Che intendi dire?- Alan era bravo a fingere, continuava a giocare con lei, con il suo sguardo magnetico e assolutamente irresistibile, ma dentro stava veramente iniziando ad essere geloso: era caduto nella trappola.

The time hunterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora